Si chiama Digital intelligence Index ed è l’indicatore che traccia i progressi compiuti da ciascun Paese nello sviluppo dell’economia digitale, promuovendo la fiducia e l’adozione del digitale nella quotidianità di miliardi di persone. Si tratta della novità presentata da Mastercard e The Fletcher school at Tufts university hanno presentato oggi, tracciando il quadro della situazione globale che ne emerge.
Secondo quanto riferito, l’indice di quest’anno evidenzia l’Europa come la regione più evoluta digitalmente. Nonostante abbia registrato uno slancio più lento rispetto all’area Asia-Pacifico, un contesto politico favorevole, le istituzioni, le condizioni delle infrastrutture e la forte fiducia dei consumatori rendono infatti l’economia europea una potenza digitale sostenibile. Le economie europee, in particolare, detengono 16 dei primi 20 posti in classifica per l’inclusione digitale, una componente della domanda che misura l’equità digitale a livello di classe, genere e area geografica. Il coinvolgimento digitale dei consumatori non è solo ampio ma anche profondo, con l’Europa che mostra alcuni dei tassi di penetrazione di smartphone, internet banking ed e-commerce più alti al mondo.
Italia: engagement ed entusiasmo, ma restano tante le sfide
L’Italia viene classificata dal Digital intelligence index all’interno di quelle che il report individua come economie “Watch out”, caratterizzate da un notevole digital engagement e entusiasmo nei confronti delle tecnologie digitali ma che devono affrontare ancora sfide significative a causa della diffusione ancora contenuta della digitalizzazione a tutti livelli.
Dal punto di vista dell’evoluzione digitale, primo framework proposto dalla ricerca, l’Italia, 40° tra le 90 economie analizzate, ha infatti un’infrastruttura digitale affidabile a cui corrisponde la presenza di alcune lacune da colmare con interventi mirati e incentivi precisi per digitalizzare tutti i settori dell’economia (dalla connessione internet, al digitale nella pubblica amministrazione, ad aree come i servizi digitali, l’integrazione nel campo dell’istruzione tra università, imprese e istituzioni, la cybersecurity, l’esportazione di beni e servizi digitali e la digital evolution) , migliorando così qualità e pervasività dell’ accesso digitale. Intervenire in questo ambito, fanno presente i promotori dell’Index, rappresenta un’incredibile opportunità per plasmare un sistema digitale inclusivo che si traduca in una crescita delle Pmi e un ambiente florido per i lavoratori della gig economy.
In termini di fiducia digitale, infine, il Digital intelligence index rivela che l’ecosistema digitale italiano ha un posizionamento particolarmente positivo sulle tecnologie digitali per sicurezza, affidabilità e tutela della privacy (da questo punto vista l’Italia è infatti al 14° posto tra 42 economie analizzate sul fattore). Il Paese presenta tuttavia aree di miglioramento, sia sul fronte della semplicità e fluidità dell’esperienza (nel trade off con la sicurezza) sia nell’area dell’effettivo coinvolgimento dei consumatori nell’utilizzo delle tecnologie.