L’anno che si sta concludendo è stato senza dubbio unico su molteplici fronti. In particolare, analizzando anche la trasformazione in atto in questi ultimi mesi causata dalla pandemia da Covid-19, se da una parte si rilevano continue stime di decrescita del Pil – Banca d’Italia ha recentemente stimato una caduta nel 2020 di poco inferiore al 10%, con una successiva, molto graduale, ripresa – dall’altra si assiste a una forte accelerazione della trasformazione della domanda di consumatori e imprese sempre più sofisticati, che anche nel “daily banking” ricercano servizi online ed esperienze in real-time.
Considerando lo stadio di maturità digitale del nostro Paese, con ampi spazi di crescita non solo della clientela retail ma anche di quella corporate, in particolare small business, questa situazione rappresenta un’opportunità rilevante per chi vuole investire nell’innovazione finanziaria.
In questi mesi i clienti hanno ridotto l’utilizzo dei contanti, imparando a usare i pagamenti digitali, e hanno modificato i rapporti con le banche rivolgendosi a nuovi player del mercato, tanto che secondo il recente white paper internazionale “The future of European Payments” di Euro banking association (Eba) e McKinsey & Company, è probabile che i primi anni dopo il 2020 diventino un punto di svolta per i pagamenti.
Senza dimenticare che la “rivoluzione” dell’open banking con la PSD2 aveva già impattato il mercato dei pagamenti, aprendo le infrastrutture digitali degli operatori tradizionali e abbattendo i confini con i new player.
Quindi se da una parte si assiste ad un temporaneo calo di circa il 6% delle entrate europee dei pagamenti nel 2020, che sarà certamente seguito da un rimbalzo nei prossimi anni, dall’altra si rileva che negli ultimi sei anni alcuni fornitori di servizi di pagamento specializzati hanno raggiunto tassi di crescita a due cifre a fronte di una crescita dei ricavi dei pagamenti delle banche di circa il 3% all’anno.
In questo nuovo paradigma, nel quale il cliente è più propenso a scaricarsi una app piuttosto che andare in filiale, le banche sono costrette a reinventare il proprio ruolo per restare competitive sul mercato domestico e internazionale.
A loro supporto l’esperienza italiana di Cbi ha dimostrato che gli ecosistemi collaborativi sono i migliori ambiti per conseguire il massimo contenimento di costi di compliance e, allo stesso tempo, poter contare su un cospicuo numero di attori per promuovere innovazione collaborativa, attraverso la condivisione di regole, standard, e modelli di business condivisi in autoregolamentazione, per garantire raggiungibilità e interoperabilità tra tutti i soggetti dell’ecosistema medesimo. Inoltre, la digitalizzazione dei processi e dei sistemi di relazione da sempre promossi dal Cbi lo hanno reso “green by design” ed eco-compliant.
Cbi, dopo aver consentito a oltre l’80% dell’industria finanziaria italiana di raggiungere la completa compliance con la PSD2 attraverso CBI Globe, interagendo con oltre 150 Psp in qualità di terze parti con un totale di circa 130 milioni di invocazioni Api entro il 2020, si è concentrata sulle opportunità create dall’Open Finance con l’obiettivo di consentire agli Intermediari di innovare ed ampliare sempre più la propria offerta rivolta a clientela Corporate e Retail.
In particolare, l’open finance è l’open innovation nei servizi finanziari: la rivoluzione digitale, infatti, investe finanza e assicurazioni, portando banche e attori tradizionali del settore a lavorare insieme a fintech, BigTech, imprese di altre industry e Pubblica Amministrazione.
Le banche possono quindi agire come intermediari dei servizi terzi grazie ad un’infrastruttura centrale, un ecosistema di open finance quale quello rappresentato da Cbi Globe, che mette insieme soggetti di differenti industry e Pubblica Amministrazione in logica collaborativa, rispondendo con maggiore efficacia alle nuove sfide del mercato transazionale e creando valore per la clientela, offrendo servizi e soluzioni tailor made e in linea con i più evoluti canoni di sicurezza e innovazione.
A tale riguardo, seguendo la propria vision strategica, Cbi nel 2020 ha lanciato la cosiddetta “funzionalità attiva” di Cbi Globe mettendo a disposizione del mercato una soluzione grazie alla quale l’intermediario può agire nel ruolo di “terza parte” raggiungendo il 100% dei conti correnti italiani online e le principali piattaforme europee, accrescendo così la gamma di servizi esposti verso il cliente e abilitando la realizzazione del modello “bank as a platform” di servizi propri e di terzi, tra cui anche la Pubblica Amministrazione.