L’app maker statunitense Blix si è rivolto all’Europa per denunciare quelle che definisce “pratiche sleali” da parte dell’App Store di Apple. Lo sviluppatore americano, riporta Reuters, ha scritto la sua denuncia all’ufficio Antitrust della Commissione europea, guidato da Margrethe Vestager, unendosi alla lista di app maker che accusano Apple e le presunte politiche anti-competitive del suo negozio di applicazioni.
Le critiche di Blix arrivano mentre è già in corso in Unione europea un’indagine antitrust sull’App Store di Apple. La Vestager, vice presidente esecutivo della Commissione Ue e commissaria Antitrust, vuole verificare e eventualmente porre dei paletti al potere dei cosiddetti “gatekeeper” di Internet, che di fatto costituiscono il passaggio obbligato per molte aziende per essere attive online.
Le accuse di Blix
“Per noi è chiaro che Apple non agisce in modo leale sul mercato”, ha scritto il fondatore di Blix, Ben Volach, nella lettera alla Vestager visionata da Reuters.
“Scrivendo questa lettera cerchiamo di scardinare un assunto falso che Apple continua a sostenere: l’App Store non è un level playing field; gli sviluppatori non sono trattati alla pari quando competono con le app proprietarie di Apple. La nostra esperienza ci ha dimostrato questo”.
Volach ha scritto ancora che Apple “dissimula la sua ambizione di controllare completamente questo marketplace e canale di distribuzione essenziale per mantenere il predominio delle sue app a svantaggio dei concorrenti”. Il fondatore di Blix ha chiesto alla Vestager di approfondire meglio i comportamenti di Apple.
Blix, con sede negli Stati Uniti, ha già fatto causa un anno fa alla Mela negli Stati Uniti per aver escluso il suo prodotto BlueMail dal Mac app store, accusando Apple di violare una sua tecnologia coperta da brevetto e di abusare del suo potere dominante sul mercato dei negozi di applicazioni. Apple, che ha successivamente riammesso BlueMail nel suo App Store, ha citato problemi di sicurezza come causa dell’esclusione del prodotto.
L’indagine dell’Ue sull’App Store
La Commissione europea ha avviato lo scorso giugno le indagini formali antitrust volte a valutare se le regole di Apple per gli sviluppatori di app sulla distribuzione delle applicazioni tramite App Store violino le regole di concorrenza della Ue. Le indagini riguardano l’uso obbligatorio del sistema di acquisto in-app di Apple e le limitazioni alla capacità degli sviluppatori di informare gli utenti di iPhone e iPad su possibilità di acquisto alternative più economiche al di fuori delle app.
L’anno scorso la piattaforma musicale Spotify ha presentato alla Commissione europea una denuncia contro Apple accusandola di ostacolare intenzionalmente i servizi concorrenti per difendere la propria offerta e, in particolare, il prodotto Apple Music.
Spotify ha parlato di un ruolo di “gatekeeper” di Apple o di “controllore degli accessi” ai servizi Internet, come già evidenziato dalla Vestager. Apple è sia proprietaria della piattaforma iOs e dell’App Store sia un concorrente di servizi come Spotify; il problema, dice la piattaforma musicale, è che Cupertino “continua a concedere a se stessa vantaggi sleali”.
Anche un’altra azienda ha denunciato il comportamento di Apple all’Ue: si tratta di un distributore di e-book e audiolibri, ha fatto sapere Bruxelles.
Nuove regole Ue per i servizi digitali
L’esecutivo europeo sta definendo il Digital services act, il nuovo pacchetto di misure che punta a normare il mercato dei servizi digitali, e il New competition tool, strumento normativo che cerca di tutelare la competitività dei mercati europei nell’era della digitalizzazione. Le nuove regole potrebbero porre maggiori paletti proprio ai colossi del digitale come Apple, Google, Amazon o Facebook.
Nella consultazione pubblica indetta dalla Commissione europea sui nuovi strumenti normativi, il Berec ha raccomandato di adottare per gli Ott regole ex-ante dedicate, ovvero adatte alle specificità del mondo digitale. L’organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche ha sottolineato i vantaggi portati dalle aziende Over-the-top, ma affermato anche che ci sono motivi crescenti di preoccupazione per il solido e radicato potere detenuto da alcune grandi piattaforme digitali e il conseguente controllo che esercitano su una varietà immensa di beni, servizi, dati e informazioni, nonché “sugli input e gli asset che sono cruciali per stimolare una reale concorrenza e innovazione”.
Le problematicità più importanti da affrontare sono, secondo il Berec, quelle create dalle piattaforme digitali con “notevole potere di intermediazione“, quei gatekeeper su cui sta puntando il mirino la Vestager.