IL SONDAGGIO

Gli italiani “cyborg” d’Europa: pronti a cambiare connotati con la robotica

Da una survey di Kaspersky, che ha coinvolto 16 Paesi del Vecchio Continente, l’Italia si posiziona in testa alla classifica della “human augmentation”. Anche se non mancano perplessità sui rischi legati alle “intrusioni” degli hacker. Gli inglesi i più scettici

Pubblicato il 18 Set 2020

cyborg-robot

Italia, voglia di cyborg. Da un’indagine condotta da Kaspersky è emerso che la maggior parte delle persone cambierebbe qualcosa di sé se potesse. Molti però sono convinti che la “human augmentation” (il potenziamento del corpo umano con innesti cibernetici) sia riservata esclusivamente ai ricchi e teme che il corpo possa diventare bersaglio dei criminali informatici. Tra i 16 Paesi intervistati l’Italia si è dimostrato il Paese più propenso a valutare la “human augmentation”, mentre all’altro capo ci sono gli inglesi, che non sono molto convinti che potenziare il proprio corpo con la tecnologia sia una buona idea.

La ricerca commissionata dalla società di sicurezza Kaspersky ha rilevato che il 92% delle persone intervistate cambierebbe un aspetto del proprio fisico se potesse, mentre quasi due terzi (63%) prenderebbe in considerazione la possibilità di potenziare il proprio corpo con la tecnologia per migliorarlo in modo permanente o temporaneo.

“La “human augmentation” – sottolinea Marco Preuss, a capo del Global Research & Analysis Team europeo di Kaspersky – è uno dei trend tecnologici più significativi del mondo moderno. Stiamo già assistendo a un’ampia gamma di applicazioni pratiche in tutti i settori della nostra vita quotidiana, come la sanità e l’assistenza sociale, lo sport, l’istruzione e i trasporti. Gli esoscheletri per gli incendi e i soccorsi o la biostampa di organi sono solo alcuni esempi”.

Lo studio condotto su 14.500 utenti in 16 paesi in Europa e Nord Africa ha rilevato dunque che sono proprio gli italiani quelli più propensi a considerare la “human augmentation”, con ben l’81% di persone interessate. Invece, gli scettici del Vecchio Continente sono soprattutto gli inglesi. I sudditi di sua Maestà risultano essere infatti i meno convinti all’idea di farsi innestare pezzi di tecnologia sotto pelle, con solo il 33% di intervistati che si è dimostrato interessato al potenziamento del proprio corpo.

Dove può arrivare la fantasia degli intervistatori nel fare le domande? Pare che non ci sia limite. Alcune delle persone intervistate da Kaspersky hanno infatti addirittura espresso il desiderio di collegare lo smartphone al proprio corpo. “Ma le persone – continua Preuss – devono essere prudenti. Gli appassionati dell’augmentation stanno già testando i limiti di questa opportunità. È necessario infatti concordare degli standard per garantire che l’augmentation raggiunga il suo pieno potenziale minimizzando i rischi”.

Per la maggior parte degli intervistati la “human augmentation” è da considerarsi solo se utilizzata per il bene dell’umanità, mentre per il 53% solo nel caso in cui serva a migliorare la qualità della vita. In generale, in ogni Paese coinvolto dall’indagine, l’obiettivo della “human augmentation” secondo Kaspersky deve essere soprattutto quello di migliorare la salute fisica in generale (40%) o la vista (33%).

Permangono tuttavia alcuni dubbi. Il 69% degli intervistati ha dichiarato di temere che questa possibilità venga limitata esclusivamente ai ricchi (69%), mentre quasi nove persone su dieci (88%) ha dichiarato di temere che il corpo “potenziato” possa diventare bersaglio dei cyber criminali.

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