Smart city e rigenerazione urbana, anche in ottica digital, pilastri della ripartenza non solo dei territori ma dell’intero Paese. Anci ha consegnato al Senato un documento in cui elenca dieci settori su cui dirottare le risorse del Recovery Fund.
Secondo l’associazione dei Comuni, i fondi vanno prioritamente utilizzati per potenziare le reti digitali con l’obiettivo di far uscire dall’isolamento, “ormai del tutto ingiustificabile” – precisa Anci – interi paesi e comunità.
“Gli enti locali sono un collettore importante di big data – si legge nel documento – che devono imparare a gestire per rendere intelligenti le città attuando un piano nazionale per la diffusione e l’utilizzo dei big data pubblici come fattore determinante per la crescita economica e culturale dell’Italia e dei suoi cittadini”.
Il potenziamento di fibra e 5G, così come lo sfruttamento dei dati per erogare servizi ai cittadini che siano efficienti e facili da utilizzare, sono azioni chiave anche per l’elaborazione – e l’adozione – di programmi per la rigenerazione urbana che, avendo come principio guida l’irriproducibilità della risorsa suolo, punti sul recupero delle periferie, intese dal punto di vista geografico e sociale. L’obiettivo è di rafforzarne il senso di comunità e di far emergere il potenziale di creatività e innovazione in esso presente, integrando il recupero degli spazi pubblici e delle aree dismesse con l’attivazione di servizi di prossimità e opportunità di lavoro, specie per i più giovani.
Su questo fronte va poi rilanciato un piano straordinario per le periferie con la destinazione di una quota consistente dei finanziamenti per dare continuità alle politiche urbane in corso, attuate attraverso Pon Metro, Patti per le città metropolitane e piano periferie, attuando un programma di interventi straordinario che adotti l’approccio “place based” per coinvolgere tutti i livelli (aree interne, città medie e città metropolitane) alla costruzione di un’Agenda urbana condivisa.
Focus anche su un piano per le infrastrutture all’avanguardia che preveda un programma di interventi che accompagni il piano delle grandi opere per il cambiamento strutturale e gli interventi attesi per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, con investimenti su servizi ed “infrastrutture leggere” per garantire funzioni essenziali e diritti a tutti i cittadini e assicurare il mantenimento , nel tempo, delle opere e dei servizi realizzati.
Ma per realizzare questi progetti serve una PA al passo con la sfide che la pandemia ci sta mettendo di fronte. Altrettanto importante – avvertono i sindaci – è impostare una riforma della pubblica amministrazione nell’ottica di una maggiore semplificazione, valorizzazione degli obiettivi di efficienza attraverso una maggiore sburocratizzazione ed eliminazione di adempimenti formali per rafforzare un approccio per risultati ed obiettivi.
“I sindaci italiani hanno presentato al governo un piano per l’utilizzo delle risorse perché la storia del nostro Paese dimostra che dopo un periodo di difficoltà la ripartenza è sempre stata avviata dai comuni – spiega il presidente di Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro – Il nostro documento di chiama Città Italia, abbiamo fatto un pianificazione perché non vogliamo che si perda nemmeno un euro e abbiamo provato a dare degli indirizzi: digitalizzazione capillare, mobilità sostenibile per le aree urbane e micromobilità, sicurezza degli edifici scolastici, edilizia abitativa, piano per le periferie. Vogliamo contribuire, noi sindaci, alla ripartenza del Paese. E se lavoreremo insieme ce la faremo. L’Italia ce la farà se saremo capaci di rinunciare a una stretta di mano oggi per godere di un abbraccio domani”.
Investimenti pubblici, il ruolo dei Comuni
Il documento parte dall’analisi degli investimenti effettuati nelle città. Nel 2019 un quarto delle opere pubbliche viene realizzato dagli enti locali, ben oltre il 19% raggiunto dagli investitori privati, superati soltanto dal settore ferroviario (38%).
I Comuni sono i principali e più efficienti investitori pubblici con indici di spesa e risultato di gran lunga superiori agli altri livelli di governo. Gli investimenti concorrono alla soluzione di problematiche di immediato rilievo nazionale, connesse alle infrastrutture delle grandi aree urbane, sedi attrattive di innovazione, competenze e ricerca.
Inoltre, avere “città funzionanti”, in grado di dare servizi e garantire una elevata qualità di vita ai cittadini, è stato e sarà sempre uno dei principali fattori di attrazione per imprese e investitori e il punto di partenza di qualsiasi economia che voglia coniugare allo sviluppo anche sostenibilità ed equità.
Ed è per questo, avverte Anci, che bisogna puntare subito con decisioni coraggiose e puntuali ad una strategia di per evitare lo spreco di risorse.
Recovery Fund, come evitare lo spreco di risorse
Per avitare lo spreco di risorse, Anci punta all’erogazione di finanziamenti diretti e non intermediati a sostegno di interventi e con una riduzione al minimo dei passaggi formali e burocratici per l’individuazione ed erogazione dei finanziamenti: i Comuni lamentano troppi anni in attesa del perfezionamento dei vari passaggi burocratici prima dell’erogazione del finanziamento ai beneficiari.
“Su questo serve una assunzione maggiore di responsabilità da parte di tutti, istituzioni, organi politici, amministrativi e di controllo affinché l’obiettivo della efficienza della capacità di spesa per lo sviluppo diventi elemento comune di azione”, evidenzia il paper consegnato al Senato.
L’appello è dunque chiaro: bisogna evitare che le risorse dal Recovery Fund non si disperdano nei rivoli di un improduttivo assistenzialismo ma raggiunga in modo efficace i cittadini in tutte le città italiane, dai comuni più piccoli alle grandi metropoli, dalle periferie ai distretti industriali.
Le 10 azioni di sistema per il rilancio
- Edilizia verde, energia efficiente. Promuovere un nuovo green deal per il contrasto al cambiamento climatico che riconosca le infrastrutture verdi come essenziali per un futuro più resiliente delle città e permetta di raggiungere l’obiettivo di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas a effetto serra del 40% rispetto al 1990, attraverso un piano di efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente e la transizione energetica nelle città.
- Mobilità sostenibile pubblica. Realizzare un ambizioso Piano per la mobilità sostenibile nelle aree urbane che garantisca a tutti l’accesso ad un servizio pubblico efficiente integrato con un sistema articolato di servizi a domanda di micro-mobilità (bici e altri mezzi non inquinanti) secondo il principio del “Mobility as a Service” allo scopo di portare lo shift modale tra mezzo proprio e altre forme di trasporto nelle aree urbane a oltre il 50%entro il 2030.
- Economia circolare. Intraprendere la lotta agli sprechi secondo un approccio sistemico che integri nelle funzioni urbane i principi dell’economia circolare del recupero e del riuso al fine di raggiungere l’obiettivo nel 2030 di ridurre la produzione di rifiuti al di sotto delle media europea. Bisogna dare priorità alla risorsa idrica, quale bene comune accessibile a tutti i cittadini, incrementando gli investimenti per la diminuzione delle perdite idriche portandole a un livello fisiologico del 20-25% nonché per la sistemazione della rete fognaria garantendo la depurazione di tutti i reflui e favorendo il riuso delle acque depurate a tutela dell’ambiente e dell’ecosistema marino.
- Città digitali e intelligenti. Potenziare le reti digitali per fare uscire dall’isolamento, ormai del tutto ingiustificabile, interi paesi e comunità. Gli enti locali sono un collettore importante di “big data” che devono imparare a gestire per rendere “intelligenti” le città attuando un piano nazionale per la diffusione e l’utilizzo dei big data pubblici come fattore determinante per la crescita economica e culturale dell’Italia e dei suoi cittadini.
- La scuola al centro delle città. Definire un “piano scuola” che preveda interventi per l’edilizia scolastica e un incremento della spesa nei servizi scolastici ed extrascolastici, servizi per l’infanzia allo scopo di sostenere la conciliazione vita-lavoro delle famiglie e rafforzare il ruolo della scuola come punto di riferimento per le comunità.
- Una casa per tutti. Attuare un piano straordinario per l’edilizia abitativa in attuazione di una politica di contrasto alle povertà e sostegno alle famiglie chemetta al primo posto il diritto alla casa.
- Periferie creative: rigenerazione urbana e comunità. Adottare un programma per la rigenerazione urbana che, avendo come principio guida l’irriproducibilità della risorsa suolo, punti sul recupero delle periferie, intese dal punto di vista geografico e sociale, con l’obiettivo di rafforzarne il senso di comunità e di far emergere il potenziale di creatività e innovazione in esso presente, integrando il recupero degli spazi pubblici e delleare e dismesse co nl’attivazione di servizi di prossimità e opportunità di lavoro, specie per i più giovani.
- Culturà “è” turismo. Un piano per la valorizzazione dei nostri beni culturali e ambientali investendo su nuovi servizi e modelli di gestione credibili che permettano il loro mantenimento nel tempo e che siano occasione di crescita turistica nelle città dove sono presenti. Al contempo dare impulso alla strategia nazionale per le aree interne promuovendo progetti pilota per la tutela del paesaggio e della cultura, specie nelle zone dove il patrimonio naturale e artistico è maggiormente a rischio.
- Patto per lo sviluppo. Rinnovare un patto per lo sviluppo delle città metropolitane quale strumento essenziale per la governance multilivello e il coordinamento territoriale nell’attuazione di una strategia di crescita economica, sociale e culturale su tematiche prioritarie di rango sovra-comunale quali mobilità e logistica di merci e persone, tutela del territorio e dei sistemi ambientali e culturali, attrazione di investimenti per incrementare l’occupazione, specie quella giovanile, attraverso la valorizzazione del sistema delle competenze e del capitale umano in sinergia con le università e con il partenariato economico e sociale.
- Scuola nazione di Pubblica amministrazione. Attuare un piano per il rafforzamento e il rinnovamento delle competenze nella PA con la previsione della istituzione di una City School nazionale per la formazione di una classe dirigente della PA sempre allineata alle nuove e mutevoli esigenze organizzative e gestionali degli enti locali.