L'INTERVENTO

Rete unica Tlc, Farese: “Evitare pasticciaccio brutto, effetti anche su altri Paesi”

Secondo il docente dell’Università Europea di Roma la maggioranza della newco in capo a un operatore infrastrutturato può impattare sulla concorrenza e creare un precedente in Europa. “Meno investimenti a prezzi più alti sarebbe paradossale”

Pubblicato il 22 Ott 2020

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Quel “pasticciaccio brutto” della Rete di Tlc. Cita il celebre romanzo di Carlo Emilio Gadda il professor Giovanni Farese per descrivere il progetto che si va delineando in Italia.

Dalle colonne del Giornale d’Italia il docente di Storia dell’economia e Storia del pensiero economico dell’Università Europea di Roma dice la sua su AccessCo, il piano di Tim e Cdp che punta all’integrazione degli asset della telco guidata da Luigi Gubitosi con Open Fiber, la wholesale company capitanata da Elisabetta Ripa.

Si deve evitare –di fare un “pasticciaccio brutto”, peraltro in parte con i fondi del Recovery Fund e magari sotto la spinta, forse anche emotiva, della pandemia”, sottolinea Farese che apre una serie di interrogativi in merito al progetto. Se da un lato “abbiamo un ritardo tecnologico che va colmato” – evidenzia il docente – “siamo sicuri che, di fronte a interessi strategici, la soluzione migliore consista nell’affidare il controllo della rete unica all’incumbent, l’ex monopolista pubblico, a cui andrebbe, almeno nello schema che si profila, la maggioranza della nuova società?”. A tal proposito Farese richiama quanto dichiarato da Agcom e Antitrust nel 2014: “La realizzazione di un assetto di mercato caratterizzato dall’esistenza di un operatore di rete “puro”, non verticalmente integrato nella fornitura di servizi agli utenti finali, costituisce evidentemente lo scenario “ideale” sotto il profilo concorrenziale e più “lineare” sotto il profilo della regolamentazione”, dice citando il comunicato congiunto delle due Autorità.

Cosa si profila dunque all’orizzonte? Secondo il docente “lo scenario è molto lontano”, riferendosi all’attuazione concreta del progetto anche se “molte cose possono cambiare da qui alla primavera”. È sulla Commissione europea che sono puntati i riflettori: “Non potrà non affrontare il nodo dell’apertura alla concorrenza, dell’indipendenza e della neutralità della rete. Anche perché vi sarebbero effetti anche su altri paesi”. E la questione della concorrenza fa il paio con quella della crescita degli investimenti: “Siamo sicuri che verranno fatti gli investimenti necessari, quegli investimenti che sono stati fatti soltanto quando il mercato ha assunto un assetto competitivo? – è l’altro interrogativo che pone Farese il quale di dice convinto che “avere meno investimenti e prezzi più alti sarebbe paradossale”.

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