Ultimatum di Mark Zuckerberg al governo australiano: questa legge non s’ha da fare. In particolare, il social media minaccia di rendere impossibile per gli utenti dell’Australia la condivisione delle notizie locali e internazionali sia su Facebook che su Instagram se dovesse passare la nuova regolamentazione che altera i precedenti accordi tra piattaforme online e gli editori.
In particolare, le nuove norme, che hanno ricevuto l’appoggio della News Corp del tycoon australiano Rupert Murdoch (da sempre alla testa delle offensive degli editori contro le piattaforme online, anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti), prevederebbero che Facebook e Google versino una percentuale maggiore a quella di oggi dei proventi della pubblicità agli editori che producono contenuti. La normativa del governo australiano, frutto di un lungo processo di analisi e negoziazione politica, è una delle più aggressive al mondo e ha lo scopo di mitigare il potere dei colossi della Silicon Valley sul mercato dell’informazione, stabilendo praticamente il concetto di un “equo compenso minimo”, al di sopra però di quello che Facebook e Google solitamente versano agli editori.
Secondo Facebook la nuova normativa sarebbe impossibile da sostenere. Costringerebbe infatti il social media a rivedere gli accordi commerciali siglati con ciascun editore e la decisione finale sull’equo compenso verrebbe presa da un arbitro indipendente, verso il quale Facebook non potrebbe presentare alcun ricorso.
Secondo l’azienda di Zuckerberg le norme così configurate non possono funzionare. L’azienda, ha detto il capo delle partnership globali per le news di Facebook Campbell Brown, aveva presentato una controproposta “ragionevole” ma è passata invece una versione “impossibile da sostenere”.
Questo, secondo il manager, avrebbe lasciato al social media una sola possibilità: “Rimuoveremo completamente le news per gli utenti australiani, oppure dovremmo accettare un sistema che permette agli editori di farci pagare il contenuto il prezzo che decidono loro, senza nessun limite predefinito. Sfortunatamente, un business non può essere gestito in questo modo. Se questo progetto di legge verrò approvato saremo costretti nostro malgrado a impedire di condividere le notizie locali e internazionali agli editori e alle persone in Australia su Facebook e su Instagram”.
Negli anni passati anche alcuni paesi europei hanno provato –e fallito– nel tentativo di costringere le piattaforme a pagare di più gli editori. Nel 2014 la Spagna ha approvato una legge per costringere Google a pagare per i titoli e i sommari pubblicati su Google News, e Google ha rimosso le notizie delle testate spagnole, dando un colpo durissimo all’industria locale dell’informazione. Anche Francia e Germania hanno hanno fallito in tentativi analoghi, anche se non sono arrivati a un blocco delle news.
Anche se la condivisione delle news è considerata una piccola parte del business complessivo di Facebook e Google, è considerata strategica perché caratterizza e dà appeal alle piattaforme. La decisione di Facebook di privare tutti gli utenti australiani dell’accesso e della condivisione delle news sui suoi social potrebbe avere effetti anche sulla reputazione di Facebook stessa, soprattutto se altri Paesi dovessero portare avanti lo scontro. Secondo Brown, però, questa non è una ipotesi verosimile: “Penso che l’Australia sia un caso isolato”.