Il Consiglio di Amministrazione di Cdp Venture Capital Sgr – Fondo Nazionale Innovazione ha deliberato l’istituzione di un fondo denominato Fondo Rilancio, che accoglie la dotazione di 200 milioni di euro affidati dal Ministero dello Sviluppo Economico a sostegno delle startup e Pmi innovative in Italia, nella fase di ripartenza dall’emergenza Covid-19.
Il ruolo degli investitori qualificati
Le risorse sono state assegnate, con decreto attuativo dell’art. 38 comma 3 del Decreto Legislativo Rilancio delll’1 ottobre, dal Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Lo strumento contribuirà a supportare e rafforzare il raccordo tra gli operatori dell’ecosistema del Venture Capital italiano. Con il Fondo Rilancio, infatti, saranno gli investitori qualificati e regolamentati che operano sul territorio a segnalare le startup e le Pmi innovative in cui stanno per investire o hanno investito nei sei mesi antecedenti l’entrata in vigore del Decreto Legislativo Rilancio, nel rispetto dei requisiti stabiliti dal decreto attuativo.
“Queste nuove risorse testimoniano la fiducia che il Ministero dello Sviluppo economico ripone in tutti gli operatori che ogni giorno lavorano in modo sinergico con l’obiettivo di rendere il Venture Capital un ecosistema di crescita e di sviluppo della cultura imprenditoriale del nostro Paese”, commenta l’Amministratore delegato e Direttore Generale di Cdp Venture Capital Sgr – Fondo Nazionale Innovazione Enrico Resmini. “Il rilancio dell’innovazione in Italia deve poter contare su una solida rete di investitori qualificati e regolamentati, in grado di accompagnare le start-up e Pmi innovative nel loro percorso di sviluppo”.
Come funziona il nuovo fondo
I finanziamenti saranno realizzati in matching con gli investitori accreditati. Il capitale investito da Cdp Venture Capital Sgr attraverso il Fondo Rilancio ammonterà ad un massimo di quattro volte il valore di quanto da essi investito, nel limite complessivo di 1 milione di euro per singola startup o Pmi investita.
Gli investimenti, realizzati attraverso lo strumento finanziario del convertendo, saranno rivolti a startup e Pmi innovative che stiano effettuando round di investimento o che l’abbiano già effettuato, attraverso la mediazione degli investitori qualificati o regolamentati.
Le start-up e le Pmi destinatarie degli investimenti da parte del Fondo Rilancio dovranno avere sede legale in Italia e svolgere in Italia le loro attività e i programmi di sviluppo futuri, nonché rientrare nei requisiti stabiliti dal decreto attuativo.
Fare ecosistema per massimizzare l’uso delle risorse
“Lo sforzo del Governo a favore dell’ecosistema, come abbiamo avuto modo di sottolineare già più volte, è stato molto positivo e va nella direzione auspicata da tutti gli attori del settore”, commenta Angelo Coletta, Presidente di InnovUp, la principale associazione italiana delle startup e delle Pmi Innovative (nata a settembre dalla fusione di Italia Startup e Apsti, rappresenta un network di oltre 3.000 realtà). “Tuttavia è importante invitare alla coesione tutte le categorie che fanno parte dell’ampio mondo dell’innovazione – evidenzia Coletta -. ricordando quello che deve essere lo scopo ultimo di questi attori: la crescita e lo sviluppo delle startup e scaleup, vero motore dell’ecosistema. E’ fondamentale, quindi, assegnare pari dignità a business angels e centri di innovazione (incubatori, acceleratori e parchi scientifici e tecnologici), fondi di venture capital e corporate che investono in innovazione favorendo logiche collaborative e cooperative piuttosto che una feroce competizione per l’ottenimento delle risorse”.
“Siamo felici della conferma da parte del Mise di un provvedimento in grado di premiare il co-matching tra le startup e gli investitori privati moltiplicando l’entità dei finanziamenti già ricevuti e incentivandone di nuovi – commenta Gianmarco Carnovale, Presidente di Roma Startup -. Ancor più oggi, nel pieno di un’emergenza sanitaria e socio-economica di scala globale, dobbiamo mettere al primo posto l’effettivo obiettivo di benessere e sviluppo dell’ecosistema e superare la logica ‘campanilistica’ che anche recentemente ha portato alcune categorie di investitori a dichiararsi più meritevoli di altre nella gestione dei fondi stessi”.