La biblioteca dei Girolamini a Napoli è uno straordinario luogo di conoscenza, di cultura e di condivisione. Specializzata in teologia cristiana, filosofia, Chiesa cristiana in Europa, storia della Chiesa, musica sacra e storia generale dell’Europa, la biblioteca ospita un patrimonio librario di circa 159.700 unità tra volumi e opuscoli: tra questi 137 stampati musicali, 5.000 edizioni del Cinquecento, 120 incunaboli, 10.000 edizioni rare e di pregio, 485 periodici, una quantità non ancora determinata di microfilm e ritratti. Un patrimonio prezioso che non solo va conservato ma anche “sfruttato” per aumentare e generare cultura.
Il progetto Magic (Manuscripts of Girolamini in Cloud) risponde a questa duplice esigenza e punta a creare un Centro Servizi specializzato nella digitalizzazione dei libri antichi e dei manoscritti e creare un’ampia base di metadati relativi alla descrizione dei testi antichi. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Fisica e quello di Studi Umanistici dell’Università Federico II di Napoli, NetCom, SA Documents e SA Lombardia. A tale scopo l’idea progettuale è stata valutata positivamente anche dal Ministero dello Sviluppo Economico che ha attivato l’iter di finanziamento secondo quanto previsto dagli Accordi di Innovazione (decreto ministeriale maggio 2017)
Del progetto e dell’impatto che questo può avere, non solo sulla biblioteca, ma soprattutto sulle modalità di fruizione della cultura ne parliamo con Alessandro Salvi, Ph.D. in Automatica e Financed Projects Manager di NetCom Engineering, coautore dell’articolo di recente pubblicazione dal titolo “Magic: Manuscripts of Girolamini in Cloud” (Guido Russo et al 2020 IOP Conf. Ser.: Mater. Sci. Eng. 949 012081)
Salvi, qual è l’obiettivo del progetto Magic?
Innanzitutto il progetto ha come scopo la creazione di un Centro Servizi per la valorizzazione dei libri di una biblioteca, rarità al mondo nel suo genere. In questo senso, il primo passo è la dematerializzazione delle opere ospitate nei Girolamini, che rappresenta un passaggio cruciale nei processi di trasformazione digitale che investono il nostro patrimonio culturale e che, in questo momento di emergenza sanitaria, diventa ancora più urgente avviare.
In che senso?
Bisogna permettere a studiosi e ricercatori, che non possono accedere ai locali della biblioteca, di continuare il loro lavoro e al contempo abilitare la fruizione dei libri da parte del pubblico. Una doppia sfida dunque, che è tecnologica e culturale.
Il Centro Servizi è solo una parte del progetto. L’altra?
Si tratta di lavorare per concretizzare il concetto di realtà aumentata. Tramite l’ausilio di metodologie e tecnologie di recente impiego nello studio e valorizzazione dei Beni Culturali – IoT, big data analytics, Intelligenza Artificiale – i libri, gli incunaboli, gli spartiti musicali verranno trasformati in “piattaforme” in grado di generare ulteriore conoscenza. Magic punta infatti alla creazione di set completi di metadati su cui operare con le tecniche appena citate. Inizieremo nel 2021 con la classificazione e digitalizzazione di una serie di circa 500 manoscritti del XIII secolo, tra questi una Divina Commedia completamente illustrata e le tragedie di Seneca con dipinti in miniatura.
Come sarà organizzato il lavoro?
Il primo step è la dematerializzazione vera e propria, dunque la trasformazione in formato digitale dei libri. Un processo molto delicato, dato che prevede di “maneggiare” testi molto antichi e dunque particolarmente sensibili. Per questo, presso la biblioteca, sarà installata una clean room intelligente, dove temperatura e umidità saranno opportunamente regolate e monitorate per esigenze di conservazione. SA Documents e SA Lombardia saranno coinvolte, tra l’altro, sul processo di dematerializzazione dei testi. Il formato del file scelto è il Fits Flexible Image Transport System, lo stesso utilizzato dalla Biblioteca Vaticana.
Quale il ruolo di NetCom?
NetCom, da parte sua, si occuperà di dare supporto tecnologico alla clean room e di applicare tag Rfid identificativi sui manoscritti. Quei tag serviranno ad abilitare attività di realtà aumentata in grado di “raccontare” la storia di quel testo, anche tramite immagini, per una migliore comprensione del testo. Inoltre si occuperà di realizzare sistemi basati sull’intelligenza artificiale, il cui compito sarà quello di processare l’enorme mole di dati così creata per dare vita a un nuovo tipo di conoscenza, “aumentata” appunto. Una volta catalogato, l’oggetto fornirà una serie di info ulteriori, attraverso le quali si potranno ottenere informazioni in più sui diversi aspetti non solo del testo ma anche della storia della città, ad esempio. Libri e manoscritti saranno trattati con riferimento alla specificità dell’oggetto-testo in quanto espressione anche di istanze storiche, sociali e culturali connesse all’epoca in cui è stato prodotto e ai lettori che se ne sono serviti nel corso del tempo. Magari depositando sui margini osservazioni, postille, segni di attenzione, note di possesso. Il patrimonio della biblioteca sarà fruibile da chiunque per le necessità più disparate – scolastiche, turistiche, di ricerca specialistica – e accessibili via pc, smartphone e tablet. L’alta fruibilità sarà proprio l’elemento vincente dell’iniziativa.
Fisicamente dove verrà gestita questa incredibile mole di dati generati?
Presso la sede di Monte S. Angelo della facoltà di Fisica della Federico II ci sarà un data center per l’archiviazione e il calcolo nonché per l’elaborazione e l’erogazione dei servizi.
Che tipi di competenze ci sono in campo per dare vita a Magic?
Si è strutturato un team di ricerca complesso che raccoglie conoscenze scientifiche, umanistiche e tecnologiche. Quello dell’interdisciplinarietà rappresenta il vero valore aggiunto di questa iniziativa.