Gli Stati membri scambieranno automaticamente informazioni sui ricavi generati dai venditori sulle piattaforme digitali, a prescindere che la piattaforma sia ubicata o meno nella Ue. Toccherà a Google & co segnalare i dati all’autorità fiscale di uno stato membro.
L’Ecofin ha raggiunto l’accordo in materia di trasparenza fiscale facendo in modo che coloro che ottengono ricavi attraverso la vendita di beni o servizi sulle piattaforme paghino la quota di imposte appropriata.
L’accordo fa seguito alla proposta presentata dalla Commissione Europea a luglio, che permetterà non soltanto alle autorità nazionali di individuare le situazioni in cui l’imposta dovrebbe essere pagata, ma ridurrà anche gli oneri amministrativi a carico delle piattaforme, che spesso devono far fronte a diversi obblighi nazionali di comunicazione. Google & co diventerebbero una sorta di collaboratori fiscali delle istituzioni.
Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, sottolinea che l’accordo sull’aggiornamento delle norme fiscali era necessario “per rispecchiare la crescente importanza delle piattaforme digitali per l’economia europea. Una volta che le nuove norme saranno state adottate e attuate, le autorità nazionali scambieranno automaticamente informazioni sui ricavi generati dai venditori su tali piattaforme, mentre questi ultimi beneficeranno di procedure amministrative più semplici. Si tratta di una buona notizia per le finanze pubbliche e per gli imprenditori onesti”.
Il ministro dell’Economia e delle finanze italiano Roberto Gualtieri si è detto “soddisfatto per l’accordo Ecofin sulla Direttiva Dac7”.
“Più scambio di informazioni e trasparenza sui redditi prodotti con l’intermediazione delle piattaforme digitali e più cooperazione tra autorità fiscali europee – scrive su Twitter – Un importante passo avanti contro evasione ed elusione fiscale”.
La proposta approvata dall’Ecofin andrà a modificare la Direttiva sulla cooperazione amministrativa (Dac7). La direttiva garantirà che le amministrazioni fiscali ottengano in via automatica le informazioni sulle transazioni effettuate dagli utenti negli stati membri: i dati serviranno per contrastare evasione Iva, dazi e imposte sul reddito.
Le piattaforme situate all’esterno della Ue dovranno registrarsi in uno Stato membro e dovranno inviare le informazioni a quest’ultimo (che le condividerà con gli altri stati membri). Arriveranno perciò pesanti sanzioni graduali in caso di mancato rispetto delle regole da parte delle piattaforme; fino alla sanzione massima che sarà la sospensione di accesso al mercato.
L’adozione formale seguirà una volta che il Parlamento europeo e il Comitato economico e sociale europeo avranno espresso il loro parere. Le nuove norme si applicheranno a decorrere dal 1° gennaio 2023.
La proposta della Commissione fa parte di un più ampio pacchetto fiscale che «mira a rafforzare l’equità, intensificando la lotta contro l’abuso, frenando la concorrenza sleale e aumentando la trasparenza», secondo quanto indicato dalla Commissione lo scorso 15 luglio quando ha presentato le misure, e che si inquadra all’interno dell’«ampia e ambiziosa» agenda fiscale di Bruxelles per i prossimi anni.