Le startup innovative italiane continuano ad aumentare. Al termine del secondo trimestre 2020, il numero di organizzazioni iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese ai sensi del decreto-legge 179/2012 è infatti pari a 11.496, un incremento di 290 unità (+2,6%) rispetto al trimestre precedente.
A dirlo è la nuova edizione del report di monitoraggio trimestrale dedicato ai trend demografici e alle performance economiche delle startup innovative. Il rapporto, che presenta dati aggiornati al 30 giugno 2020, è frutto della collaborazione tra Mise (Dg per la Politica Industriale) e InfoCamere, con il supporto del sistema delle Camere di Commercio (Unioncamere).
L’identikit delle startup italiane
Tra le circa 366 mila società di capitali costituite in Italia negli ultimi cinque anni e ancora in stato attivo, il 3,1% risultava registrata come startup innovativa alla data della rilevazione. Il capitale sociale sottoscritto complessivamente dalle startup risulta in crescita rispetto al primo trimestre (+13,0 milioni di euro, +2,0% in termini percentuali) attestandosi ora a quota 656,3 milioni di euro; il capitale medio è pari a 57.090 euro a impresa, in lieve diminuzione (-0,6%) rispetto al dato del trimestre precedente.
Per quanto riguarda la distribuzione per settori di attività, il 73,3% delle startup innovative fornisce servizi alle imprese (in particolare, prevalgono le seguenti specializzazioni: produzione di software e consulenza informatica, 35,6%; attività di R&S, 13,8%; attività dei servizi d’informazione, 9,0%), il 17,9% opera nel manifatturiero (su tutti: fabbricazione di macchinari, 3,2%; fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici, 2,8%;), mentre il 3,3% opera nel commercio. In alcuni settori economici l’incidenza delle startup innovative sul totale delle nuove società di capitali appare rilevante. È una startup innovativa l’8,6% di tutte le nuove società che operano nel comparto dei servizi alle imprese; per il manifatturiero, la percentuale corrispondente è 5,6%. In alcuni settori, come definiti dalla classificazione Ateco 2007, la presenza di imprese innovative è particolarmente elevata: è una startup innovativa il 37,8% delle nuove aziende con codice C 26 (fabbricazione di 1 La popolazione di riferimento utilizzata per questo rapporto è rappresentata dal totale delle startup innovative registrate al 30 giugno 2020. computer), il 39,4% di quelle con codice J 62 (produzione di software) e addirittura oltre il 68,9% di quelle con codice M 72 (ricerca e sviluppo).
La composizione della forza lavoro
Sul fronte della forza lavoro, i soci di capitale dell’azienda, rispetto al trimestre precedente, sono aumentati dell’1,2%, attestandosi ad oltre quota 53 mila. Elevata la rappresentazione di imprese fondate da under-35 (il 18,0% del totale), mentre risultano sottorappresentate le imprese femminili: 13,2%, contro un 21,7% registrato nel complesso delle società di capitali. Le startup innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera sono 410, il 3,6% del totale, una quota tuttavia inferiore a quella osservata tra le altre nuove società di capitali (9,1%). Per contro, le startup innovative in cui è presente almeno un cittadino non italiano sono il 13,9% (1.597), proporzione abbastanza più simile a quella riscontrata tra le società di capitali (15,1%).
La distribuzione geografica: Lombardia sempre in testa
Analizzando la distribuzione geografica del fenomeno, la Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di startup innovative: 3.135, pari al 27,3% del totale nazionale. Seguono il Lazio, unica altra regione a superare quota mille (1.302; 11,3%), e l’Emilia-Romagna (951, 8,3% del totale nazionale). A breve distanza compare al quarto posto il Veneto, con 948 startup (8,2%), seguito dalla Campania, di gran lunga la prima regione del Mezzogiorno, con 908 (7,9%). In coda figurano la Basilicata con 121 (1,1%), il Molise con 85 (0,7%) e la Valle d’Aosta con 21 (0,2%) startup innovative.
Il Trentino-Alto Adige è la regione con la più elevata incidenza di startup innovative in rapporto al totale delle società di capitali con meno di cinque anni e cinque milioni di fatturato annuo: circa il 5,4% è una startup innovativa. Seguono in graduatoria il Friuli-Venezia Giulia (5,2%) e la Valle d’Aosta (4,9%). Chiudono la classifica la Toscana e la Puglia (entrambe con poco più del 2%) e la Sardegna con l’1,7%.
Milano è di gran lunga la provincia in cui è localizzato il numero più elevato di startup innovative: alla fine del secondo trimestre 2020 esse erano 2.254, il 19,6% del totale nazionale. Al secondo posto compare Roma, unica altra provincia oltre quota 1.000 (1.178 startup, 10,2% nazionale). Tutte le altre province maggiori sono molto staccate: nella top-5 figurano, nell’ordine, Napoli (425, 3,7%), Torino (390, 3,4%) e Bologna (320, 2,8%). La top-10 è completata da Padova, Bergamo, Bari, Salerno e Palermo. In ciascuna delle prime 17 province in graduatoria sono localizzate più di 150 startup; per contro, le ultime 15 province della classifica presentano meno di 15 startup. Il record negativo spetta ad Asti, dove sono localizzate solo quattro startup innovative. Se si considera il numero di startup innovative in rapporto al numero di nuove società di capitali attive nella provincia, al primo posto si posiziona Trento (circa il 7,9%); seguono Trieste (6,8%), Milano (6,1%) e Ascoli Piceno (5,7%). Da notare come nella parte alta della graduatoria si posizionino Cuneo, al 5° posto, e Pordenone, al 6°, dove oltre il 5,2% delle società di capitali avviate negli ultimi cinque anni e con meno di cinque milioni di fatturato è una startup innovativa. All’estremo opposto, la provincia con la minore incidenza di startup sul totale delle nuove società di capitali è Agrigento (poco meno dello 0,4%).
Le performance finanziarie delle startup
Venendo infine agli indicatori economici e finanziari, occorre premettere che i dati di bilancio attualmente disponibili, relativi al 2018, coprono il 55,6% delle startup iscritte al 30 giugno 2020: 6.388 su 11.496. Tra le startup innovative così circoscritte, il valore della produzione medio per impresa nell’esercizio 2018 risulta pari a poco meno di 163 mila euro, dato in calo rispetto al trimestre precedente (oltre 6 mila euro in meno).
L’attivo medio è pari a 296 mila euro per startup innovativa, in contrazione di circa 9 mila euro rispetto alla precedente rilevazione. Considerando, infine, la produzione complessiva, questa ammonta a 1.038.989.145 euro, un dato inferiore di 74,1 milioni di euro rispetto a quello registrato al termine del trimestre precedente. Il dato sul valore mediano della produzione è pari a 32.380 euro, un valore più basso rispetto alla media (162.647,02 euro): un’ulteriore conferma del fatto che la maggioranza delle startup innovative registrate si trovi ancora in una fase embrionale di sviluppo. Il reddito operativo complessivo registrato nel 2018 è negativo per 77,8 milioni di euro, in contrazione tuttavia di 2,6 milioni rispetto a tre mesi fa (-80,4 milioni). Uno dei parametri che più contraddistinguono le startup innovative rispetto altre nuove società di capitali è l’elevato grado di immobilizzazioni sull’attivo patrimoniale netto: in questo trimestre il rapporto è pari al 25,6%, cioè circa sette volte superiore rispetto al rapporto medio registrato per le altre nuove società, pari al 3,8%.
Nel 2018 permane tra le startup innovative una maggioranza di società in perdita: oltre il 51,8% (dato di appena quattro centesimi di punto percentuale più basso rispetto alla precedente rilevazione), contro la restante parte (circa il 48,2%) che segnala un utile di esercizio. Com’è fisiologico per imprese a elevato contenuto tecnologico, che hanno tempi più lunghi di accesso al mercato, l’incidenza delle società in perdita tra le startup innovative (pari a oltre il 51,8%) risulta sensibilmente più elevata rispetto a quella rilevabile tra le nuove società di capitali non innovative (poco meno del 32,8%). Gli indicatori di redditività Roi e Roe delle startup innovative registrano valori negativi; se però ci riferisce soltanto a quelle in utile, gli indici sono sensibilmente migliori di quelli fatti riportare dalle altre società di capitali. L’indice di indipendenza finanziaria delle startup innovative è inferiore rispetto a quello registrato dalle altre nuove imprese non innovative (0,32 contro 0,45). Gli stessi valori si riscontrano se andiamo a considerare soltanto le startup innovative e le società di capitali in utile. Per ogni euro di produzione le startup innovative generano in media 24 centesimi di valore aggiunto, un dato lievemente inferiore rispetto a quello delle altre società (26 centesimi). Ancora una volta, limitandosi alle imprese in utile, le startup generano, per contro, più valore aggiunto sul valore totale della produzione rispetto alle società di capitali: 36 centesimi contro 28.