Un pool di società tecnologiche e case automobilistiche – tra cui Intel, Mediatek, Tesla, Ford, Honda e Daimler – ha esortato la Federal Trade Commission (Ftc) degli Stati Uniti a presentare ricorso dopo la sconfitta in un processo giudiziario intentato contro il produttore di chip Qualcomm.
L’annullamento della decisione contro Qualcomm
La premessa a questa iniziativa va ricercata all’inizio di agosto, quando la Corte d’appello del Nono Circuito degli Stati Uniti degli Stati Uniti ha annullato una decisione del tribunale di grado inferiore contro Qualcomm. Il tribunale ha anche deliberato un’ingiunzione con la richiesta alla società di modificare le sue pratiche di licenza di brevetto. L’azienda specializzata nella fornitura di processori aveva impugnato una decisione del maggio 2019 del giudice distrettuale statunitense Lucy Koh a San Jose, in California, in un processo per l’appunto promosso dalla Ftc. Il giudice Koh si era schierato con la Ftc, precisando che la pratica di Qualcomm di richiedere ai produttori di telefoni di firmare un accordo di licenza di brevetto prima di vendere loro i chip “ha strangolato la concorrenza” danneggiando di conseguenza i consumatori.
I potenziali danni per le case automobilistiche
Se il recente annullamento della decisione fosse confermato, le case automobilistiche potrebbero ricavarne un danno rilevante. I costruttori, infatti, inseriscono sempre più frequentemente chip nei veicoli che producono per collegarli a Internet, il che implicherebbe la stipula accordi di brevetto per standard di comunicazione come il 5G e un conseguente aumento dei prezzi delle auto connesse.
Ecco perché, ora che Qualcomm ha vinto l’appello contro Ftc, le case automobilistiche, così come Intel e MediaTek, competitor diretti di Qualcomm, sperano che la commissione provi a cercare una riesame del caso. “Se confermata, la decisione della giuria potrebbe destabilizzare l’ecosistema degli standard incoraggiando l’abuso del potere negoziale acquisito attraverso la definizione collaborativa degli standard stessi”, ha affermato il gruppo in una lettera inviata ieri alla Federal Trade Commission che, raggiunta da Reuters, ha rifiutato di commentare.