TRADE WAR

Biden Presidente Usa: spiragli per Huawei&co?

Il nuovo inquilino della Casa Bianca cercherà un fronte comune con l’Europa e gli altri alleati per difendere la tecnologia e la proprietà intellettuale delle aziende occidentali. Per l’hi-tech cinese potrebbe esserci una tregua, ma è presto per capirlo

Pubblicato il 09 Nov 2020

Official portrait of Vice President Joe Biden in his West Wing Office at the White House, Jan. 10, 2013. (Official White House Photo by David Lienemann)..This official White House photograph is being made available only for publication by news organizations and/or for personal use printing by the subject(s) of the photograph. The photograph may not be manipulated in any way and may not be used in commercial or political materials, advertisements, emails, products, promotions that in any way suggests approval or endorsement of the President, the First Family, or the White House.

L’elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti cambierà il corso ma non l’aggressività della trade war e delle tensioni Usa-Cina sul predominio tecnologico. L’andamento sarà, dicono gli osservatori americani “più prevedibile e meno emotivo” rispetto a quanto si è visto durante la presidenza Trump, ma il presidente eletto non sarà meno determinato nel difendere la tecnologia e la proprietà intellettuale americana.

In questo momento, con il presidente Donald Trump che contesta, anche sul piano legale, i risultati del voto americano, e Biden che annuncia un focus sulla lotta alla pandemia di Covid-19, non è possibile anticipare le scelte del nuovo inquilino della Casa Bianca in fatto di relazioni con la Cina e, in particolare, sul futuro di Huawei e Zte, messe “al bando” da Trump, o sull’esito della cessione delle attività americane di TikTok a Oracle-Walmart.

“Ci sarà una lunga transizione e un grosso lavoro per mettere sotto controllo la pandemia”, commenta Scott Kennedy, senior advisor e Trustee Chair del Chinese Business and Economics at the Center for Strategic and International Studies. “Forse vedremo un cessate il fuoco sulla trade war, ma è troppo presto per dire se i dazi verranno rimossi e le azioni contro Huawei e le altre aziende cinesi saranno modificate”.

I problemi aperti nelle relazioni commerciali tra Usa e Cina non cambieranno con il cambio di amministrazione“, afferma Greg Gilligan, presidente della Camera di commercio americana della Cina, a Pechino. “Da entrambe le parti c’è pressione a tenere un comportamento aggressivo”.

Per gli esperti intervistati dai media Usa un dato però è certo: Biden è consapevole dell’importanza degli alleati occidentali, Europa in primis, per fare “fronte comune” contro la Cina e preservare il dominio tecnologico e la sicurezza dell’Occidente.

Fronte unito contro Pechino sull’hitech

Anche il team del presidente Democratico vuole una politica “dura” contro il Paese guidato dal Partito Comunista. Sulla politica estera e la Cina Biden non si è ancora espresso dopo l’elezione ma la sua posizione è che “la sicurezza economica equivale alla sicurezzza nazionale”.

In un articolo uscito a inizio anno sulla rivista “Foreign Affairs” intitolato “Why America Must Lead Again: Rescuing U.S. Foreign Policy After Trump”, Biden ha scritto che “Non è necessario fare i duri con la Cina”, ma “Se la Cina non viene arginata nei suoi comportamenti, continuerà a defraudare gli Stati Uniti e le aziende americane della loro tecnologia e proprietà intellettuale. Continuerà anche a usare sussidi pubblici per dare alle imprese di proprietà statale un vantaggio sleale – e un forte sostegno per ottenere il predominio nelle tecnologie e nelle industrie del futuro”.

Biden ha scritto anche che “Il modo più efficace di vincere questa sfida è di costruire un fronte unito di alleati e partner degli Usa per contrastare gli abusi della Cina e le sue violazioni dei diritti umani, anche se cerchiamo di collaborare con Pechino su temi in cui i nostri interessi convergono, come il cambiamento climatico, la nonproliferazione e la sicurezza sanitaria globale”.

Cnbc.com osserva che, mentre i capi di Stato mondiali continuano a inviare a Biden congratulazioni per la sua elezione, il presidente cinese Xi Jinping non si è ancora fatto sentire. Nel 2016, invece, il leader cinese ha telefonato a Trump un giorno dopo la sua vittoria nel 2016.

Per Huawei&co. solo una piccola tregua

L’industria hitech cinese bersagliata da Trump con dazi e divieti, soprattutto in settori strategici come le comunicazioni mobili e reti 5G, i chip e le tecnologie di intelligenza artificiale, può sperare di creare con Biden presidente un rapporto più costruttivo, scrive Reuters, ma pochi pensano a un allentamento della trade war.

“Le tech companies in Cina tireranno un respiro di sollievo quando Biden entrerà alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti sosterranno la necessità di una maggiore apertura, rispetto per la concorrenza leale e difesa dell’innovazione”, commenta Fang Xingdong, director del Consortium of Internet and Society presso la Communication University di Zhejiang. “Tuttavia, nell’industria hitech la competizione e i giochi di strategia non finiranno: Cina e Usa resteranno i grandi competitor sulle capacità di innovare per i prossimi dieci anni”.

Trend invariati nel lungo periodo

Gli analisti di Jefferies hanno scritto in una nota che la Cina probabilmente non sarà una priorità delle politiche di Biden, che ha promesso maggiore attenzione alle problematiche interne, e questo potrebbe significare che non ci sarà un bando assoluto degli Usa sull’industria cinese dei semiconduttori. Al tempo stesso, le azioni intraprese da Trump hanno mostrato la vulnerabilità dell’industria tecnologica cinese, che compra molte componenti dall’estero, e ora per la Cina la priorità è rafforzare la sua indipendenza, per esempio con una produzione interna di chip.

“È possibile che Cina e Stati Uniti avranno una chance di negoziare su alcuni temi tecnologici”, afferma un manager di una delle aziende cinesi nella blacklist americana sentito da Reuters in via confidenziale. “Ma è difficile che il trend di lungo periodo cambi. L’amministrazione Trump ha dato la sveglia allo sviluppo dell’industria cinese e ora Pechino proseguirà sulla strada dell’indipendenza”.

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