Chiede il pugno di ferro contro Google il gruppo di 165 aziende ed enti industriali che ha invitato le autorità antitrust dell’Ue ad assumere una posizione in merito, affermando che il gigante tecnologico statunitense favorisce ingiustamente i propri servizi nelle ricerche sul web.
Il gruppo di firmatari, che comprende società statunitensi, britanniche e colleghi in 21 paesi dell’Ue (135 aziende che offrono servizi online più 30 associazioni di settore, tra cui Yelp, Expedia, Trivago, Kelkoo, Stepstone e Foundem), giovedì ha inviato una lettera congiunta al capo dell’antitrust dell’Ue Margrethe Vestager, affermando che Google stava fornendo i propri servizi, come quelli per l’alloggio, i viaggi e il lavoro, in un posizionamento preferenziale nei risultati di ricerca. A tal proposito, hanno sollecitando un’azione rapida da parte dell’Ue per interrompere la pratica.
Google: “La concorrenza? E’ a portata di clic”
Google, dal canto suo, ha confutato le affermazioni e ha affermato che la concorrenza ai suoi servizi è a portata di clic su Internet. “Le persone si aspettano che Google fornisca loro i risultati di ricerca più pertinenti e di alta qualità di cui possono fidarsi”, ha affermato un rappresentante del Gruppo. “Non si aspettano che preferiamo società specifiche o rivali commerciali, né che smettiamo di lanciare servizi utili che creano più scelta e concorrenza per gli utenti europei”.
La società non è comunque nuova a questo tipo di problematiche: Vestager ha infatti imposto multe per un totale di 8,25 miliardi di euro (9,7 miliardi di dollari) a Google negli ultimi tre anni. L’accusa è abuso del proprio di mercato per favorire il proprio servizio di confronto degli acquisti, il sistema operativo mobile Android e la sua attività pubblicitaria.
“Vantaggi ingiustificati con i OneBox”
“Anche se competiamo tra di noi per la migliore esperienza di consumo, c’è un concorrente comune che non compete in modo equo – recita la lettera -. Google ha ottenuto vantaggi ingiustificati trattando preferenzialmente i propri servizi all’interno delle sue pagine di risultati di ricerca attraverso i cosiddetti OneBox”. Questi delineano le informazioni e le immagini in riquadri posizionati vicino alla parte superiore dei risultati di ricerca e spesso sono modi per le attività commerciali locali di ottenere maggiore visibilità.
“Con questo uso esclusivo di OneBox – si legge nel documento -, Google mantiene artificialmente gli utenti all’interno del proprio servizio e impedisce loro di visitare servizi concorrenti e più pertinenti”. Il gruppo haquindi affermato che il Digital markets act, le nuove regole tecnologiche dell’Ue in cantiere che impedirebbero alle piattaforme online dominanti di favorire i propri servizi, impiegherebbe troppo tempo per entrare in vigore. Hanno quindi esortato Vestager ad agire rapidamente per garantire che Google offra ai suoi concorrenti lo stesso trattamento nei risultati di ricerca.
In arrivo un progetto di legge, ma l’iter sarà lungo
La Commissione europea ha dichiarato di aver ricevuto la lettera e che risponderà a tempo debito. Ha aggiunto di aver monitorato attentamente il mercato per valutare l’efficacia dei rimedi offerti per Google Shopping.
Margrethe Vestager, intanto, dovrebbe annunciare per il 2 dicembre un progetto di legge che avrà bisogno del contributo dei paesi dell’Ue e del Parlamento europeo, prima che possa diventare legislazione in un processo che potrebbe durare un anno o più. Non è comunque chiaro come le nuove regole potrebbero influenzare la presentazione di Google dei suoi risultati di ricerca.