LO SCENARIO

Caso Mediaset, Agcom avvia l’istruttoria su Vivendi

La decisione arriva dopo le disposizioni inserite dal governo all’interno del Decreto Ristori per colmare i vuoti aperti dalla recente sentenza della Corte Ue sulla legge Gasparri. Un secondo procedimento aperto anche su Sky Italia

Pubblicato il 16 Dic 2020

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“Verificare la posizione della società Vivendi S.A., alla luce delle partecipazioni azionarie detenute in Telecom Italia Spa e in Mediaset Spa nonché dei relativi mercati in cui tali società si trovano ad operare”. E’ questo l’obiettivo dell’istruttoria avviata ieri dal consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, in applicazione dell’art. 4 bis del Decreto Ristori (125/2020), emanato dal Governo per tutelare “il principio del pluralismo esterno – siega Agcom in una nota – nel caso di soggetti operanti contemporaneamente nei mercati delle Comunicazioni elettroniche e in quelli del Sic”, il sistema integrato delle comunicazioni. Sempre facendo riferimento alla stessa norma l’authority ha avviato anche una seconda istruttoria che riguarda Sky Italia Holdings Spa “in ragione dell’attività svolta attraverso società direttamente o indirettamente controllate nei predetti mercati”. I procedimenti, spiega Agcom, avranno una durata di 120 giorni che decorrono dalla data di notifica ai soggetti interessati.

Intanto nei giorni scorsi in una lettera indirizzata al ministero dello Sviluppo economico la Commissione europea è tornata a chiedere all’Italia la notifica del provvedimento agli uffici competenti della Commissione, come previsto dalla direttiva Trasparenza nel mercato unico del 2015: in mancanza di questa notifica la legge potrebbe essere infatti inapplicabile fino a quando la Commissione non avrà esaminato il provvedimento e dato il proprio parere nel merito.

Intanto è prevista per oggi l’udienza al Tar del Lazio sulla sentenza Agcom che ha disposto la “sterilizzazione” in un trust dei due terzi delle azioni e dei diritti di voto del socio francese in Mediaset, con Vivendi che si aspetta la sospensione del provvedimento e il recupero della pienezza della propria quota nel biscione, pari al 28,8%.

Il cosiddetto “emendamento antiscalata” per le società che operano nel settore delle telecomunicazioni è arrivato dopo la sentenza della Corte Ue che nel contenzioso in atto tra Mediaset Vivendiprimo azionista di Tim e secondo socio di Mediaset, controllata dalla famiglia di Silvio Berlusconi. I giudici Ue hanno di fatto dato ragione alla telco francese, creando un vuoto normativo con l’eliminazione di alcuni principi della legge Gasparri.

L’obiettivo della norma introdotta all’interno del Decreto Ristori, nel quadro di un contesto regolatorio più ampio pensato per l’intero settore, è di affidare ad Agcom il compito di avviare un’istruttoria da concludere in sei mesi sui soggetti che operino “contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche e in un mercato diverso, ricadente nel sistema integrato delle comunicazioni (Sic), anche attraverso partecipazioni in grado di determinare un’influenza notevole”. Istruttoria appena aperta dall’authority, che servirà a “verificare la sussistenza di effetti distorsivi o di posizioni comunque lesive del pluralismo”: una volta completata la procedura Agcom potrà eventualmente adottare i provvedimenti necessari.

Nelle prossime ore è intanto previsto un ulteriore pronunciamento del Tar sul congelamento delle azioni Mediaset nelle mani di Vivendi, mentre sabato la Procura di Milano ha chiuso la propria inchiesta sul management di Vivendi nel contenzioso con Mediaset indagando i vertici della società francese per “manipolazione del mercato” e “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di vigilanza”. Il fascicolo, aperto nel 2016 su denuncia del gruppo Mediaset, vede iscritti Vincent Bolloré e l’ad Arnaud de Puyfontaine. Bollorè, in particolare, viene accusato dai pm di aver ingannato il mercato “contestando pretestuosamente la veridicità dei dati dell’accordo dell’8 aprile 2016 tra Vivendi e Mediaset per l’acquisto di Mediaset Premium”, e poi di aver inviato in tre occasioni comunicazioni in cui ha “fatto credere che l’inadempimento contrattuale di Vivendi dipendesse da sottaciute mine finanziari dentro Mediaset Premium”. L’altra accusa a Bollore poggia “su tre informazioni celate all’autorità di vigilanza sulla Borsa” su “ingenti acquisti di azioni Mediaset” e su “abboccamenti” con Telecom Italia e Mediobanca.

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