Fondi pubblici per uscire dalla crisi

Per la gestione di risorse e progetti sinergia tra Pubblica amministrazione e istituzioni

Pubblicato il 22 Giu 2009

La crisi e l’innovazione. O meglio l’innovazione per uscire
dalla crisi. È stato il grande tema della seconda Giornata
dell’Innovazione voluta dal ministro Renato Brunetta.
Un’occasione per fare il punto con i vertici di Confindustria
sullo stato dell’arte dell’R&S nel nostro Paese. Perché non si
può uscire dalla recessione da soli: serve rilanciare una
partnership pubblico-privata che focalizzi risorse e attenzione a
progetti considerati abilitanti. Lo dice l’Ocse nelle preview che
prepara annualmente per i governi degli Stati membri. Lo dice la
presidenza di Confindustria dando voce alle migliaia di
imprenditori che chiedono un finanziamento pubblico per ridare
fiato al settore della ricerca. La piattaforma su cui
“sperimentare” la ricerca made in Italy d’altronde c’è e
si chiama E-gov 2012. Il piano telematico nazionale ha infatti
raccolto giudizi molto positivi da parte degli industriali.
La ricetta sembrerebbe pronta, basterebbe solo mescolare gli
ingredienti. Ma non è semplice. A premere alle imprese, oltre ai
fondi pubblici – “si potrebbero utilizzare quelli Pon, della
Cassa Deposisti e Prestiti e quelli del credito di imposta”,
suggerisce Diana Bracco, vicepresidente di Confindustria – c’è
l’annosa questione della digitalizzazione della PA. Questione che
il ministro Brunetta si è detto pronto a risolvere in tempi
rapidi. “E-gov parla del 2012, ma mi sento di annunciare che per
alcuni settori che abbiamo identificato i tempi di attuazione si
possono anticipare al 2011”. Brunetta sa bene che una PA mal
funzionante disincentiva le imprese ad investire, togliendo fiato
all’economia già strozzata dalla crisi.  Tra PA da riformare e
nuove strategie di investimenti, ecco le “ricette” anticrisi
raccolte durante la Giornata dell’Innovazione.

Svincolare le risorse
esistenti e mai usate

Diana Bracco
vice presidente Confindustria

«Investire in ricerca e sviluppo è certamente il presupposto da
cui partire il rilanciare il sistema Paese. Ma è necessario 
riattivare il processo di reperimento fondi, svsvincolando le
risorse esistenti e non usate, come quelle Pon, attivando la Cassa
Depositi e Prestiti e automatismi come il credito di imposta. Mi
preoccupa in modo particolare la questione del credito di imposta:
all’appello mancano circa 700 milioni di euro all’anno per gli
anni 2007-2008-2009, che farebbero da leva per 7 miliardi di
investimenti. Va ricordato infatti che il 90% della ricerca delle
imprese è autofinanziata, di qui l’importanza del rilancio di
questo automatismo. Per quanto riguarda, invece, in dettaglio
l’operato di Confindustria va ricordato il progetto Nord-Sud che
si pone come obiettivo quello di collegare centri di ricerca,
università e tecnopoli capaci di sviluppare progetti abilitanti
per il rilancio e lo sviluppo del Mezzogiorno, con un’attenzione
particolare all’automotive, all’Ict e ai programmi che
riguardano la sostenibilità ambientale».


Rilanciare il tandem
pubblico-privato

Pier Carlo Padoan
vice segretario generale Ocse

«Pubblico e privato devono viaggiare insieme se vogliamo uscire
dalla crisi in tempi relativamente rapidi. Il sostegno pubblico al
sistema produttivo è fondamentale. Partendo da questa
convinzione  l’Ocse sta lavorando a nuove linee guida per
l’innovazione che ciascun governo potrà adattare alle sue
esigenze. Linee che riconoscono proprio nei fondi pubblici il
fattore abilitante per la ripresa economica. Una volta definito
questo principio, bisogna  creare anche un contesto economico per
razionalizzare la spesa. Mi riferisco al buon funzionamento del
sistema fiscale e delle regole della concorrenza. In questo modo si
incrementerà la domanda di innovazione dei consumatori privati e
degli attori pubblici, che è determinate in ogni settore
produttivo. A supporto di un contesto siffatto imprese e governi,
infine, devono incentivare  i mercati globali della conoscenza e
della ricerca».

La ricerca la via d’uscita
dalla recessione

Emma Marcegaglia
presidente Confindustria

«L’innovazione è sempre una grande opportunità da cogliere e
lo è più che mai nella congiuntura economica attuale. Ma
riconoscerne la necessità non basta: quello che serve all’Italia
è un vero e proprio “action plan” sulla ricerca e sullo
sviluppo dove vengano definiti obiettivi monitorabili da
raggiungere con strumenti flessibili. Il punto di riferimento 
deve essere il nuovo Programma nazionale di ricerca (Pnr) che il
Miur si appresta a varare per il 2009-2013.  Partendo dal piano
potremo lavorare a medio termine, mettere in rete le eccellenze,
creare piattaforme tecnologiche nazionali, attraverso la
collaborazione pubblico-privato. E non a caso ho detto a medio
termine. I tempi di attuazione dei progetti e di raggiungimento
degli obiettivi devono essere rapidi. In altre parole serve una
nuova governance delle ricerca che non prescinda dai tempi. In
questa prospettiva diventa fondamentale il ruolo che gioca la
Pubblica amministrazione a supporto dell’attività di ricerca e
sviluppo delle imprese. Una PA che deve diventare sempre più
snella ed efficiente.  Giudichiamo positivamente il lavoro fatto
finora dal ministro della PA e Innovazione, Renato Brunetta, e i
suoi sforzi per fare della burocrazia un sistema moderno e
funzionante. Al ministro  va riconosciuto il coraggio e la
determinazione di avere avviato un processo di miglioramento,
impegnandosi per aumentare la trasparenza sui servizi e premiare il
merito».

Nella PA l’innovazione
è organizzazione

Renato Brunetta 
ministro PA e Innovazione

«Il piano E-gov 2012 si pone come obiettivo precipuo la
trasformazione della PA in tre anni. Come economista prima e
ministro poi, so bene quanto sia importante avere
un’ammistrazione efficiente in grado di supportare il lavoro
delle imprese che non possono essere più schiave delle lungaggini
burocatiche. Ma da dove partire per efficientare il ginepraio PA?
Il governo ha identificato quattro settori abilitanti, la scuola,
la sanità, la giustizia e la connettività-Spc. Su questi
investiremo precipuamente competenze e risorse. Che tra l’altro
non saranno ingenti, come dimostrano anche i due progetti di
giustizia digitale avviati nei tribunali di Venezia e Roma, per cui
verranno spesi non più di 150mila euro. In realtà la PA italiana
non ha bisogno di massicce dosi di investimenti per innovarsi. La
questione è soprattutto organizzativa: solo un’organizzazione
efficiente e funzionale può garantire aumenti di produttività
degli uffici pubblici fino al 50% . Vanno poi implementati gli
strumenti tecnologici abilitanti. In questo senso va letta
l’intenzione del mio ministero di fare della Posta elettronica
certificata la piattaforma ad hoc per le comunicazioni con la PA.
Dall’autunno, in via sperimentale, tutti gli interlocutori
dell’Inps verranno dotati di una casella elettronica. Da gennaio,
invece, tutti cittadini e imprese verranno messi nella condizione
di interloquire con la Pubblica amministrazione tramite la mail
certificata».

In Europa con la forza
del made in Italy

Andrea Ronchi
ministro Politiche europee

«Per agganciare il treno della ripresa credo sia utile guardare
all’Europa, non solo come dispensatrice di fondi ma anche come
realtà di condivisione. Da lì, dal confronto con altri Paesi,
più o meno “moderni”, si può trovare una via comune per
uscire dalla crisi. In questo senso il terreno di confronto può
essere proprio la ricerca e lo sviluppo. D’altronde non sono
pochi i progetti europei che vedono impegnati in partnership molti
stati membri. A cominciare  da Galileo, in cui le imprese italiane
fanno la parte del leone, mettendo a disposizione competenze e
professionalità di altissima qualità. Ovviamente il rilancio
dell’innovazione del Made in Italy non può non essere supportata
da una PA efficiente. Il governo appoggia totalmente l’operato
del ministro Brunetta».

Regioni testa di ponte
per l’hi-tech pubblico

Michele Iorio
Conferenza delle Regioni

«Il piano E-gov 2012 prevede alcuni obiettivi territoriali e
settoriali in cui il ruolo degli enti regionali è determinante. A
questo scopo la Conferenza delle Regioni ha firmato con il ministro
Brunetta un protocollo di intesa che stabilisce dei progetti
prioritari. Come vicepresidente della Conferenza credo che  questi
progetti possano essere un importante volano per il settore della
ricerca e dello sviluppo. Il tutto in un contesto di partnernship a
tre: governo centrale, enti locali e sistema delle imprese. Nel
protocollo d’intesa si conferma, infatti, il ruolo delle Regioni
non solo per gli obiettivi territoriali ma anche in altri settori
come scuola, salute, imprese, ambiente, infrastrutture, giustizia,
turismo, beni culturali, giovani, mobilità e dematerializzazione.
Gli enti regionali si sono impegnati anche a compartecipare anche a
progetti come  Linea Amica, Reti Amiche e Mettiamoci la faccia.
Nella prossima convocazione della Commissione permanente
sull’innovazione tecnologica faremo il punto  sullo stato
dell’arte del protocollo e istituiremo tavoli tecnici di lavoro
per singole linee di intervento».

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