Phoenix scalda i motori per la sua prima edizione executive che, dopo l’evento di lancio del 2 maggio, prenderà il via nel prossimo autunno. Il programma di accelerazione per Pmi creato dal think-action-tank Venture Thinking con la collaborazione della Business school IESE, l’Università Campus Biomedico di Roma ed eFM, azienda leader nella trasformazione digitale degli ambienti di lavoro, non è un semplice corso ma “un laboratorio, un network di qualità e di competenze eterogenee che punta alla concretezza”, sottolinea Daniele Di Fausto, fondatore di Venture Thinking e Ceo di eFM.
Le priorità delle Pmi, nella fase post-lockdown, sono non solo economiche e finanziarie, ma anche tecnologiche e culturali, e includono il rafforzamento delle competenze, con la capacità di andare oltre le discipline meramente tecnologiche e di business. Non a caso Venture Thinking unisce filosofi e imprenditori, un connubio che simboleggia come per cogliere le opportunità – anche quelle che nascono dalla crisi coronavirus – occorre guardare oltre i propri confini e pensare “fuori dagli schemi” per trovare nuovi stimoli e idee.
Pmi nell’ecosistema
Dopo l’evento di lancio, le prossime tappe di Phoenix prevedono 3 edizioni executive l’anno, 12 settimane di programma e 12 mesi di membership all’ecosistema dove sperimentare le nuove idee generate.
Nell’ambito di Phoenix, Venture Thinking selezionerà nel corso dell’anno 450 Ceo di Pmi (fatturato tra i 20 e 200 milioni di euro) tra i settori maggiormente coinvolti dalla crisi (il turismo, il settore alimentare, trasporti, salute, terziario), 50 grandi aziende, 40 business coach and mentor, 40 Top thinker di settori diversi e main sponsor che supportano la visibilità e la crescita delle Pmi. Si guarda ai Ceo per il trasferimento di competenze da grandi aziende partner verso aziende più piccole ma anche e soprattutto tra le Pmi stesse, per rafforzare le filiere e creare ecosistemi solidali.
Altrettanto importante è condividere esperienze sui modelli di business per farli evolvere e tradurli in un nuovo modo di fare impresa e ottenere crescita e competitività. Phoenix punta anche sulla condivisione delle best practice e dei casi d’uso “per dare visibilità a quanto prodotto col programma e aiutare le Pmi a farsi conoscere”, evidenzia Di Fausto.
Programma concreto e multidisciplinare
Il programma si propone di risolvere problemi reali che ogni singola azienda si trova ad affrontare in uno scenario ad alta volatilità che richiede conoscenza dei sistemi complessi. Le sessioni plenarie del corso (messa in comune di conoscenze e best practices), che occuperanno circa il 20% del tempo, saranno corroborate da attività interattive e collaborative “action-oriented” per condividere problemi reali, identificare e poi testare nell’ecosistema le soluzioni elaborate. “L’obiettivo è agire nel concreto”, afferma Di Fausto, “creando un programma che – grazie ad un meccanismo di innovazione solidale – sia davvero a portata delle Pmi”.
Tra i “pensatori” riuniti da Venture Thinking ci sono tra gli altri, Tal Ben-Shahar, docente di psicologia positiva e leadership a Standford; il professor Jeffrey Pfeffer, Stefano Zamagni, l’economista statunitense Maria Sophie Aguirre, Marco Bentivogli, già segretario Fim Cisl, Fabio Moioli, Direttore Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia.
La competenza che serve
“Nelle Pmi spesso mancano i modelli di innovazione, che sono invece quelli in grado di realizzare il cambiamento, modificando processi e modo di operare, alzando l’asticella sul percorso delle digitalizzazione e sfruttando il momento di crisi per creare una discontinuità costruttiva”, commenta Di Fausto. “La vera competenza di cui c’è bisogno oggi è saper cambiare, fare apprendimento permanente. Il network di imprese e competenze permette proprio di condividere risorse e rischi, di sperimentare insieme, di mettersi in gioco senza essere lasciati soli”.
Ovviamente anche le tecnologie digitali e il know-how finanziario per garantirsi liquidità sono prioritari per le Pmi nell’era Covid e questi “moduli” non mancano nel programma di formazione e accelerazione Phoenix. “Il finanziamento è chiave, ma, ancora una volta, va affiancato da competenze interne per dare alla piccola e media impresa la capacità di accedere ai fondi messi a disposizione sia dalle Regioni e dal governo italiano che dall’Europa”, ribadisce Di Fausto.
Il Recovery Fund: “Oltre la difensiva”
Il Recovery Fund, in particolare, offrirà alle Pmi nuove preziose occasioni ma “questi fondi non devono essere usati solo in modo difensivo, ovvero solo per preservare l’esistente, bensì per cambiare modello e diventare resilienti”, afferma Di Fausto. “Non basta tutelare il passato, occorre navigare nel cambiamento. Il Covid non va visto come una contingenza, ma come un fatto strutturale: nel futuro il cambiamento è l’unica costante”.
Modello ecosistemico
Anche l’approccio di Phoenix è innovativo: si parla non più di venture capital, che tende a puntare sulla singola azienda o sulla singola idea a discapito di tutte le altre (“una su mille ce la fa”, si dice), ma di “venture thinking, che investe sull’intero ecosistema, spiega Di Fausto. Inoltre, “più che di open innovation per noi si tratta di fare co-petion orizzontale, estendendo le collaborazioni e competendo per offrire il massimo beneficio alle singole imprese e alla filiera”.