LO STUDIO

Covid19, le app per il contact tracing un flop mondiale. Il nodo? La governance

In un articolo su Science analizzate le motivazioni alla base degli insuccessi governativi. Il principale errore è stata la progettazione delle soluzioni con focus quasi esclusivo sulla questione privacy, mentre sono mancate valutazioni sulle misurazioni dei risultati e il coinvolgimento degli stakeholder

Pubblicato il 17 Nov 2020

Illustrazione di Davide Bonazzi/Salzmanart per Science

Le app di contact tracing lanciate da molti governi mondiali per far fronte alla crisi Covid-19 si sono rivelate, in generale, un vero flop. La diffidenza del pubblico sull’efficacia del tracciamento, insieme ai timori sulla privacy dei dati, non hanno permesso quell’adozione diffusa che era garanzia del loro successo. Si tratta di un “social control dilemma”, come lo definiscono i ricercatori Alessandro Blasimme e Effy Vayena in un articolo su Science che prova ad analizzare i risultati delle app di contact tracing (come l’italiana Immuni), le falle nella governance delle autorità e le possibili soluzioni.

Studi condotti ad aprile e maggio scorsi hanno mostrato che in Usa, Svizzera e Italia tra il 55% e il 70% della popolazione adulta era disposta a scaricare una app di contact tracing. Tuttavia, la “disponibilità” non si è trasformata in adozione diffusa.

Senza governance il pubblico non ha “fiducia”

C’è una sottostante questione di social learning, public trust e design tecnologico nel successo del contact tracing. Secondo i ricercatori di Science i governi dovrebbero creare meccanismi per testare l’efficacia e contollare l’utilizzo delle app e seguire la risposta del pubblico in modo da adattare la tecnologia in modo agile ai rischi percepiti dagli utenti, alle loro aspettative e ai risultati in termini di rilevamento dei contagi.

Questo aspetto dell’adattamento del design come parte essenziale della governance delle app di tracciamento è stato sottovalutato, si legge su Science, perché l’attenzione si è concentrata tutta sulle questioni della privacy. Ma, benché le tutele dei dati come crittografia, decentramento e limiti alla conservazione siano essenziali, non si sono rivelate sufficienti a garantire il successo del contact tracing nella lotta alla pandemia.

Anche l’Oms ha sottolineato l’importanza della governance delle app di contact tracing. La Svizzera e la Francia hanno cercato di dare impulso alle loro app chiamando a collaborare, rispettivamente, il Garante privacy e un comitato di esperti di alto profilo. Questo aiuta a legittimare le app agli occhi del pubblico. Anche una vigilanza costante del funzionamento e del successo delle app da parte del governo contribuisce a rassicurare gli utenti.

Download a rilento

Il pubblico cita tra le sue preoccupazioni principali l’uso dei dati al di là del contenimento dei contagi da Covid-19 e il timore che le aziende It o le autorità pubbliche accedano ai loro dati personali. Questa diffidenza ha portato ai deludenti tassi di adozione. I ricercatori di Science riportano i dati a loro disposizione al momento dello studio sull’andamento di alcune app globali. Per la app di contact tracing dell’Australia riferiscono 6,5 milioni di download (26% della popolazione), per quella della Francia 1,5 milioni di download (2,3%) e per l’Italia 8 milioni di download (13,4% della popolazione, dicono i ricercatori di Science, ma la percentuale va “corretta” con quanto comunicato dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano: si tratta del 16% della popolazione).

La app di contac tracing dell’Irlanda ha 1,3 milioni di utenti attivi (24% della popolazione), quella della Svizzera 1,8 milioni (21,5%), quella della Germania 16 milioni (19,3%). Si tratta di un andamento che rientra nel tipico ciclo di adozione di una tecnologia nuova, che non è repentino ma graduale e dipende dall’adattamento culturale e politico (“social construction of technology”).

La governance adattiva è multi-stakeholder

Tuttavia, ci sono meccanismi che potrebbero accelerare i ritmi dell’adozione. Per esempio, l’uso di un meccanismo di opt-out anziché di opt-in e vasti studi in cui i partecipanti sono incentivati a provare e usare la app. Con l’aumento dell’adozione aumenterebbe la capacità dei governi di studiare e dimostrare l’efficacia del contact tracing, vincendo le diffidenze del pubblico. La mancanza di risultati certi ha prodotto il caso estremo della Norvegia, dove il Garante privacy ha affermato che i rischi noti del monitoraggio digitale superano i benefici dimostrati per la salute pubblica, spingendo il governo di Oslo a mettere in stand-by la sua tecnologia di contact tracing.

I ricercatori di Science ribadiscono l’importanza di una governance adattiva, basata su modelli flessibili che abilitano il social learning e distribuiscono i compiti di controllo sull’andamento del contact tracing fra attori diversi. La collaborazione tra stakeholder -sviluppatori, autorità sanitarie, garante privacy, esperti, cittadini – è essenziale in questo approccio, perché permette di imparare dai dati raccolti sul campo e di adattare le app in modo da garantirne non solo la sicurezza e l’efficacia ma anche l’accettazione del pubblico.

In molti casi, le app di contact tracing – anche a causa dell’urgenza creata dalla situazione sanitaria – sono state implementate senza coinvolgere i cittadini in alcuna fase del processo e questo ha contribuito a minarne l’adozione, evidenziando l’aspetto di sorveglianza di massa contraria ai principi democratici e lasciando in secondo piano i benefici per la lotta al Covid-19.

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