IL PROCESSO

Caso Meng, i legali di Lady Huawei: “Abuso di diritto, stop all’estradizione”

La difesa sostiene che il processo è “pregiudicato” e accusa Donald Trump di “interferenza politica” e utilizzo dell’arresto a Vancouver della Cfo come “merce di scambio” nella trade war. Dito puntato anche contro il premier canadese Trudeau

Pubblicato il 28 Lug 2020

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Gli Stati Uniti e il Canada starebbero usando l’arresto di Meng Wanzhou, la chief financial officer di Huawei, e la richiesta di estradizione dal Canada agli Usa come merce di scambio nella disputa commerciale con la Cina e per scopi politici. Lo sostengono gli avvocati della top manager, figlia di Ren Zhengfei, il fondatore di Huawei, che hanno presentato la richiesta al tribunale di Vancouver di interrompere il procedimento di estradizione.

La Cfo del colosso cinese delle telecomunicazioni è stata arrestata a Vancouver nel dicembre del 2018 per un mandato arrivato da Washington; l’accusa è di frode finanziaria e violazione delle sanzioni americane contro l’Iran.

I legali di Meng Wanzhou sostengono che l’integrità del processo è stata pregiudicata dalle interferenze del presidente americano Donald Trump e altri membri di alto profilo della sua amministrazione allo scopo di utilizzare Meng come moneta di scambio nella disputa commerciale.

“Interferenza politica”

Huawei, come noto, è al centro della disputa commerciale tra Usa e Cina sulle tecnologie di rete 5G. Il presidente americano Donald Trump ritiene Huawei un pericolo per la sicurezza nazionale. Huawei ha sempre respinto le accuse di cyberspionaggio per conto di Pechino e la stessa Meng si è sempre dichiarata innocente.

La Cfo, al momento a Vancouver in libertà dietro cauzione, è accusata dalle autorità americane di frode finanziaria perché avrebbe nascosto alla banca Hsbc che Huawei aveva legami con un’azienda attiva in Iran, mettendo Hsbc a rischio di multe per violazione delle sanzioni americane contro l’Iran.

I legali di Meng hanno presentato la loro richiesta di stop all’estrazione in due fascicoli separati. Il primo sostiene l’accusa della interferenza politica e cita, tra l’altro, i commenti di Trump a dicembre 2018, 11 giorni dopo l’arresto di Meng: “Se penso che sia un bene per quello che sarà sicuramente il più grande accordo commerciale di sempre  – una cosa molto importante – e un bene per la sicurezza nazionale, certamente interverrei se lo ritenessi necessario”.

Gli avvocati di Meng hanno definito i commenti di Trump “offensivi e intimidatori”; il presidente americano avrebbe anche alzato i toni di minaccia “vista la serie di azioni di interferenza in altri recenti processi penali di alto profilo”. Il riferimento è all’intervento di Trump in due casi: quello che ha coinvolto il suo amico alleato politico Roger Stone, cui ha recentemente concesso il condono della pena per aver mentito agli inquirenti e contaminato le testimonianze, e quello che ha coinvolto il suo ex consulente per la sicurezza nazionale Michael Flynn, accusato di aver mentito all’Fbi sulle comunicazioni con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti; Flynn si è dichiarato colpevole ma il dipartimento di Giustizia ha lasciato cadere le accuse.

“Coinvolto anche Trudeau”

Il secondo fascicolo si basa invece sulla tesi dell’abuso del diritto perché gli Stati Uniti non avrebbero descritto in modo accurato e trasparente le imputazioni e avrebbero anche ingannato il Canada riguardo alle prove emerse nel caso contro Meng, “sintetizzando le informazioni in modo selettivo” così da omettere elementi rilevanti sulle informazioni che Huawei ha fornito a Hsbc sulle sue attività in Iran.

Anzi, per i legali di Meng, lo stesso primo ministro canadese Justin Trudeau avrebbe usato l’estradizione a scopi politici, collegando il potenziale rilascio di Meng alla liberazione di due cittadini canadesi – l’imprenditore Michael Spavor e l’ex diplomatico Michael Kovrig – arrestati in Cina pochi giorni dopo l’arresto di Meng e ora accusati di sospetto spionaggio.

La difesa cita i commenti rilasciati da Trudeau a dicembre 2019 in cui “Trudeau racconta come abbia chiesto agli Usa di includere la nostra assistita nell’eventuale accordo commerciale con la Cina” per sistemare la questione riguardante i due cittadini canadesi detenuti in Cina, dicono i legali di Meng.

La corte suprema della British Columbia ascolterà la richiesta di stop all’estradizione a febbraio 2021. La chiusura delle udienze sull’estradizione di Meng era fissata per fine aprile 2021. Entrambe le parti potranno ricorrere in appello contro la decisione del tribunale.

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