Tempi complicati per lo spazio europeo. La crisi finanziaria, trasformatasi in crisi del debito pubblico di molti paesi dell’Ue, ha comportato drastici tagli ai bilanci degli Stati. La politica spaziale non poteva che risentirne, e così il sistema Gmes rischia di entrare in crisi. Gmes (Global Monitoring for Environment and Security, monitoraggio globale per l’ambiente e la sicurezza) è il progetto lanciato nel 1998 che dovrebbe consentire l’osservazione della Terra finalizzata a sicurezza, gestione dei problemi ambientali e contrasto al cambiamento climatico. Il programma utilizza sia satelliti esistenti (come l’italiano Cosmo-SkyMed) e satelliti di nuova concezione (Sentinel); dovrebbe prendere il via ufficialmente nel 2014, e per Gmes sono già stati spesi 2,3 miliardi di euro. In tutto, per realizzare il sistema però servirebbero ben 5,8 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020, soldi che per il momento non ci sono. Nei giorni scorsi a Copenhagen si è tenuto un convegno sul programma Gmes, organizzato dalla Commissione Ue in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea (Esa), Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea) e l’organizzazione europea per l’utilizzo dei dati meteo da satellite, Eumetsat. Dalla capitale danese arriva un appello alla Commissione Ue affinché difenda la capacità dell’Europa nel mantenere un’autonomia nel controllo dell’ambiente, dai terremoti e le alluvioni all’inquinamento, fino alla gestione delle risorse agricole e delle emergenze sanitarie. Ma è anche possibile che tocchi all’Esa fare marcia indietro e chiedere agli stati aderenti di fornire il finanziamento necessario per far partire la macchina di Sentinel con il primo lancio entro la fine del 2013.
Che Gmes sia necessario lo pensano tutti. “È grazie ai satelliti che l’Italia colpita dal terremoto è riuscita ad ottenere in tempo reale le mappe delle aree colpite”, ha detto il vicedirettore generale dell’Industria nella Commissione Ue, Paul Weissenberg. Il ritorno atteso, ha aggiunto, “è incredibile, pari a circa 4 euro per ogni euro investito”. Approvato nel 2001 con un finanziamento di 3,2 miliardi (1,2 dei quali dalla Commissione Ue e il resto dall’Esa), il programma dovrà ora essere nuovamente finanziato fino al 2014 con 120 milioni. Ma a suo tempo il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ha deciso di non includere i 120 milioni stanziati all’interno del budget della Commissione Ue. Una decisione che rischia di rallentare i tempi di realizzazione, ha osservato il direttore del programma Gmes per l’Esa, Josef Aschbacher: bisogna agire rapidamente. Una situazione drammatica, peggiorata dall’uscita di scena del satellite Envisat, poche settimane fa: vissuto per dieci anni (il doppio della vita operativa prevista), si sperava potesse resistere fino all’arrivo del primo Sentinel.
Ma il grande dibattito riguarda il futuro del programma nel periodo 2014-2020, con un investimento previsto di 5,8 miliardi di euro. Anche in questo la Commissione Ue (sotto la spinta del Parlamento) ha preparato una bozza di bilancio che in pratica abbandona il finanziamento di Gmes ai bilanci dei singoli Stati. “Abbiamo bisogno subito di una decisione sul budget”, ha detto il direttore delle attività di Osservazione della Terra dell’Esa, Volker Liebig. Secondo Liebig, al momento, in attesa di chiarire se procedere o meno con i lanci, è stato sospeso quasi tutto il lavoro di preparazione delle stazioni di ricezione a terra. Sentinel-1 dovrebbe partire nello scorcio finale del 2012, Sentinel-2 e Sentinel-3 nel 2014. Per il primo anno il costo operativo per Sentinel-1 sarà di 75 milioni di euro, compresa l’infrastruttura di terra.