IL PROGETTO

La seconda vita di OneWeb: Neil Masterson il nuovo ceo, sul piatto un miliardo di dollari

Il governo del Regno Unito e Bharti Global salvano l’azienda dalla bancarotta, ma non mancano le polemiche sull’uso dei fondi pubblici. Si punta a fornire servizi di connettività attraverso una mega-flotta di 650 satelliti Leo. Fissata al 17 dicembre la data per il ritorno in orbita

Pubblicato il 23 Nov 2020

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Solo lo scorso marzo aveva annunciato l’imminente dichiarazione di fallimento. Oggi il fornitore di banda larga via satellite OneWeb esce dall’incubo della bancarotta con un nuovo Ceo e due nuovi proprietari, il governo del Regno Unito e il conglomerato indiano Bharti Global, che investiranno un miliardo di dollari per fornire servizi di connettività a banda larga attraverso una rete di 650 satelliti Leo.

L’abbandono di SoftBank, poi l’avvio della crisi

Si chiude quindi con successo il percorso di protezione contro il fallimento intrapreso da OneWeb con l’appello al Chapter 11, la norma della legge fallimentare statunitense che consente alle imprese che lo utilizzano una ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario. Il fornitore di banda larga aveva fino a qualche mese fa beneficiato di importanti iniezioni di capitale, con il finanziatore tecnologico giapponese SoftBank come principale azionista. Ma davanti alla necessità di un nuovo salvataggio, Masayoshi Son, fondatore e guida di SoftBank, aveva infine valutato di non potersi permettere l’operazione. E aveva così dato il via al percorso di bancarotta, poi confluito nell’appello al Capitolo 11.

Neil Masterson, già Thomson Reuters, nuovo Ceo

Con la notizia dell’ingresso di nuovi azionisti nella nuova proprietà, OneWeb ora può guardare al futuro con occhi nuovi: la sede continuerà ad essere nel Regno Unito, mentre Neil Masterson assumerà il ruolo di nuovo Ceo. Già Co-chief operating officer presso il gruppo Thomson Reuters, succede ad Adrian Steckel, che continuerà come consigliere del consiglio. Con questo nuovo assetto, l’azienda potrà continuare a costruire la sua “megacostellazione” a banda larga. Allo stesso tempo, la nuova holding si impossesserà di tutti gli asset dell’operatore, compresi i 74 satelliti che ha in orbita e tutte le infrastrutture di terra per supportarli. La vendita, approvata da un tribunale federale degli Stati Uniti il ​​mese scorso, consentirà inoltre a OneWeb di riprendere a fare trading con i suoi vecchi debiti cancellati.

Trentasei nuovi satelliti pronti al lancio dalla Russia

OneWeb ha fissato il 17 dicembre come data obiettivo per il suo ritorno in orbita, con un payload di 36 satelliti impostato per il lancio dal Cosmodromo Vostochny in Russia da Arianespace. Tutti i satelliti sono stati spediti dalla Florida alla Russia e sono attualmente in fase di preparazione per il lancio. L’investimento da parte dei nuovi azionisti ha consentito di riattivare l’impianto di JV con Airbus in Florida e di riavviare le doppie linee di produzione. I lanci dei satelliti OneWeb continueranno poi nel 2021 e nel 2022, con i servizi commerciali che dovrebbero essere lanciati nel Regno Unito e nella regione artica alla fine del 2021, seguiti dai servizi globali nel 2022.
Il piano di OneWeb è quello di portare in orbita 648 veicoli spaziali, per fornire connettività Internet a quasi tutte le superfici terrestri e marine del mondo.

Il ruolo (controverso) del governo britannico

Il coinvolgimento del governo britannico nel salvataggio della società è stato controverso: i critici si chiedono infatti perché i ministri avrebbero investito così tanti soldi in quella che rimane un’impresa rischiosa. Il Segretario agli Affari Alok Sharma ha persino dovuto emanare una “direzione ministeriale” per spingere l’investimento dopo che altre voci pubbliche avevano espresso le loro obiezioni. Per contro, i sostenitori dell’operazione OneWeb vedono grandi opportunità nella costellazione di satelliti per fornire una gamma di servizi oltre la connettività Internet. Uno di questi servizi includerebbe posizionamento, navigazione e tempistica precisi: una capacità che il governo desidera poter sfruttare, ora che la sua partnership nel progetto per il navigatore satellitare Galileo dell’Unione europea è terminata dopo la Brexit.

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