I PROVVEDIMENTI

Servizi a pagamento e offerte: WindTre e Tim nel mirino delle Autorità

Sequestro preventivo di 21,2 milioni di euro disposto su richiesta della Procura di Milano per la telco “arancione”. E il Tar del Lazio accoglie la diffida Agcom su “Ricarica+”

Pubblicato il 14 Gen 2021

giustizia

WindTre e Tim nel mirino delle autorità per i servizi a pagamento e le offerte. In dettaglio il gip Stefania Nobile, su richiesta della Procura di Milano ha disposto il sequestro preventivo di 21,3 milioni per la società “arancione”: l’ipotesi di reato è “frode informatica”  e la somma sequestrata corrispondente alla “percentuale incamerata da WindTre per i servizi attivati pacificamente con modalità fraudolente” fino al dicembre 2018 dalle società Brightmobil e Yoom per il tramite della piattaforma Pure Bros.

Alessandro Lavezzari, Luigi Saccà e Fabio de Grenet i tre ex manager della società coinvolti nella vicenda. Già indagati per la parte penale nel contenzioso fra Pure Bros e un fornitore sono ora indagati per “concorso” nell’ambito della frode informatica che vede protagonisti sette fra amministratori e manager di Brightmobil, Yoom e Pure Bros.

WindTre, già rimborsati i clienti e nessuna frode grazie alla misure adottate

La vicenda però dal 2018 non ha avuto più strascichi a danno dei clienti di WindTre: non solo l’azienda ricorda di aver rimborsato gli utenti coinvolti ma è scesa a 100 al giorno – dai precedenti 30/40mila -l’attivazione dei servizi a pagamento. E si tratta dei clienti che attivano volontariamente i servizi.

L’azienda guidata da Jeffery Hedberg fa sapere infattidi essersi adoperata sin da subito per individuare le soluzioni migliori e più rapide per la prevenzione delle attivazioni non richieste, a partire dal blocco tecnico automatico. L’azienda ricorda inoltre di aver attivato una procedura che implica, da parte del cliente, l’inserimento del proprio numero di telefono e di un apposito codice. Queste modifiche assicurano la volontarietà dell’acquisto, poiché non è più sufficiente un mero doppio “click”, bensì una attività del cliente di inserimento dati. Le iniziative di WindTre sono state avviate con l’obiettivo di garantire la massima sicurezza nell’accesso ai servizi a sovrapprezzo, offerti attraverso sms o mobile internet.

Sulla questione delle misure messe in atto da WindTre, Interactive 3g srl fa sapere in una nota a CorCom che “le misure introdotte da WindTre sono state comunicate e pubblicate sul sito web dell’Autorità solo a seguito dell’avvio del procedimento sanzionatorio n. 13/20/DTC. Peraltro, non essendo ancora state approvate dalla medesima Autorità, le suddette misure non possono considerarsi come definitive. In tale contesto, si noti altresì che, WindTre aveva dapprima informato il mercato, tramite campagne di comunicazione, di voler implementare il blocco automatico, c.d. barring, all’accesso dei servizi Vas in default sulla propria customer base, una delle misure previste negli Impegni, nella data del 18 gennaio 2021, salvo poi ritirare tale misura, come affermato dalla stessa WindTre, anche a seguito di indicazioni pervenute dall’Agcom. A ciò si aggiunga che, ad agosto 2020, quindi una data antecedente alla pubblicazione degli Impegni, è stata avviata dall’Agcom una consultazione pubblica nell’ambito Vas per il tramite della Delibera 401/20/Cons avente ad oggetto le medesime misure che, nell’articolo, parrebbero essere state ideate e proposte da WindTre”.

Tim non la spunta sull’offerta Ricarica+

Riguardo a Tim il Tar del Lazio ha dato l’ok alla diffida di Agcom sull’offerta “Ricarica+” ritenendo dunque valida la delibera del 2019 attraverso cui l’Autorità diffidava la telco a far sì che l’offerta ‘Ricarica+’ non contrastasse con gli obblighi in materia di concorrenza e trasparenza, nonché col divieto di addebito alla clientela di costi fissi e contributi di ricarica aggiuntivi rispetto al traffico telefonico acquistato.

In dettaglio nell’agosto 2019 l’Agcom chiese a Tim informazioni e documenti sull’offerta, avendone rilevato criticità. La società riscontrò la richiesta evidenziando che l’offerta in questione non rappresentava una nuova modalità di ricarica delle utenze prepagate, bensì un’offerta commerciale composta da un credito e un bundle di servizi aggiuntivi. Anche l’Antitrust avviò un procedimento istruttorio, poi archiviato dopo le azioni correttive fatte dalla stessa Tim. L’Agcom, però, ritenne l’offerta ‘Ricarica+’ in contrasto con gli obblighi vigenti e diffidò Tim ad adottare modalità di ricarica che non comportassero necessariamente, per determinati tagli, la contestuale attivazione di pacchetti o opzioni tariffarie. La sentenza del Tar del Lazio respinge il successivo ricorso di Tim.

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