LA RICERCA

E-commerce, in Italia giro d’affari alla soglia dei 60 miliardi

Lo studio di The European House Ambrosetti per Netcomm: 678mila imprese per 290mila lavoratori. Oltre il 40% del fatturato si concentra in Lombardia

Pubblicato il 11 Nov 2020

netcomm e-commerce ambrosetti

La rete del valore dell’e-commerce e del digital retail genererà a fine 2020 ricavi per 58,6 miliardi di euro. E’ quanto emerge dal report  “Il ruolo e il contributo dell’e-commerce e del digital retail alla crescita e alla trasformazione digitale” realizzato da Netcomm in collaborazione con The European House – Ambrosetti, intitolato .

Quella dell’e-commerce è secondo la ricerca la terza rete del valore tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato del settore privato in Italia nel 2019, con un peso del 19,2% sulla crescita di fatturato del totale delle attività economiche nazionali. L’incidenza sulla crescita dell’occupazione delle imprese italiane nel 2019 è stata del 6,7% sul totale,  anche per questo indicatore al terzo posto.

Il comparto che ruota attorno agli acquisti online nel 2020 genera un incremento di ricavi per 3,5 miliardi di Euro, con un +6,3% sul 2019, un trend decisamente più contenuto rispetto al tasso medio del +18% degli ultimi 5 anni – spiega Netcomm in una nota – Quasi il 70% degli operatori del segmento,  i Brand owner e il 60% delle aziende che forniscono servizi alla filiera prevedono inoltre di rafforzare la propria forza lavoro per il canale e-commerce nel 2020, andando a incrementare un’occupazione di settore che già lo scorso anno, prima della pandemia, contava oltre 290mila lavoratori nel nostro Paese.

“L’e-commerce è tra i primi 10 settori in Italia per maggior incremento del valore di fatturato per addetto tra il 2015 e il 2019, nonché uno dei settori che ha incrementato di più il proprio peso relativo sul fatturato complessivo delle imprese italiane – commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – Come emerge chiaramente dalla ricerca, stiamo parlando di un settore che, nelle sue molteplici declinazioni, attiva sviluppo e occupazione e coinvolge numerosi ambiti e operatori, tanto nella fase di vendita online, quanto in ulteriori servizi pre e post-vendita a supporto di tutta la filiera. Si tratta di una rete di valore che contribuisce in modo significativo allo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese e all’incremento della competitività delle imprese a livello internazionale. Ma per poter continuare a sostenere la crescita di questo settore è necessario colmare il gap rispetto ai principali mercati in Europa, attraverso interventi di sistema che garantiscano uno sviluppo sostenibile delle imprese nel medio-lungo termine, e ancor più alla luce della situazione contingente dettata dall’emergenza da Covid-19”.

Tra i 290mila italiani occupati nella rete dell’e-commerce e digital retail nel 2019, 154mila lavoratori sono impiegati nel macro-settore delle vendite online (+12% in 5 anni) e 136mila nell’aggregato dei servizi a supporto, con  un tasso di crescita media del 14,2%. L’e-commerce – spiega ancora Netcomm – è stato uno dei settori che ha incrementato di più il proprio peso relativo sul fatturato complessivo delle imprese italiane con una crescita del 19,2%. Le crescite più decisive sono quelle del settore della fabbricazione dei prodotti chimici (+32,8%), del commercio al dettaglio (+18,1%), della fabbricazione di materiali e apparecchiature nca (+17,8%) e della ristorazione (+9,2%). Le imprese della rete del valore dell’e-commerce rappresentano il 34% del totale delle imprese di capitali in Italia (1,9 milioni) e sono equamente distribuite sul territorio. Il 21% è situato in Lombardia, il 16,8% in Lazio, il 9,6% in Campania, il 7,7% in Emilia-Romagna, il 7,6% in Veneto, il 7,0% in Toscana, il 5,4% in Sicilia, il 5,0% in Puglia e il 4,6% in Piemonte. Più del 46% del fatturato di queste è concentrato nel Nord-Ovest. In testa alla classifica troviamo sempre la Lombardia con 22,2 miliardi di Euro (39%), seguita dal Lazio con 5,3, il Veneto con 4,3, l’Emilia-Romagna con 3,8, la Campania 3,7, il Piemonte con 3,3, la Toscana con 2,2, la Sicilia con 1,4 e la Puglia con 1,3 miliardi di Euro.

Quasi la metà del fatturato delle imprese della rete del valore dell’e-commerce e del digital retail nel 2019 è stato generato da imprese di grandi dimensioni (43,9%), ma anche le Pmi e le microimprese hanno visto il loro fatturato aumentare: le piccole imprese contano per il 22,2% del totale, le medie imprese per il 18,8% e le microimprese per il 15,1%.

“Secondo i Merchant e i Brand owner intervistati per lo studio, per incrementare maggiormente questi numeri occorre promuovere un profondo cambiamento culturale – sottolinea Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti – In particolare, si deve agire sulla digitalizzazione delle imprese se vogliamo aumentare il livello di alfabetizzazione digitale, che in Italia risulta ancora basso: sono circa 11 milioni le persone low-skilled, concentrate nelle fasce d’età più avanzate. Attivare un programma per l’apprendimento permanente (life-long learning) e per upskilling/reskilling degli adulti finalizzati a migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze dei lavoratori sul digitale, è la soluzione più funzionale. Attraverso piani formativi aziendali focalizzati sulle opportunità delle nuove tecnologie digitali e programmi di affiancamento di giovani studenti a lavoratori con seniority elevata, si favorirebbe non solo l’apprendimento di quest’ultimi, ma anche l’introduzione dei primi nel mondo del lavoro, portando un beneficio non indifferente alle aziende che potrebbero formare ad un costo inferiore il proprio personale.”

Nel 2020, a fronte di una riduzione del turismo, si è verificata una perdita nel commercio da shopping tourism pari a 5,7 miliardi di Euro (il 75% del totale), a causa della forte diminuzione dei turisti stranieri (-58%). Per far fronte al calo dei consumi in corso è necessario sfruttare il canale digitale per promuovere i prodotti Made in Italy nel mondo – conclude Netcomm – riducendo il gap determinato dalla crisi da Covid-19 e creando al contempo una base di interesse per i turisti stranieri che vorranno venire in Italia alla fine della pandemia. Una possibile soluzione è favorire una crescente integrazione dei siti web di promozione turistica dei territori (Comuni, Province, Regioni) e delle produzioni locali tipiche con piattaforme digitali che permettano al visitatore di effettuare l’esperienza di acquisto online.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati