LO STUDIO

Export ad alta tecnologia, +12% nel primo trimestre 2020. Ict male a marzo

I dati del Monitor curato dalla direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo: nel 2019 le esportazioni dell’Ict italiano erano già in negativo. Ma in Europa a frenare sono soprattutto Francia e Spagna

Pubblicato il 19 Ago 2020

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Nel primo trimestre 2020 l’export ad alta tecnologia è cresciuto del 12% su base annua, con una forte spinta del settore farmaceutico (+24%), secondo il monitor pubblicato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, sostenuto in particolare dalle vendite di medicinali e preparati farmaceutici. Un aumento complessivo pari a 1,5 miliardi di euro. L’impatto della pandemia – secondo la ricerca – si farà sentire in modo asimmetrico. Patirà – prevedibilmente – il settore aerospaziale, condizionato dal blocco del traffico aereo, mentre quelli farmaceutico e biomedicale “evidenzieranno una maggiore tenuta grazie alla domanda di medicinali (con prospettive più favorevoli per i produttori di vaccini) e dispositivi medici”.

Quanto all’Information and communication technology, dopo una partenza positiva dall’inizio del 2020, il settore Ict ha frenato a marzo, nonostante la crescita dell’esportazione di prodotti per lavorare da casa o per la teledidattica, come Pc e tablet. Già nel 2019 il settore Ict era calato, rispetto all’anno precedente, dell’1,5%. Lo scorso anno, però, l’export dei settori ad alta tecnologia è cresciuto complessivamente del 13,4%.

Entrando nel dettaglio, le esportazioni Ict lo scorso anno sono calate soprattutto in relazione alla minore domanda di apparecchiature elettroniche e di misurazione (-2,7%) e di hardware informatico per le Tlc (-0,8%). Una lieve crescita è stata invece registrata per i semiconduttori e i componenti elettronici: +0,2%. Complessivamente, nel 2019 le esportazioni Ict si sono assestate a 14,5 miliardi di euro. È calato anche l’import: -1,5%.

I due mercati di sbocco che hanno registrato il calo maggiore sono stati Francia e Spagna, rispettivamente diminuiti di 221 milioni e 88 milioni di euro. In negativo anche la Svizzera: -65 milioni di euro. Soprattutto le apparecchiature Tlc hanno segnato la prestazione annuale. In Cina, invece, il calo della domanda è stato legato agli apparecchi di misurazione, mentre verso Singapore c’è stata una minore esportazione di semiconduttori. Viceversa, i Paesi Bassi hanno registrato un consistente balzo in avanti: da 459 milioni l’export verso questa regione è cresciuto fino a 747 milioni di euro.

I poli di Milano e Monza restano i più rilevanti in Italia, sebbene le esportazioni da questi poli siano calate del 6% nel 2019. In calo anche Emilia Romagna (-10,2%), affossata dal calo della domanda da Germania e Cina, Torino (-5,2%) e il polo veneto (-2,4%). Altrettanto vale per le più piccole realtà di Genova e L’Aquila.

In controtendenza quello di Catania (+25,6%), trainato dalle vendite dei semiconduttori in diversi mercati asiatici (Filippine, Thailandia e Hong Kong). Bene anche il polo di Trieste (+13,8%), trascinato dalle esportazioni verso l’Olanda di apparecchiature Tlc, e quello romano (+4,7%), che ha stretto i rapporti con il Medio Oriente e gli Stati Uniti per quel che concerne le apparecchiature elettroniche di misurazione.

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