Ngn, rete unica o doppia rete? Questo il dilemma sul tavolo nel nostro paese. Per l’Ue il mercato va suddiviso in diverse aree geografiche e nelle “black area” è auspicabile che le Autorità incentivino la massima competizione infrastrutturale, con più di una rete di nuova generazione. “La regolamentazione non spinge ad avere un’unica rete su tutto il territorio – dice Claudio Campanini, partner di A.T. Kearney – alla base vi deve essere l’obiettivo di ottimizzare la competizione infrastrutturale e incentivare il più possibile gli investimenti, per massimizzare il beneficio per i consumatori finali. Detto questo, il mondo non è o bianco o nero, ci sono anche delle sfumature dipendenti dallo specifico contesto sia competitivo che di conformazione geografica”.
E mentre da noi ci si interroga se sia più auspicabile il modello Telecom (Fttc più vectoring) o l’alternativa Metroweb, braccio operativo del fondo F2i sostenuto dalla Cdp che punta sull’Ftth, o l’accordo dei due modelli – nel qual caso il nodo da sciogliere è “la valorizzazione della rete in rame che per Telecom Italia è un asset”, dice – esistono anche casi diversi, come la Francia. “In Francia ci sono tre reti diverse a larghissima banda, anche se c’è un’ampia condivisione dell’infrastruttura, realizzata da FT, Iliad (Free) e Sfr (Vivendi) – dice Campanini – in grandi città come Parigi, Lione, Marsiglia e Montpellier ogni operatore ha il suo piano, tenendo conto che lo switch over dal rame alla fibra non è un obbligo. Anche in Italia in alcune grandi città gli economics potrebbero giustificare la presenza di diverse reti. Ma più ci si allontana dalle città densamente popolate, più lungo è il ritorno sugli investimenti e maggiore il rischio d’impresa”.
Rispetto al mercato francese, in Italia il ruolo di operatore alternativo ricoperto da Free e Sfr è appannaggio esclusivo di Metroweb. Gli Olo italiani non hanno piani di sviluppo di infrastruttura passiva in fibra propria, prevedendo di acquistarla in modalità wholesale da Metroweb o da Telecom Italia. “E’ evidente che dal punto di vista delle economie di scala e del contenimento dei costi avere una rete unica conviene – aggiunge Campanini – a patto che vengano garantite le condizioni di massima trasparenza dei costi e i principi di eguaglianza tra operatori. Anche il prezzo medio della fibra per i clienti ne trarrebbe dei benefici”.
Ma come si evolverà la domanda di servizi a banda ultra larga? “Nel settore Tlc storicamente la domanda evolve con il crescere dell’offerta – dice Campanini – agli albori della telefonia mobile, si stimava una domanda massima di 4-5 milioni di telefonini, oggi in Italia ce ne sono 100 milioni. Idem nel mercato della larga banda, dove oggi abbiamo più di 13 milioni di connessioni”. Alcuni clienti residenziali sono disposti a spendere di più per la larghissima banda a 100 Mbps, in particolare quel 30-35% di consumatori ‘bandwidth hungry’ (affamati di banda), mentre un 65-70% si accontenterebbe dell’Adsl a 8/24 Mbps.
Ma le cose possono cambiare. In particolare con la diffusione sul mercato della televisione ad altissima definizione (Very High Definition tv). “Il full 3D in ogni televisore, nuovi servizi televisivi sempre più ricchi di funzioni, la diffusione di massa della Connected TV basata su concetti nuovi di touchscreen e la cresciti della pentrazione del multiscreen nelle famiglie (tv, pc, tablet, samrtphones) aumenterà la domanda di banda – precisa Campanini – la Samsung e la Apple Tv, con l’iPhone al posto del telecomando e la voice recognition, consentiranno di scaricare sempre più contenuti, video e file sharing, sul televisore e il video sul pc potrà anche essere superato. Il modo di fruire la tv cambierà gradualmente, ma quando la larghissima banda offrirà qualcosa di completamente diverso rispetto a satellite, digitale terrestre e Internet allora la domanda decollerà”.