CONCORRENZA

Rete unica Tlc, l’Antitrust: “Da concorrenza benefici enormi, co-investimento va vagliato”

In occasione del trentesimo anniversario l’Autorità fa il punto sull’evoluzione del mercato della banda ultralarga: Piano Bul e ingresso di Open Fiber “eventi di rottura strutturale”

Pubblicato il 21 Ott 2020

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La legge Antitrust e il Garante della Concorrenza e del Mercato compiono trent’anni. Il 10 ottobre si è celebrato l’anniversario dell’entrata in vigore della normativa e dell’istituzione dell’Autorità: per l’occasione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale Roberto Rustichelli, presidente dell’Autorità, con i componenti Gabriella Muscolo e Michele Ainis e il segretario generale, Filippo Arena. L’incontro è stato anche l’occasione per presentare al Capo dello Stato la Relazione sull’attività svolta nel 2019. Dal documento è emerso che, durante lo scorso anno, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha svolto 89 procedimenti istruttori in ambito di tutela del consumatore e 34 in ambito di tutela della concorrenza e ha comminato sanzioni pecuniarie per oltre 766 milioni di euro. Risorse che sono state versate al bilancio dello Stato, e, per un importo pari a 25 milioni di euro, destinate a progetti istituzionali a favore dei consumatori.

Rete unica Tlc, co-investimento va vagliato tenendo conto dei benefici della concorrenza

“Nel 2015, i mercati delle telecomunicazioni di rete fissa sono stati scossi da due eventi di rottura strutturale: un nuovo piano di intervento pubblico (Strategia Italiana per la banda ultralarga), l’ingresso di Open Fiber sul mercato – si legge nella Relazione -. Questi due eventi hanno favorito l’avvio di forme di concorrenza infrastrutturale, nelle città dove avanzava la copertura della nuova rete Ftth (fiber to the home) di Open Fiber”.

“Nel settore delle telecomunicazioni, in Italia, come in altri Paesi, si diffondono iniziative di condivisione delle infrastrutture e di coinvestimento, soprattutto per la realizzazione delle reti 5G – si legge -. Tali accordi possono potenzialmente generare sinergie ed efficienze, ma possono anche avere significative ricadute concorrenziali: si tratta, infatti, di accordi tra operatori concorrenti che hanno tradizionalmente sviluppato e gestito in autonomia le proprie reti mobili. Siffatti accordi possono essere valutati positivamente laddove favoriscano lo sviluppo tecnologico delle infrastrutture, entro i limiti di quanto necessario per realizzare reti migliori e meno costose a beneficio degli utenti e nella misura in cui la cooperazione negli investimenti non favorisca possibili fenomeni collusivi nella fornitura dei servizi o escluda indebitamente i concorrenti. La disciplina antitrust, dunque, non impedisce forme virtuose di collaborazione nell’innovazione, che possono realizzarsi attraverso un attento disegno del perimetro e del contenuto degli accordi in questione.  Allo stesso tempo, gli interventi antitrust possono favorire gli investimenti anche attraverso la repressione delle condotte abusive che potrebbero rallentarli: il processo concorrenziale è, dunque, tutelato sia nella sua articolazione statica (i prezzi) che dinamica (l’innovazione)”.

Secondo l’Antitrust “in linea generale, ogni progetto di coinvestimento su una rete unica dovrà essere vagliato alla luce dell’analisi dell’elemento controfattuale, costituito dai benefici di una concorrenza infrastrutturale nei mercati dei servizi di telecomunicazione di rete fissa. Tale conclusione era, peraltro, anticipata nell’indagine conoscitiva relativa allo sviluppo della banda larga in Italia, conclusa già nel 2014″. L’Autorità evidenzia che “i benefici derivanti dalla concorrenza infrastrutturale sono stati evidenti. Innanzitutto, in termini di spinta agli investimenti: nel periodo 2014-17, quelli per le infrastrutture di rete fissa sono cresciuti del 45%. In seguito all’ingresso di Open Fiber sul mercato, la maggiore intensità della concorrenza ha consentito di registrare una forte accelerazione nella copertura del territorio con reti a banda ultralarga”.  In particolare nel biennio 2015-17, la copertura del territorio con reti fisse a banda ultralarga è progredita sensibilmente, “più che recuperando il divario con la media dell’Unione europea. stato altresì riscontrato un deciso miglioramento del grado di copertura delle aree rurali (aree con densità di popolazione inferiore a 100 abitanti per kmq), spesso coincidenti proprio con le cosiddette aree bianche oggetto delle gare Infratel”.

“Lo sviluppo degli investimenti -si legge sempre nella Relazione – è stato favorito dall’azione svolta dall’Autorità che, già nel giugno 2017, ha avviato un procedimento nei confronti di Telecom Italia per accertare l’esistenza di un eventuale abuso di posizione dominante, con riguardo alla strategia posta in essere dalla società, a partire da dicembre del 2016, volta a preservare l’assetto del mercato, ritardare gli investimenti nelle reti di nuova generazione e impedire lo sviluppo della concorrenza infrastrutturale nei mercati”.

Tutela della concorrenza: mercato del gas al centro dell’attenzione

Sul fronte della tutela della concorrenza, nel 2019 l’azione dell’Autorità si è contraddistinta per la particolare severità con cui sono stati perseguiti i cartelli tra le imprese, con un’attenzione prioritaria a quelli posti in essere nelle procedure ad evidenza pubblica. Durante l’anno l’Antitrust ha condotto 34 procedimenti istruttori per violazione della normativa a tutela della concorrenza, per abuso di dipendenza economica e per violazione della disciplina delle relazioni commerciali riguardo alla cessione di prodotti agricoli e agroalimentari. Sono stati realizzati 82 interventi di advocacy ed è stata conclusa una indagine conoscitiva sui Big Data, condotta insieme all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e al Garante per la Protezione dei Dati Personali. Particolare attenzione è stata dedicata alla repressione degli abusi di dipendenza economica con la conclusione di 9 procedimenti istruttori.
Per le istruttorie per abuso di posizione dominante sono state irrogate sanzioni per quasi 1,6 milioni di euro a imprese attive nel settore dei trasporti e in quello delle attività ricreative, culturali e sportive. L’Antitrust ha poi esaminato 65 operazioni di concentrazione ed effettuato 62 accertamenti ispettivi. Tra gli interventi svolti alcuni hanno riguardato la concorrenza nella distribuzione del gas, altri le intese restrittive per i prezzi del cartone ondulato e l’intesa anticoncorrenziale nella fatturazione mensile effettuata dagli operatori telefonici.

Tutela del consumatore: buoni risultati dalla moral suasion

Il tema della tutela del consumatore ha visto l’Autorità impegnata, nel 2019, in 89 procedimenti istruttori per pratiche commerciali scorrette, violazione della disciplina consumer rights, clausole vessatorie, accessibilità dei pagamenti e inottemperanze. Inoltre l’Antitrust è intervenuto con lo strumento della moral suasion ottenendo, in 59 casi, la rimozione dei profili di illiceità rilevati. A segnalare i casi sono stati soprattutto i consumatori (55%) e le associazioni di consumatori (15%) che tra l’altro hanno continuato a utilizzare il formulario online disponibile sul sito dell’Autorità, inviando 2.714 denunce, e a telefonare al contact center che ha raccolto 5.529 chiamate. In totale le sanzioni per pratiche commerciali scorrette, violazioni dei diritti dei consumatori e inottemperanza a precedenti delibere ha portato a irrogare sanzioni per 74.663 milioni di euro, in crescita rispetto ai circa 65 milioni del 2018.

I principali interventi hanno riguardato il settore dell’e-commerce – in particolare la pratica del buy and share -, quello dell’energia (offerte commerciali scorrette, promozione e commercializzazione scorretta di impianti fotovoltaici, promozione ingannevole di carburante) e l’area delle comunicazioni, finanza e assicurazioni (abbinamenti del credito al consumo con polizze assicurative, abbinamento di mutui immobiliari con polizze assicurative e conti correnti, servizi di pay tv).

Rating di legalità: oltre 4mila procedimenti conclusi

Il rating di legalità nel corso del 2019 ha visto la conclusione di 4.108 procedimenti. Si tratta di un andamento che si conferma anche nel 2020, visto che al 30 settembre scorso sono stati già conclusi 3.592 procedimenti. Il rating è risultato molto apprezzato dalle imprese, perché consente loro sia di aumentare il merito creditizio, e dunque di ottenere più facilmente l’accesso al credito, sia di ridurre del 30% l’importo della cauzione da prestare negli appalti pubblici.

Attività intensa nei primi mesi del 2020

Gli interventi dell’Antitrust sono proseguiti con vigore dall’inizio del 2020, sospinti dalle pesanti conseguenze economiche della pandemia da Covid-19.
Le difficoltà economiche in cui versano molte imprese italiane hanno indotto l’Autorità ad utilizzare, nei primi nove mesi del 2020 rispetto all’anno precedente, l’istituto della moral suasion in 110 casi rispetto a 59, l’istituto degli impegni in 15 casi a fronte dei 14 dell’intero 2019, mentre è stata ridotta l’irrogazione di sanzioni a 49 casi rispetto ai precedenti 89 (per un totale di 43,9 milioni a fronte di 74,6 milioni).

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