Ericsson battezza il Parco scientifico e tecnologico degli Erzelli, e sulle alture di Genova a due passi dall’aeroporto taglia il nastro al nuovo centro di ricerca, capofila mondiale delle reti ottiche e delle tecnologie fotoniche del gruppo. Due palazzi, dieci piani, un’avveniristica lastra serigrafata e sullo sfondo il mare nel nuovo headquarter dell’R&D di Ericsson: “Di qui parte il rilancio della nostra ricerca in tema di reti ottiche e fotonica – dice Alessandro Pane, responsabile dell’R&D di Ericsson in Italia e responsabile mondiale dello sviluppo Optical & Metro – I prodotti che sviluppiamo sono basati sulla fibra e sposano in toto l’IP. L’obiettivo è contribuire all’ottimizzazione dei network mobili e la fibra è necessaria per integrare il mobile broadband e rispondere alla crescita esponenziale di banda in mobilità”.
Sono 550 gli ingegneri di Ericsson che lavorano agli Erzelli, più della metà dei mille dipendenti della casa svedese che lavorano in Italia nei diversi centri di ricerca come quello di Milano, specializzato in microwave, e Pagani, punto di riferimento dell’azienda al sud, dove si sviluppano software e sistemi di archiviazione dati.
“L’avvento delle nuove reti Lte è imminente – aggiunge Pane – ma già oggi la penetrazione di smartphone e tablet che aumenta a vista d’occhio spinge ad ammodernare le reti esistenti. La rete non ce la fa più a rispondere alla domanda crescente di dati”. A breve la massa di dati che viaggiano in rete raggiungeranno l’ordine del terabyte e “uno tsunami di 100 mega in aria da qualche parte deve essere aggregato a livello di rete – dice Pane – è necessario lavorare in questo senso alla gestione e trasmissione di masse sempre crescenti di traffico: nel 2020 ci saranno 50 miliardi di dispositivi connessi anche in modalità M2M”.
Vanno in questa direzione le sperimentazioni condotte da Ericsson in tandem con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con il primo sistema di trasmissione a un terabit/s. Un altro record stabilito nel centro di Milano riguarda la prima trasmissione a 1 Gbt/s con ponti radio wireless, attraverso l’utilizzo della tecnologia Mimo (Multiple input, multiple output). Un’innovazione tecnologica destianata al trasporto di servizi broadband anche nelle zone non raggiungibili dalla fibra ottica. Un terzo ambito di innovazione riguarda la piattaforme Smart Packet Optical, per la convergenza delle reti metro, fisse e mobili, che consentono di far dialogare in un’unica piattaforma sistemi di trasporto fotonici, ottici avanzati e a pacchetto, capaci di adattarsi alla richiesta di banda e servizi Internet, video e social network in maniera dinamica.
“Stiamo sviluppando tecnologie affidabili, che funzionano ad esempio anche in condizioni atmosferiche avverse e che saranno particolarmente utili in caso di calamità”, aggiunge Pane, precisando che Ericsson collabora sul campo all’upgrading della rete e del backbone in fibra di operatori in tutto il mondo.
“Un banco di prova concreto, fonte di esperienza e scambio continuo per i nostri ricercatori – dice Pane – altre partnership importanti le abbiamo con gli operatori italiani con cui codividiamo laboratori e progetti. Facciamo tutti il tifo per la banda larga”. In questo senso l’azienda guarda da vicino alle prossime decisioni in tema di agenda digitale, confidando in un’accelerazione sul fronte delle infrastrutture.
Nel centro degli Erzelli vige il modello di lavoro “agile”, che prevede la condivisione collettiva dei progetti in base a priorità ben precise. Un modello di lavorare che ricorda l’organizzazione in campo delle squadre di rugby e tramite il quale si raggiungono risultati significativi in termini di condivisione delle competenze, miglioramente della qualità e dei tempi di risposta. “Lavoriamo tutti in grandi open space strutturati – dice Pane – le informazioni sui diversi progetti sono condivise ogni giorno, i team hanno la facoltà di stabilire le priorità”.
Una scommessa, quella degli Erzelli, che punta su forti sinergie tra impresa, istituzione e mondo accademico.
“Nei 34 anni di R&D di Ericsson in Italia non abbiamo mai smesso di investire in ricerca, nella contamizaione positiva tra mondo dell’imprese e Università, nel successo delle competenze italiane a livello internazionale e nella formazione e crescita dei giovani in un contesto innovativo”.