FINTECH

Bitcoin a quota 14.000 dollari. Dopo la bolla è di nuovo boom?

La moneta virtuale guadagna il 30% solo nel mese di ottobre e viaggia su valori che non toccava da gennaio 2018. Merito del recente annuncio di PayPal che ha abbracciato la rivoluzione fintech e che rafforza la fiducia degli investitori

Pubblicato il 28 Ott 2020

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Per il bitcoin sembra aprirsi una nuova fase di crescita, con il valore che oggi ha superato i 13.800 dollari sulla piattaforma di scambi Bitstamp. Si tratta della quotazione massima da oltre due anni, ovvero dal gennaio del 2018. Nel solo mese di ottobre la criptovaluta si è apprezzata di oltre il 30%, spingendo in alto anche altre monete digitali, come Ether.

Ad innescare la crescita, secondo gli analisti, è stato l’annuncio di PayPal, arrivato la scorsa settimana: l’azienda dei pagamenti digitali autorizzerà i suoi clienti a tenere nei wallet e scambiare criptovalute e, in prospettiva, permetterà anche di spendere i bitcoin nei negozi convenzionati. Gli investitori sperano che questa iniziativa darà la spinta all’utilizzo commerciale delle monete virtuali.

La spinta di PayPal

PayPal ha fatto sapere che permetterà ai suoi utenti di vendere, comprare o tenere bitcoin e altre monete virtuali nei propri wallet online. Dal 2021 i clienti di PayPayl potranno anche servirsi delle criptovalute per fare shopping nei 26 milioni di negozi della sua rete.

I titolari di un account PayPal negli Stati Uniti potranno usufruire del nuovo wallet con criptovalute già nelle prossime settimane; nella prima metà del 2021 il servizio fintech sarà esteso a Venmo, la piattaforma di PayPal per i pagamenti mobili, e ad altri Paesi.

PayPal vuole preparare la sua rete alle nuove valute digitali che potranno essere sviluppate dalle banche centrali e dalle grandi corporation, come ha spiegato il presidente e chief executive officer Dan Schulman: “Stiamo lavorando con le banche centrali e stiamo pensando a ogni forma di valuta digitale e a come PayPal possa giocare un suo ruolo”.

Negli ultimi mesi ci sono stati altri annunci favorevoli alla crescita del valore del bitcoin, come il lancio da parte del colosso statunitense dei servizi finanziari Fidelity Investments della sua prima offerta in Europa che sposa investimenti istituzionali e valuta digitale. L’iniziativa è portata avanti dalla divisione fintech Fidelity Digital Assets, che agisce come custode per i bitcoin di Nickel Digital Asset Management, società londinese di investimento in criptovalute.

La volatilità delle criptovalute

I bitcoin, come tutte le criptovalute, sono fortemente soggetti alle fluttuazioni di mercato e ad eventi esterni anche di natura politica. Lo scorso gennaio, per esempio, un’impennata del valore dei bitcoin (oltre gli 8.000 dollari) si è legata direttamente all’aumento delle tensioni geopolitiche internazionali: la principale criptovaluta è salita di slancio, con un balzo intraday del 5%, a causa dell’escalation nei già difficili rapporti tra Stati Uniti e Iran dopo l’attacco da parte dell’Iran contro due basi in Iraq, come risposta alla morte del generale Qassem Soleimani ordinata da Donald Trump.

Lo stesso effetto si è prodotto durante la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, a conferma che il bitcoin viene visto in misura crescente come una risorsa di sicurezza, una sorta di oro digitale in quanto resistente all’inflazione.

Nel 2018 il Bitcoin ha bruciato oltre il 70% del suo valore, crollando dal massimo di 19.500 dollari di fine 2017 ai minimi di dicembre 2018 (3.100 dollari). Nel frattempo banche e regolatori hanno acceso un faro sulla moneta virtuale, il suo impatto sui mercati finanziari e il potenziale sfruttamento per attività illecite, contribuendo ad aumentarne la volatilità.

La sentenza italiana: i bitcoin sono “prodotti finanziari”

Sul bitcoin in Italia nei giorni scorsi è arrivato un pronunciamento della Corte di Cassazione, che gli addetti ai lavori definiscono storica, perché porta chiarezza nel campo delle criptovalute. La Suprema Corte ha stabilito che i bitcoin devono essere considerati come veri e propri prodotti finanziari, e in quanto tali il loro utilizzo è disciplinato dal “Tuf”, il testo unico sulla Finanza.

A innescare l’intervento della Suprema Corte è stato il caso di un imputato accusato di aver promosso “in modo spinto” l’acquisto di bitcoinattraverso il suo sito web, vendendo la criptovaluta attraverso una piattaforma internazionale che si occupa di far incontrare domanda e offerta. A far attivare la Cassazione, nello specifico, è stato il ricorso presentato contro la decisione sul caso del Tribunale del riesame di Milano, in cui la difesa dell’imputato sosteneva che “Poiché le valute virtuali non sono prodotti di investimento, ma mezzi di pagamento, sono sottratte alla normativa in materia di strumenti finanziari” – una posizione che la Suprema Corte ha ribaltato.

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