“La risposta positiva dei lavoratori dell’Alcatel Lucent sull’ipotesi di accordo presentata in assemblea, con i sì che hanno sfiorato il 90% su circa 650 votanti, è il risultato di una vertenza gestita insieme dall’inizio alla fine. Rappresentanza sindacale, lavoratrici e lavoratori hanno avuto la capacità di costruire passo dopo passo, attraverso apposite iniziative sindacali e di mobilitazione, una proposta concreta per far ritornare indietro la multinazionale Usa dalle scelte di disinvestimento che aveva annunciato”. Così Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Fiom-Cgil del gruppo Alcatel Lucent.
“Tra tutti gli aspetti dell’accordo – dal mantenimento con funzioni strategiche dei centri di ricerca e sviluppo in Italia, all’annullamento dei licenziamenti, e alla gestione condivisa delle criticità per almeno due anni -, la cosa più importante è che dopo anni si rivede in Italia un accenno di politica industriale”, aggiunge Potetti.
“Nuovi investimenti e attività strategiche in ricerca e sviluppo allocate in Italia; ammortizzatori sociali e formazione utilizzati non per espellere i lavoratori, ma per accompagnarli nella trasformazione tecnologica della Società; intervento pubblico attraverso l’emissione dei bandi per l’agenda digitale; oltre 100 assunzioni a tempo indeterminato nello stabilimento di Trieste e il mantenimento di tutte le sedi Alcatel in Italia: questi sono tutti aspetti che, nel loro complesso, indicano elementi di una concreta politica industriale, ovvero di quella politica che è l’unica in grado di dare una risposta alle sfide della globalizzazione”, precisa il sindacalista, aggiungendo che “Pensiamo che il valore contenuto nell’accordo sia proprio questo. Per questo, oltre che per lo stimolo che hanno dato al sindacato e per la capacità di proporre soluzioni efficaci, vogliamo ringraziare le lavoratrici ed i lavoratori di Alcatel Lucent”. “Da parte nostra – chiude – lavoreremo da subito per una gestione attenta e attiva dell’accordo affinché tutte le misure in esso contenute vengano attuate”.
L’intesa siglata al ministero mette in sicurezza 700 lavoratori e il perimetro dei siti aziendali con un accordo che prevede nel dettaglio una Cigs per 12 mesi con possibilità di ulteriori 12. Nessun lavoratore sarà posto a zero ore, ed era una delle condizioni poste dal management italiano. Si è trovata la formulazione di una Cigs per sei mesi ai lavoratori della ‘Ricerca e Sviluppo’ e un massimo di 9 per i lavoratori addetti ad altre funzioni.
“Dall’annunciato piano di esuberi, ai 490 complessivamente sulla ricerca e sviluppo della divisione Optics e attività legate alla Regione – sottolinea Enrico Azzaro, coordinatore di settore della Uilm nazionale – bisogna aggiungere i 200 lavoratori a contratto somministrazione che entro l’anno non avrebbero avuto alcuna proroga contrattuale. Si trattava, quindi di salvaguardare circa 700 persone ed evitare il loro esubero strutturale”.
Il Ceo della multinazionale Ben Verwaayen ha garantito la permanenza del centro ricerca in Italia, lo spostamento di altre attività in sostituzione dell’Optics che sarà trasferita gradualmente nel Nord America, mercato dove la quarta generazione della rete, meglio conosciuta con l’acronimo Lte, è in crescita.
“Per la realtà di Trieste, si è convenuto sul fatto che almeno 100 lavoratori saranno stabilizzati; un ulteriore approfondimento al riguardo avverrà sul territorio grazie anche all’intervento della Regione Friuli Venezia Giulia, la quale si è resa disponibile mettere sul campo una serie di interventi a favore della multinazionale a fronte di un impegno sull’occupazione”.