IL CASO

Apple pronta a “sganciarsi” da Google? Si lavora a un motore di ricerca per gli iPhone

I guai antitrust di Big G potrebbero impattare sui conti della Mela che riceve fino a 12 miliardi l’anno per la search predifinita su Android. Allo studio una piattaforma alternativa, ma c’è da smarcare la questione privacy

Pubblicato il 28 Ott 2020

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Apple accelera sul progetto di sviluppo del proprio motore di ricerca, che le permetterebbe di non dipendere più dalla funzione di search fornita da Google. Lo scrive il Financial Times in base a indiscrezioni secondo cui Cupertino sta seguendo con estrema attenzione lo scrutinio dell’antitrust americano abbattutosi su Mountain View: se Google verrà riconosciuta un monopolio di mercato nei motori di ricerca potrebbe vedersi vietare dal regolatore la possibilità di pagare i produttori di device mobili per dare al suo prodotto un posizionamento privilegiato.

Sugli iPhone è così: Google attualmente paga Apple circa 8-12 miliardi di dollari all’anno per essere il motore di ricerca predefinito sui dispositivi iOs. Nel 2018 la somma è stata stimata in poco meno di 10 miliardi, circa il 20% del reddito da servizi dell’azienda in quell’anno. L’accordo adesso è sotto i riflettori delle autorità di regolamentazione antitrust degli Stati Uniti, che lo ritengono potenzialmente lesivo della concorrenza.

La funzione web search di iOs 14

Per Apple l’impossibilità di rinnovare l’accordo con Google nei termini attuali significherebbe la perdita di un’importante fetta di guadagno. Per questo la Mela intenderebbe crearsi il proprio motore di ricerca: il Financial Times fa notare che, in una modifica inserita nell’ultima versione del sistema operativo degli iPhone, iOs 14, Apple ha iniziato a mostrare i propri risultati di ricerca e a collegarsi direttamente ai siti web quando gli utenti digitano le query dalla schermata iniziale.

Questa funzione di ricerca sul web sarebbe un importante avanzamento nello sviluppo interno di Apple e potrebbe rappresentare il primo passo di un’emancipazione da Google. Non è chiaro se il motore di ricerca di Apple avrebbe un portale web o sarebbe accessibile solo sull’hardware dell’azienda.

Le speculazioni sui piani per un motore di ricerca Apple per competere con Google esistono ormai da anni – precisamente da quando la società ha utilizzato per la prima volta il proprio crawler web nel 2014.

L’ex capo di Google lavora da due anni in Apple

Apple è notoriamente riservata riguardo ai suoi progetti interni, ma la mossa, scrive il FT, si aggiunge ai crescenti indizi – seppur “circostanziali” – che l’azienda sta lavorando per costruire un rivale al motore di ricerca di Google. Due anni e mezzo fa, Apple ha sottratto a Google il suo head of search, John Giannandrea, un’assunzione legata al desiderio di Cupertino di potenziare le sue tecnologie di intelligenza artificiale e la sua assistente virtuale Siri, ma che ha anche portato in azienda otto anni di esperienza di Giannandrea nel gestire il motore di ricerca più usato nel mondo.

Apple ha la tecnologia. Ma c’è il nodo privacy

Apple ha “un team credibile che penso abbia l’esperienza e la profondità, se lo desidera, per costruire un motore di ricerca più ampio”, ha affermato sul FT Bill Coughran, ex capo ingegnere di Google, che ora è partner della Silicon Valley investitore Sequoia Capital.

“La posizione di Apple è davvero unica perché ha iPhone e iOs. Controlla il browser predefinito”, ha affermato Sridhar Ramaswamy, cofondatore di Neeva ed ex capo della pubblicità di Google. Espandersi nella ricerca “sembra naturale” per Apple, afferma Ramaswamy, in quanto l’azienda ha la capacità di raccogliere dati e imparare dal comportamento degli utenti su larga scala.

Il crawl rate di Applebot – il numero di volte che visita i siti web per aggiornare il suo database – è aumentata in modo sostanziale, secondo le indiscrezioni dei media Usa. Inoltre, Apple è ritenuta una delle poche aziende al mondo con le risorse per creare un motore di ricerca che possa competere con Google.

D’altro canto, alcuni esperti notano che un freno per Apple alla creazione di un motore di ricerca è la sua convinta difesa della privacy, inclusi i commenti più volte rilasciati dall’azienda contro i servizi finanziati dalla pubblicità come la search di Google. “Gli utenti di Internet hanno cominciato a rendersi conto che se un servizio online è gratis, non sei un cliente, ma il prodotto. In Apple, invece, crediamo che una grande customer experience non debba mai avvenire a costo della privacy”, è la posizione del ceo Tim Cook. “Il nostro modello di business è limpido: vendiamo grandi prodotti. Non costruiamo profili basati sui contenuti delle vostre email o sulle vostre abitudini di navigazione sul web da vendere agli inserzionisti. Noi non monetizziamo le informazioni che conservate sull’iPhone o nell’iCloud”.

A questo punto c’è da chiedersi se l’ipotetico motore di ricerca di Apple non possa essere un “grande prodotto” a pagamento per gli utenti degli iPhone con un’eccellente esperienza di search ma blindata dal punto di vista della protezione dei dati personali.

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