Implementare una sanità intelligente negli ospedali realizzati in velocità nell’epicentro della pandemia, nell’area di Wuhan. E’ il risultato ottenuto grazie alla tecnologia 5G da Huawei in collaborazione con il sistema sanitario cinese, nel momento più caldo dell’emergenza da Covid-19. Lo use case è stato illustrato a Telco per l’Italia da Massimo Mazzocchini, Deputy country manager Huawei Italia, il quale ha posto l’accento sui valori aggiunti del progetto.
“Il 5G – ha spiegato – ci ha permesso di coprire due ospedali in modo più veloce rispetto a quanto sarebbe avvenuto con le tecniche classiche: per completare la copertura finalizzata allo scambio di informazioni mediche negli ospedali locali sono stati infatti necessari tre giorni, grazie ovviamente al supporto degli operatori del posto”. Un risultato notevole, che si è affiancato agli altri traguardi messi in pratica grazie alla nuova tecnologia nell’ambito del progetto: “Con il 5G è stato possibile fornire un supporto affidabile a tutti gli operatori sanitari – ha proseguito Mazzocchini -, favorendo la conoscenza degli effetti del virus in tempo reale, consentendo una collaborazione da remoto e permettendo di effettuare a distanza e in modo automatizzato il controllo dello stato degli indumenti protettivi, la consultazione dei reparti medici e la gestione dei carrelli medicali”.
Diagnosi remota per quasi 10mila pazienti
Ma gli use case 5G non si sono fermati qui. “L’esperienza – ha puntualizzato Mazzocchini – si è estesa anche alla diagnosi remota e al sequenziamento del Dna, coinvolgendo in due ospedali 1850 medici, 3400 infermieri e quasi 10mila pazienti”. Il tutto con risultati importanti: “L’uso del 5G – ha chiarito il relatore – ha permesso un incrementato del tasso di guarigione dei pazienti e dell’efficienza dell’assistenza sanitaria, riducendo anche il rischio di infezione per gli operatori”.
Un’esperienza anche italiana
Altro use case nato in quest’ambito e ora esteso anche agli ospedali di Trieste e Napoli riguarda la maggior velocità e precisione nella diagnosi di Tac e altri esami, garantendo la possibilità di confrontare risultati per valutare l’avanzamento della malattia: “L’uso dell’intelligenza artificiale – ha spiegato – ha diminuito anche di sei volte i tempi di emissione delle diagnosi, liberando tempo ai medici che potevano così dedicarsi ai pazienti”.
Analoga esperienza è stata diffusa agli ospedali italiani con la piattaforma Smart pneumonia analysis, “una funzione – ha fatto presente Mazzocchini – basata sull’intelligenza artificiale e la connessione 5G fra macchinari diagnostici, che analizza in tempi brevi i risultati degli esami, rilevando lesioni compatibili con la polmonite da coronavirus”.
“Sul 5G la politica si ponga qualche domanda”
“Il 2021 sarà l’anno del 5G? Se guardiamo le statistiche, l’Italia non è un front runner. Sui tempi in cui gli smartphone si accampano al 5G, ad esempio, siamo ancora sotto il 5%, molto indietro rispetto ad altri Paesi. C’è quindi da fare molto in termini di copertura. E se quella dell’inquinamento elettromagnetico rappresenta di certo una limitazione, è anche vero che la politica su questi temi deve farsi alcune domande: servono regole precise, almeno per districare l’incertezza sugli investimenti per gli operatori”.