Il decreto legge sulla spending review “interviene, con modalità inaccettabili, per far scomparire le società pubbliche strumentali senza distinzione di settore, senza un’analisi economico –finanziaria sullo stato di salute dei singoli bilanci, senza verificare l’impatto e le ricadute in termini di servizi e innovazione generati dalle PA proprio grazie al supporto delle società che operano con il modello “in-house”. Con questa parole Assinter, l’associazione che rappresenta le 14 società regionali dell’Ict dissenso sul contenuto dello articolo 4 del decreto che ne prevede lo sciogliomento entro il 31 dicembre 2013 oppure lo “sbarco” sul mercato.
Secondo Assinter il provvedimento “assomiglia molto ad un taglio lineare, un’accetta, che ben poco ha a che vedere con un ragionato processo di spending review guidato, come dovrebbe, da analisi delle tendenze della spesa pubblica, dei meccanismi che la regolano, della sua attualità ed efficacia. A riprova di questo, l’articolo 4, a differenza di tutti gli altri articoli del Dl, non è completato da nessuna ipotesi di riduzione della spesa pubblica”
L’associazione ricorda come le società Ict in house regionali lavirano ormai da anni proprio come strumenti di sistema, dotati di professionalità e competenze di alto livello necessari per favorire l’ottimale definizione ed erogazione dei servizi. “La loro presenza – sottolinea la nota diffusa oggi – garantisce continuità nella gestione e innovazione dei servizi ai cittadini e alle imprese, ben oltre le tornate elettorali e gli avvicendamenti dei governi regionali”.
Intervenendo nelle fasi attuative delle politiche regionali, infatti, le in house sono in grado di catalizzare l’innovazione del territorio, valorizzando il tessuto imprenditoriale locale “che spesso – ricorda Assinter – rischia di rimanere schiacciato nella morsa dei grandi fornitori internazionali ed affidando al mercato, mediante bandi pubblici, circa il 60% del fatturato”.
Si tratta di attività e competenze particolarmente strategiche nell’attuale fase di lancio ed attuazione delle iniziative e dei progetti previsti nell’Agenda Digitale Italiana.
In questo senso “intaccare alla radice la governance dell’innovazione regionale, oltre a compromettere i principi costituzionali e comunitari di sussidiarietà, mette a serio rischio l’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, come ad esempio i servizi sanitari, frena lo sviluppo economico e rischia di provocare danni alle finanze pubbliche”.
Secondo Assinter il dl sulla spending review non riguarda affatto il contenimento e la razionalizzazione della spesa, ma vuole forzatamente attivare – tra l’altro con tempi e modalità del tutto incompatibili con la normativa degli appalti pubblici – ” un processo di privatizzazione e/o di “svendita” di asset essenziali per lo sviluppo dei territori”.
“Crediamo che un eventuale processo di riforma di un patrimonio pubblico così importante ed articolato – conclude la nota – vada affrontato con modalità e tempistiche radicalmente differenti, nel rispetto delle specifiche esigenze dei territori e dell’autonomia organizzativa costituzionalmente riconosciuta alle Regioni e Province autonome”.