Le regole nazionali oggi in vigore non coprono in modo adeguato il nuovo fenomeno fintech delle stablecoin: lo ha dichiarato il Financial stability board (FSB), che riunisce le banche centrali e i regolatori finanziari del G20. È venuto il momento di una regolazione cross-border delle stablecoin come Libra di Facebook adottando un approccio comune; lo stesso FSB ha già preparato la bozza di regulation con le linee guida su questa forma di criptovaluta che ha messo a consultazione ad aprile e che presenterà a breve nella forma definitiva, come riporta Reuters. L’FSB ha aggiunto che nuove regole potranno arrivare in futuro per assicurare stabilità al sistema finanziario.
Le stablecoin sono monete digitali ancorate a una valuta tradizionale o a un paniere di asset e sono usate sia come forma di pagamento che di investimento.
Standard uguali per tutti
L’FSB ha detto che adotterà “azioni appropriate” per assicurare l’attuazione delle sue linee guida e evitare vuoti regolatori che possano minare la stabilità finanziaria. Vigilerà dunque sull’adesione da parte delle stablecoin a tutti gli standard regolatori applicabili e sulla messa in opera di tutte le tutele alla stabilità finanziaria, pena il divieto per queste criptovalute di operare sul mercato.
I regolatori e le banche centrali nazionali sono chiamati a intervenire, ha affermato il board, affinché le stablecoin siano rese affidabili, i loro dati siano conservati in modo sicuro e abbiano protezioni robuste contro i cyber attacchi e salvaguardie contro le operazioni illecite, in particolare il riciclaggio di denaro.
“Le autorità concordano sulla necessità di applicare una supervisione”, ha indicato l’FSB in una relazione ai ministri delle Finanze del G20. Il principio deve essere “same business, same risk, same rules”: stessa attività, stessi rischi, stesse regole.
Il board ha così ribadito quanto espresso nella bozza di raccomandazioni di aprile: “regulation, supervisione e vigilanza che siano proporziati ai rischi” e necessità di cooperazione e coordinamento internazionale “flessibile, efficiente, inclusivo e multi-settorale” e di “accordi di condivisione delle informazioni cross-border che tengano conto dell’evoluzione delle stablecoin globali e dei rischi che possono porre nel corso del tempo”.
L’importante potenziale “sistemico” delle stablecoin
Una volta assicurato il rispetto delle regole, le stablecoin hanno però la benedizione del G20: l’FSB ha affermato che le stablecoin possono portare efficienze nei pagamenti retail trans-frontalieri, che oggi tendono ad essere lenti e costosi.
“Una stablecoin ampiamente adottata col potenziale di raggiungere ed essere utilizzata in diverse giurisdizioni potrebbe essere molto importante per il sistema finanziario”, ha affermato l’FSB.
Le raccomandazioni dell’FSB rispondono a una richiesta del G20 di esaminare i problemi regolatori sollevati dalle stablecoin globali e di fornire un parere sulle appropriate risposte multilaterali, tenendo in considerazione anche il punto di vista dei mercati emergenti e delle economie in via di sviluppo.
La stretta sulle stablecoin è comunque lontana. I regolatori bancari si esprimeranno entro dicembre 2021 sull’eventuale necessità di modificare le regole e la revisione delle regole applicabili alle stablecoin sarà completata entro luglio 2023.
La preoccupazione dei Paesi Ue
Lo scorso mese un gruppo di Paesi Ue – Italia, Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi – ha firmato un appello alla Commissione europea chiedono regole più severe per le criptovalute che poggiano su asset reali, come le stablecoin, per proteggere i consumatori e difendere la sovranità degli stati nella politica monetaria.
Secondo i ministri delle Finanze dei cinque Stati Ue alle stablecoin non dovrebbe essere consentito di operare in Europa fino a quando non saranno state affrontate le numerose sfide legali, normative e di vigilanza che queste valute virtuali pongono. I ministri hanno chiesto che tutte le stablecoin siano impegnate con un rapporto di 1: 1 con valuta fiat, con attività di riserva denominate in euro o altre valute degli stati membri dell’Ue e depositate in un’istituzione approvata dall’Ue.