IL CASO

Privacy, in Europa guai grossi per Google e Amazon

In sei Paesi Ue sono stati presentati nuovi reclami contro le politiche di vendita degli annunci praticate da Mountain View e da altre agenzie digitali, che non rispetterebbero le norme sulla riservatezza dei dati. Intanto in Francia il Cnil infligge alle due tech company una sanzione da 100 milioni di euro per la scarsa trasparenza sull’utilizzo dei cookies

Pubblicato il 10 Dic 2020

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Google e una serie di agenzie di pubblicità digitale sono al centro di nuovi reclami sulla privacy presentati da alcune Ong in sei Paesi dell’Unione Europea. Viene contestato, secondo Reuters, il modo in cui vendono annunci a potenziali inserzionisti attraverso le procedure di offerta. Dal 2018, sono stati presentati reclami in 15 paesi dell’Ue su sistemi di offerte in tempo reale, il fulcro dell’attuale industria della pubblicità online, per presunta violazione dei diritti alla privacy degli europei. Il metodo è utilizzato da Google e dalle società membri dell’Interactive Advertising Bureau (Iab), associazione di imprese che fanno capo al settore della pubblicità online che rappresenta più di 650 società di media e tecnologia.

Un’azione congiunta e internazionale

Civil Liberties Union for Europe con sede a Berlino, l’Open Rights Group con sede nel Regno Unito e la Fondazione Panoptykon, gruppo per la libertà e i diritti umani, hanno coordinato i reclami dei gruppi per i diritti umani e digitali in Croazia, Cipro, Grecia, Malta, Portogallo e Romania. “Oggi, sempre più gruppi della società civile stanno dicendo basta a questo modello pubblicitario invasivo e chiedono alle autorità per la protezione dei dati di opporsi alle pratiche dannose e illegali che usano”, ha affermato in una dichiarazione Orsolya Reich, senior advocacy officer di Liberties.

Il gruppo ha esortato gli organismi per la privacy dei sei Paesi a collaborare con gli organi di controllo principali in Irlanda e Belgio, che stanno esaminando reclami simili. “In questo caso è necessaria un’indagine comune, poiché le offerte in tempo reale funzionano allo stesso modo oltre i confini e producono gli stessi effetti negativi in tutti gli Stati membri dell’Ue”, ha affermato il gruppo.

Google ha affermato di aver già implementato sistemi adeguati di data protection, realizzati facendo sponda sulle autorità di regolamentazione europee e si è impegnata a rispettare il Gdpr, il regolamento sulla protezione dei dati dell’Ue entrato in vigore nel 2018. Lo Iab all’inizio di questa settimana ha respinto un rapporto preliminare dell’authority belga, affermando che c’è stato un grosso qui pro quo rispetto allo standard utilizzato dalle aziende per conformarsi alle regole del Gdpr.

Nel frattempo Google e Amazon vengono multate sul’uso dei cookies in Francia

Intanto però Google, insieme ad Amazon, deve far fronte alle grane legali che riguardano le policy sui cookies in Francia. Il Cnil, l’authority francese garante della privacy, ha inflitto una multa da 100 milioni di euro a Google e di 35 milioni ad Amazon per non avere rispettato la legge francese sui cookies. Il Cnil rimprovera ai siti online dei due giganti Usa la pratica che consiste nell’utilizzo dei “cookies” senza che previa autorizzazione da parte dell’utente. Inoltre, secondo il Cnil, i banner di informazione dei due siti non contenevano “informazioni sufficientemente chiare per l’utente sulle finalità dei cookies e su come rifiutarli”. Secondo la Commissione, “gli inadempimenti constatati arrecano pregiudizio alla vita privata degli internauti nella loro uso quotidiano del digitale”, perché “permettono di raccogliere numerose informazioni sulle persone senza averne ottenuto il consenso, per poter poi proporre loro pubblicità mirate”. Quindi in aggiunta alle multe, il Cnil “ha ingiunto alle due società di modificare i loro banner informativi, entro tre mesi, con una penale di 100 mila euro al giorno oltre tale scadenza”.

Anche in questo caso, la risposta di Google non si è fatta attendere: “Le persone che utilizzano Google si aspettano che la loro privacy sia rispettata, indipendentemente dal fatto che dispongano di un Account Google o meno. Rimaniamo fedeli a ciò che abbiamo sempre fatto nel fornire informazioni trasparenti e controlli chiari, nell’avere una forte governance interna dei dati, un’infrastruttura sicura e, soprattutto, prodotti utili“, ha dichiarato all’Ansa un portavoce della società dopo la notizia della multa comminata dall’Authority francese a Google.fr e Amazon.fr. “La decisione odierna”, continua il portavoce, “presa in base alle leggi francesi sulla ePrivacy, trascura questi sforzi e non tiene conto del fatto che le norme e gli orientamenti normativi francesi sono incerti e in costante evoluzione. Collaboreremo con il Cnil per comprendere meglio le sue preoccupazioni, così come continueremo a migliorare i nostri prodotti e servizi“.

Pronta anche la replica di Amazon. “Non siamo d’accordo con la decisione dell’autorità francese Cnil – sottolinea il colosso dell’e-commerce – La protezione della privacy dei nostri clienti è sempre stata una priorità assoluta per Amazon. Aggiorniamo continuamente le nostre procedure sulla privacy assicurandoci di soddisfare le esigenze e le aspettative in continua evoluzione di clienti e delle autorità, nonché di rispettare pienamente tutte le leggi applicabili in ogni paese in cui operiamo”.

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