IL REPORT

Agcom: volano i ricavi delle tower company. Crolla la tv

Tra il 2015 e il 2019 gli operatori di rete hanno registrato una crescita dell’11,5%: al top Inwit ed Ei Towers. Soffrono i broadcaster: in 10 anni revenues giù del 14%. Corrono i servizi postali trainati dall’e-commerce

Pubblicato il 28 Dic 2020

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Nel 2019 il complesso dei ricavi dei soggetti presenti sui mercati regolamentati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (comunicazioni elettroniche, servizi postali, editoria quotidiane e periodica, televisione, operatori di rete e tower company) è stato pari a 51,9 miliardi di euro, in flessione dello 0,7% rispetto al 2015 e del 2,1% su base annua. È quanto emerge dal focus sui bilanci 2015-2019 delle principali imprese che operano nei mercati di competenza dell’Autorità.

Le comunicazioni elettroniche si confermano il comparto di maggiori dimensioni (oltre il 56% degli introiti complessivi), ma è da evidenziare come lo scorso anno si sia registrato il “sorpasso” dei servizi postali (trainati dall’e-commerce) nei confronti del settore televisivo (17,5% contro il 16,6%): seguono l’editoria (6,5%) e gli operatori di rete (2,6%).

I singoli mercati registrano risultati notevolmente differenziati, con l’editoria e le comunicazioni elettroniche in calo (rispettivamente dell’8,8%, e del 5,8%), mentre i servizi postali ed il segmento degli operatori di rete crescono rispettivamente dell’11,5% e del 17,3%. La redditività media complessiva rispetto ai ricavi mostra un tendenziale miglioramento: il margine lordo (Ebitda) passa dal 23,8% del 2015 al 27,6% del 2019, mentre il margine netto ed il risultato di esercizio passano dal 7,2% al 7,7% e dallo 0,7 al 3,1%.

Tra il 2015 ed il 2019 gli addetti diretti delle imprese oggetto delle analisi sono passati da quasi 252mila a meno di 227mila unità, con una perdita di posti di lavoro pari a quasi 25mila occupati (9,9%). Editoria e servizi postali sono i settori che in proporzione alle dimensioni occupazionali hanno maggiormente sofferto (rispettivamente -11,4% e -10,6%), mentre quello televisivo ha registrato la flessione meno marcata (-3,7%).

Relativamente ai singoli mercati (i focus sui bilanci riguardanti il settore delle comunicazioni elettroniche e i servizi postali sono già stati pubblicati nelle settimane precedenti), i ricavi dei principali operatori di rete hanno registrato nel 2019, su base annua, una crescita del 2,5%.Va tuttavia evidenziato come tra il 2015 ed il 2019 i ricavi, cresciuti dell’11,5%, vedono da una parte un complessivo aumento del 41,0% da parte di Inwit ed EI Towers ed una flessione del 7,3% delle altre imprese. Tra il 2015 ed il 2019 l’utile netto in rapporto agli introiti è risultato mediamente pari al 15,5%, con valori più elevati per Inwit ed EI Towers rispetto alle restanti imprese (27,5% contro il 7,3%). Nello stesso periodo, in rapporto al patrimonio netto, il risultato di esercizio risulta mediamente pari al 6,5%. Gli investimenti, a partire dal 2016, sono in progressivo aumento sia in valore (da 97 ai 149 milioni di euro del 2019) che in rapporto ai ricavi (dal 6,5% al 10%). Gli addetti (circa 2.300 a fine 2019) registrano una flessione di oltre 100 unità rispetto al 2015, riduzione dovuta principalmente ai processi riorganizzativi che hanno caratterizzato il settore.

Per quanto attiene al settore dell’editoria quotidiana e periodica, i ricavi complessivi registrati nel 2019 dalle principali imprese hanno registrato una flessione del 6,5%. È significativo rilevare come negli ultimi dieci anni il mercato italiano si sia ridotto di oltre il 45%, con ricavi che dai circa 6,2 miliardi registrati nel 2010 sono passati lo scorso anno a meno di 3,4. Tra il 2015 ed il 2019 il margine netto (Ebit) è stato mediamente pari al 2,2% annuo, ma nel 2019, rispetto all’esercizio precedente, ha subito una brusca riduzione passando dal 7,3% allo 0,5%. Nello stesso periodo, in rapporto al patrimonio netto, il risultato di esercizio risulta mediamente negativo (-2,7%) ma negli ultimi due esercizi l’indicatore mostra in media un incoraggiante +1,6%. Gli addetti (circa 11.800 a fine 2019) risultano in flessione di oltre 1.500 unità rispetto al 2015 (-11,4%), riduzione dovuta principalmente ai processi riorganizzativi che hanno caratterizzato il settore, in particolare nell’ultimo biennio.

Infine, l’analisi del settore televisivo rileva nel 2019 una flessione su base annua del 2,7% dei ricavi complessivi delle principali imprese operanti nel settore. È opportuno rilevare – relativamente ai tre principali soggetti, Rai, Mediaset e Sky Italia – come il mercato italiano negli ultimi 10 anni si sia ridotto di oltre il 14%, con ricavi complessivi che dai circa 9,2 miliardi del 2010 sono passati lo scorso anno a 7,9 miliardi. Circa l’andamento delle diverse tipologie di ricavo emerge in particolare la forte flessione degli introiti pubblicitari scesi da oltre 3,7 a poco più di 2,5 miliardi di euro (-31,6%). Va evidenziato che a livello contabile sfugge dall’analisi la componente sempre più rilevante rappresentata dalla Tv online (ad esempio Netflix, Dazn, Amazon Prime Video, Tim Vision). Tra il 2015 ed il 2019 il margine netto (Ebit) è risultato nel complesso negativo per circa 300 milioni ma nel 2019, rispetto all’esercizio precedente, ha registrato un seppur modesto miglioramento (da -1,5% a +1,0% dei ricavi). Nello stesso periodo, in rapporto al patrimonio netto, il risultato di esercizio mostra un modesto ma positivo +0,5%. Gli addetti (poco più di 21.000 a fine 2019) risultano in flessione di oltre 800 unità rispetto al 2015 (-3,7%).

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