No a incentivi generalizzati. I voucher per la banda ultralarga vanno erogati solo per l’attivazione dei servizi di connettività a partire dai 100 Mbps potenziabili fino ad una velocità di 1 Gbps. Pena la distorsione del mercato. Questo in sintesi il parere inviato dall’Antitrust al Mise in merito al Piano voucher per la banda ulatralarga. Secondo l’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli il piano presenta “alcune criticità idonee a pregiudicare la concorrenza statica e dinamica nei mercati dei servizi all’ingrosso e al dettaglio di telecomunicazione a banda ultralarga”. In dettaglio, nel ricordare che la misura inciderà su un numero di beneficiari superiore a 2 milioni di linee, tra famiglie ed imprese, corrispondente ad oltre il 10% delle linee fisse attive attualmente “vale a dire un numero di linee simile a quello detenuto dal terzo e dal quarto operatore di telecomunicazioni fisse”, l’Autorità, ritiene che “interventi generalizzati che includano soluzioni con velocità inferiori a 100 Mbps, rischierebbero di pregiudicare i rapporti di concorrenza dinamica tra operatori – avvantaggiando soggetti che non effettuano investimenti e fanno leva sulla posizione detenuta storicamente sulla rete in rame – e comprometterebbero il processo di ammodernamento delle reti di comunicazione elettronica in Italia”.
L’Antitrust auspica dunque, pur “nell’apprezzare gli interventi di sostegno della domanda di servizi di telecomunicazione a banda ultralarga” che il Ministero dello Sviluppo Economico tenga conto delle osservazioni. “Alla luce dell’entità del Piano occorre valutarne con attenzione le ricadute concorrenziali”. E l’Authority suggerisce che gli interventi di sostegno della domanda” siano erogati solo alle connessioni con una velocità di almeno 100 Mbps, senza alcuna preferenza tra tecnologie. Tale previsione risolverebbe i problemi di concorrenza dinamica tra operatori, favorirebbe gli investimenti in infrastrutture – anche quelli di modestissima entità, e, al contempo, eviterebbe i rischi di discriminazione tra tecnologie”. Secondo l’Antitrust, è anche “fondamentale assicurare che gli operatori di telecomunicazione non facciano leva sulle misure di sostegno della domanda per vincolare gli utenti”, ed è “opportuno inserire specifiche regole che garantiscano la mobilità dei clienti beneficiari della misura di sostegno economico, eliminando qualsiasi onere di migrazione”.