LA MOSSA

Tim, nel capitale il miliardario Bjorgolfsson: sfiora il 3%

L’operazione tramite “The Future Holding” con titolo di indiretta proprietà. Il trust è regolato dalla legge di Guernsey

Pubblicato il 23 Ott 2020

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Continua il “fermento” in casa Tim. Nel capitale spunta un trust che ha come settlor e come beneficiario (insieme con i figli) Bjorgolfur Thor Bjorgolfsson, finanziere islandese e uomo più ricco dell’isola del Nord Europa. Nel dettaglio, stando alle dichiarazioni Consob, The Future Holding Trust detiene il 2,986% di Telecom con titolo di indiretta proprietà (la società fiduciaria è la Novator Capital Limited); il trust, si precisa, è regolato dalla legge di Guernsey. Bjorgolfsson, noto anche per essere il primo miliardario dell’Islanda, ha investito in questi anni in varie aziende di successo tra cui la Tlc polacca Play e il più noto software per il ciclismo indoor, cioè Zwift.

Nei giorni scorsi anche Bankitalia ha deciso di scendere in campo rilevando una quota dell’1,001% mentre è uscita di scena Partners Telecom Sarl, che ha azzerato la propria partecipazione del 2,9%. L’azienda era entrata nel capitale a marzo scorso, divenendo a suo tempo il quarto azionista, ma ha deciso dunque di abbandonare l’investimento.

Intanto Agcom dà il disco verde all’operazione di newco FiberCop che vede in campo Tim, il fondo americano Kkr e Fastweb: “Il progetto è ammissibile”, dice l’Autorità. Chiamata ad esprimersi sul progetto di separazione legale volontaria della rete fissa di accesso di Tim – per il conferimento delle infrastrutture passive  della rete di accesso secondaria in rame e in fibra – Agcom ha ritenuto che si può procedere con “un vaglio più approfondito nell’ambito dell’analisi coordinata dei mercati dell’accesso prevista dal comma 2 dell’art. 50-ter del Codice” e ha disposto una consultazione pubblica “al fine di acquisire le valutazioni del mercato sul progetto medesimo e garantire così la più ampia partecipazione degli operatori del settore”.

A seguito dell’analisi di mercato e della consultazione l’Autorità punta a verificare “l’effetto del progetto di separazione sugli obblighi regolamentari esistenti avuto riguardo in particolare alle garanzie di equivalence e parità di trattamento nella fornitura dei servizi di accesso alla rete con l’obiettivo ultimo di porre le condizioni per un effettivo e rapido sviluppo della banda ultralarga nel nostro Paese”.

Mentre si va avanti sul piano FiberCop, il progetto AccessCo resta “appeso” alla decisone di Enel: in occasione del cda dei giorni scorsi la società guidata da Francesco Starace non ha preso decisioni in merito all’offerta del fondo Macquaire per Open Fiber. Ma sul dossier si dovrebbero sciogliere le riserve entro fine anno, nel cda previsto a novembre o al massimo in quello di dicembre. Secondo gli analisti di Equita l’offerta di Macquarie non varierebbe nella sostanza sia nel caso di acquisto dell’intera partecipazione (il 50% di Open Fiber in capo a Enel, l’altro 50% è di Cdp) sia in caso di acquisto di una quota inferiore, ma in ogni caso con il limite del 40%. Opzione, quest’ultima, che consentirebbe a Cassa Depositi e Prestiti di aumentare la propria quota nella wholesale company per acquisirne dunque il controllo con l’obiettivo di mandare avanti le trattative nell’ambito della newco AccessCo che punta all’integrazione degli asset di rete di Tim e Open Fiber.

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