Il non profit italiano potrebbe risparmiare fino al 95% per l’acquisto di strumentazione informatica per svolgere le proprie attività, ma solo un’organizzazione su venti è a conoscenza di questa possibilità. E’ quanto è emerso questa mattina nel corso del convegno “Tecnologia Solidale” tenutosi presso la Camera dei deputati a Roma. L’incontro, organizzato dal deputato del Pdl Antonio Palmieri, ha visto confrontarsi diverse organizzazioni profit e non per discutere di come la tecnologia possa migliorare la vita delle persone.
Al centro del convegno l’esperienza del Biteb, Banco informatico tecnologico e biomedico, una realtà che ha come obiettivo quello di dare nuova vita a tecnologia dismessa a favore del terzo settore e allacciando relazioni con aziende. Dal 2003 ad oggi, Biteb ha raccolto e destinato a progetti sociali migliaia di computer e attrezzature ospedaliere ancora funzionanti ma dismessi, ma in Italia sono ancora poche le realta’ che conoscono questo progetto.
“Ad oggi non più del 5% delle organizzazioni non profit presenti in Italia utilizzano sistematicamente questi servizi – ha spiegato Stefano Sala, presidente Biteb -. Siamo in una situazione paradossale, per cui in questo momento abbiamo tanti computer a disposizione, ma poche non profit che ce li chiedono”.
Eppure il servizio realizzato da Biteb porta a risparmi considerevoli. “Fatto cento il costo della tecnologia che il mondo del non profit avrebbe bisogno – ha spiegato Sala -, attraverso il Biteb si può accedere a tecnologia a un costo che va da cinque a dieci. Un risparmio quasi del 90-95% su hardware, software e attrezzature biomediche. La possibilità di risparmio è altissima, ma è soprattutto un tema di sensibilità culturale. Bisogna aiutare il mondo del non profit a capire soprattutto che c’è questa possibilità”.
Computer o tecnologia dismessa, infatti, non significa inutile o inutilizzabile. Non tutte le organizzazioni che ne fanno richiesta hanno infatti bisogno di macchine dalle prestazioni elevate. Per un semplice corso di informatica, ad esempio, non è necessario l’ultimo personal computer sul mercato, spiegano gli esperti di Biteb. Le macchine, però, sono come nuove, ricondizionate grazie al lavoro di circa 70 volontari.
L’ostacolo più grande, ad oggi, è quello della diffusione del progetto sul territorio nazionale, nonostante a livello mondiale, Biteb possa vantare diversi interventi a favore delle realtà più povere. “In Italia, purtroppo, il mondo del non profit è ancora abbastanza a digiuno di tecnologia e stenta anche a chiederla pur essendoci – ha affermato Sala -. Il primo lavoro da fare è un lavoro educativo. Far capire al mondo del non profit che attraverso la tecnologia può migliorare di molto la propria attività. Vogliamo dire al mondo del non profit, che fa già delle cose grandissime, che può fare ancora meglio se solo si prova a lavorare in modo professionale, quindi usando la tecnologia”. Dal lato delle imprese, l’impegno c’è, ha aggiunto Sala. “Il mondo profit sta sostenendo molto questa attivita’ – ha spiegato -. Oggi abbiamo sentito Microsoft, Vodafone, Ibm, ma sicuramente si può fare ancora di più per fare in modo che la tecnologia vada sempre più vicino a chi poi aiuta veramente”.
Da due anni, inoltre, Biteb ha avviato anche un altro progetto. Nel 2010 si è aggiunta la divisione Techsoup Italia che dona a centinaia di organizzazioni software e hardware nuovi, messi a disposizione da aziende leader del settore informatico. “Al 31 dicembre 2011 – spiega l’organizzazione – Techsoup Italia aveva donato software a 1.300 organizzazioni, per un controvalore di oltre 3,5 milioni di dollari”.
L’appuntamento di oggi, ha spiegato Antonio Palmieri, non sarà un evento isolato: ” Ci sarà presto un nuovo incontro per buttare le basi di un confronto più serrato sull’agenda digitale e sugli effetti benefici che può avere sul Pil, sull’occupazione e anche per le realtà del terzo settore”.