L'EVENTO

Via al primo Ces di Las Vegas “all digital”, 53 le startup italiane

Manifestazione in modalità virtuale con iniziative fino al 14 gennaio. L’Agenzia Ice metterà in contatto i venture capitalist e gli angel investor con le imprese. Il presidente Ferro: “Assist al sistema dell’innovazione tricolore”

Pubblicato il 11 Gen 2021

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Sono 53 le startup che partecipano all’edizione 2021, tutta rigorosamente virtuale, del Consumer Electronic Show di Las Vegas, previsto sino al 14 gennaio prossimo. L’Ice, come fa dal 2012 nei più grandi appuntamenti internazionali, accompagnerà le imprese italiane.

Il Ces di Las Vegas è da anni un punto di riferimento e un appuntamento da non mancare per capire in che direzione muova l’innovazione a livello mondiale; un appuntamento che quest’anno assume, inoltre, i tratti di una forte volontà di rivalsa dopo mesi di lotta alla pandemia che ha funestato il 2020, rallentando l’economia e rendendo più complessa l’espressione di quella forte volontà di imprenditoria innovativa che caratterizza l’Italia.

Si fa più nutrita la delegazione italiana, che come e più degli anni passati compone una proposta di qualità a copertura di praticamente tutti i settori tecnologici, dalla stampa in 3D alle tecnologie 5G, dalla AR alla AI, e ancora Blockchain, Cloud Computing, IoT, robotica, wearables, progetti per la digital health, l’Entertainment, il Fitness, le Smart city e le Smart Home e molto, molto altro ancora.

“Il numero delle StartUp italiane al Ces è notevolmente aumentato nelle ultime due edizioni e anche quest’anno, nonostante la manifestazione si terrà in modalità virtuale, abbiamo registrato un incremento delle presenze. Segno che il tessuto delle nostre imprese più innovative è vivace e ha successo anche all’estero – spiega Carlo Ferro, Presidente di Ice Agenzia – Vogliamo riconoscere l’internazionalizzazione come uno dei fattori chiave per lo sviluppo dell’ecosistema italiano dell’innovazione e, come Ice, siamo fortemente impegnati su questo tema, anche con il nostro Global Start-up Program. Un progetto che mette a disposizione delle nostre startup la possibilità di sviluppare, attraverso stage in acceleratori esteri, una rete di potenziali business partner e investitori di venture capital esteri. Il supporto all’internazionalizzazione delle start-up è quindi funzionale a uno sviluppo virtuoso di finanziamento, innovazione e crescita. In bocca al lupo a tutte le startup che partecipano all’edizione di quest’anno”.

Grazie a Ice le startup partecipanti al Ces avranno modo di presentarsi e incontrare e confrontarsi con i venture capitalist, gli angel investor e altri investitori provenienti da tutto il mondo e presenti al Ces.

Qui la lista della startup italiane al Ces 2021.

L’ecosistema italiano delle startup

L’ecosistema italiano delle startup ha subito una forte accelerazione nel corso degli ultimi anni e la pandemia ha causato solo un piccolo rallentamento. Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Startup Hi-Tech del Politecnico di Milano, nel 2020 le startup hanno raccolto 683 milioni di euro (solo un -2% rispetto a 12 mesi prima), più del doppio rispetto al 2017 (313 milioni) e quasi cinque volte più del 2015 (147 milioni)

Al termine del 3° trimestre del 20202, il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese era di 12.068, in aumento di 572 unità (+5%) rispetto al trimestre precedente. Per quanto riguarda la distribuzione per settori di attività, il 73,6% delle startup innovative fornisce servizi alle imprese (in particolare, prevalgono le seguenti specializzazioni: produzione di software e consulenza informatica, 35,9%; attività di R&S, 13,7%; attività dei servizi d’informazione, 9,1%), il 17,7% opera nel manifatturiero (su tutti: fabbricazione di macchinari, 3,1%; fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici, 2,8%;), mentre il 3,2% opera nel commercio.

Interessante sottolineare che il 42,6% delle startup italiane ha almeno una donna presente nella compagine sociale, mentre la percentuale di startup innovative con una prevalenza femminile – ossia, in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza dal donne – è pari al 13,2%.

Le startup innovative a prevalenza giovanile (under 35) sono pari al 18,6% del totale, dato di tre punti percentuali superiore rispetto a quello riscontrato tra le nuove aziende non innovative (15,6%). Ancora maggiore è la differenza se si considerano le aziende in cui almeno un giovane è presente nella compagine sociale: queste rappresentano il 41,9% delle startup, contro il 33,2% delle altre imprese.

In termini di distribuzione geografica del fenomeno, la Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di startup innovative; il 27,3% del totale nazionale. Seguono il Lazio (11,5%) e il Veneto (8,4%). A breve distanza compare al quarto posto la Campania (8,2%), seguita dall’Emilia-Romagna (7,9%).

La pandemia non ha rallentato il nuovo rinascimento delle imprese italiane innovative grazie anche al programma sponsorizzato dal Governo italiano nel giugno del 2020, che prevede un investimento di 1 miliardo di Euro e la creazione di una divisione dedicata all’ecosistema delle startup. Inoltre, il Ministero dello Sviluppo Economico ha lanciato lo Italian Startup Act per promuovere incentivi fiscali su investimenti e attività di ricerca e sviluppo.

Il ruolo di Ice nella promozione delle startup

In un Paese tra i primi ad aver subito i colpi inferti dalla pandemia, il supporto di Ice per la presenza al Ces delle startup italiane più innovative rappresenta un segnale significativo della volontà di rinascimento e riscatto economico del nostro Paese.

L’eccezionale crescita di investimenti e rinnovata capacità di innovare da parte delle imprese è dovuta a quattro fattori: il lancio di diverse iniziative ed incentivi per le Pmi da parte del Governo italiano – in gran parte gestite tramite Agenzia Ice; il rinnovato interesse da parte di investitori internazionali nei confronti della capacità di fare innovazione e dei molti talenti presenti in Italia; la capacità da parte delle università italiane di attrarre studenti provenienti dall’estero che hanno contribuito ad espandere il numero dei talenti; gli investimenti in Italia da parte di multinazionali come Microsoft, Ntt Data, Apple e Amazon, quantificabili in molti milioni – in alcuni casi miliardi – di dollari.

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