La pandemia da Coronavirus ha fatto emergere una forte esigenza di connettività “domestica” legata allo smart working e alla didattica a distanza ed anche tutte le lacune legate in particolare alla mancanza di connessioni a banda larga e ultralarga. E il fenomeno si è registrato anche all’interno degli uffici. Se sette italiani su dieci (71%) hanno lavorato da casa dall’inizio della pandemia di coronavirus, solo il 21% lo ha fatto tutto il tempo. E se l’87% dei lavoratori italiani afferma che la connessione negli uffici è buona il 78% ha dovuto adoperarsi per migliorarla. È quanto emerge dallo studio “Connection at Work: Italy” – che CorCom pubblica in anteprima (qui tutti i dati) – a firma di Opinium Research per WiredScored, il sistema internazionale per la valutazione della connettività digitale degli immobili da metà novembre sbarcato sul mercato italiano.
Numerose le difficoltà riscontrate dai lavoratori operativi in azienda: il 35% del campione intervistato ha dovuto interrompere la connessione a internet e ricollegarsi, il 21% è stato costretto ad utilizzare hotspot mobile, il 19% si è spostato all’interno dell’ufficio per avere una connessione stabile, il 12% ha dovuto staccare la videocamera nel corso di una call a causa della scarsa qualità della rete, il 7% si è spostato in un altro luogo per lavorare e il 5% è stato costretto e rinunciare al lavoro.
La scarsa disponibilità di banda ma anche la scarsa qualità del segnale hanno già impattato sui livelli di produttività: il 26% dei lavoratori ha visto la propria produttività diminuire e, addirittura, il 10% afferma di essere diventato totalmente improduttivo. Un lavoratore su dieci (8%) non è riuscito a effettuare una chiamata con un cliente e il 4% non ha rispettato le scadenze a causa dell’inaffidabilità della connessione. E più in generale il 68% degli intervistati afferma di aver avuto conseguenze negative a causa della scarsa qualità della connessione e un terzo (32%) si sente più stressato.
Interrogati su quali siano i fattori più importanti sul luogo di lavoro, una volta superato il periodo della pandemia, il 58% afferma che la priorità è la qualità della connessione internet, seguita dalla qualità dell’aria (48%), apparecchiature per ufficio (39%), lavorare nello stesso luogo dei colleghi (30%).
Quali fattori influenzeranno la scelta degli intervistati in merito a un rientro volontario in ufficio? Il 94% afferma che sarà rilevante la qualità della connessione, mentre per il 74% sarà un fattore decisivo per giungere a una decisione.
Sbarcata nei giorni scorsi in Italia, WiredScore metterà a punto anche nel nostro Paesi un rating della connettività negli immobili e nella prima fase saranno certificati 22 edifici, tra cui Blue Building, Sesto San Giovanni; Corso Como Place; Coima HQ; ED.G.E.; Gioia 20; Il Portico; Le 4 Porte; Mind Hub; Mind Office 4.1.1; Mind 4.1.2; Monte Rosa 91; Pirelli 35; Rizzoli, San Fedele; Segreen; Viale Cassala 22; Villa Corniola; Villa Quarzo; Villa Onice; Wellio Milan Dante.
“Oggi più che mai, le aziende di tutto il mondo sono sempre più consapevoli di quanto sia importante essere connessi e accessibili dal punto di vista digitale per continuare ad operare in considerazione di una forza lavoro dislocata in più parti del mondo – sottolinea William Newton, President e Managing Director WiredScore -. I locatari che fanno della connettività digitale la loro priorità e che investono in queste tecnologie continueranno ad attirare nuovi affittuari e a mantenere quelli già esistenti. Siamo entusiasti di lanciare WiredScore in Italia, potendo già contare sull’importante supporto dei proprietari che hanno avviato il percorso per ottenere la certificazione WiredScore. Non vediamo l’ora di collaborare con i locatari e gli imprenditori edili più lungimiranti d’Italia per garantire una migliore connettività, trasparenza e, quindi, una maggiore produttività alle imprese italiane”.