Più di una multinazionale statunitense sarebbe preoccupata per le sempre più pressanti restrizioni applicate dall’amministrazione Trump alle società tecnologiche cinesi. A dirlo è un rapporto pubblicato dal quotidiano francese Le Monde, secondo il quale, durante una conferenza telefonica tenutasi la scorsa settimana, circa una dozzina di giganti del digitale a stelle e strisce, tra cui anche Apple, avrebbe dichiarato alla Casa Bianca che aziende cinesi come Huawei, Bytedance (a cui fa capo la piattaforma social TikTok) e Tencent (il proprietario di WeChat), sono partner importanti e che il ban imposto su questi e altri gruppi potrebbe avere un grave impatto sulle realtà statunitensi. Apple, in particolare, avrebbe detto che potrebbe avere molto da perdere a causa dell’inasprimento dei nuovi divieti, poiché è improbabile che i clienti cinesi acquistino un iPhone nel momento in cui l’app WeChat, estremamente popolare in madrepatria, non può essere installata sul telefono.
Le ripercussioni in termini di vendite
In effetti, il 15-20% delle vendite di Apple proviene dalla Cina, spiega il report aggiungendo che, secondo l’analista di Research Gate Ming-Chih Kuo, il divieto imposto dal presidente Trump potrebbe ridurre le performance del 25-30% in quello che è un mercato chiave per Cupertino. Altri giganti tecnologici statunitensi, come Intel e Nvidia (i cui ricavi provengono per il 25-30% dalla Cina), a cui si è aggiunto il produttore di elettronica e semiconduttori con sede a Ginevra StMicroelectronics, hanno dichiarato che questi interventi influiscono anche sulle loro attività.
Ma non basta: da Ford a Walmart, passando per la Nba e Warner Music Group, tutte partner di Tencent in Cina, hanno sollevato preoccupazioni simili. Citando un sondaggio pubblicato l’11 agosto dalla Camera di commercio Usa-Cina, il rapporto di Le Monde afferma che l’86% di tutti i cento membri della camera credono che le tensioni tra Washington e Pechino abbiano già influenzato le loro attività. Washington ha annunciato lunedì la sua decisione di andare avanti con misure restrittive nei confronti di Huawei, aggiungendo la tecnologia cinese alla blacklist e bloccandone l’accesso ai chip statunitensi avanzati. La decisione unilaterale segna l’ultimo episodio della trade war scatenata dall’attuale amministrazione statunitense con il pretesto della tutela della sicurezza nazionale.