Per la portata dell’impatto sull’umanità le malattie infettive, come il Covid-19, sono il rischio numero uno nell’anno in corso. A quasi un anno dallo scoppio della pandemia non stupisce il dato messo in evidenza dall’ultimo studio del World economic forum (Wef) intitolato The Global Risks Report 2021. Si tratta della 16ma edizione di un’analisi condotta annualmente dal Wef. In base alla gravità dell’impatto, il secondo maggior rischio è l’emergenza climatica e il terzo sono le armi di distruzione di massa; il tilt delle infrastrutture It è al decimo posto.
Se si considerano, tuttavia, i rischi globali del 2021 per probabilità la classifica cambia, riservando un posto anche alle diseguaglianze digitali tra cui può e chi non può accedere alle piattaforme e ai servizi online. Questo gap verrà esasperato dalla crisi economica innescata dal Covid-19.
“Un digital gap che si allarga sempre di più rischia di peggiorare le fratture sociali e minare le prospettive di una ripresa inclusiva”, si legge nello studio. “Il progresso verso l’inclusività digitale è minacciato dalla crescente dipendenza digitale, dalla rapida diffusione dell’automazione, dalla soppressione e manipolazione delle informazioni, dalle falle nella regolamentazione tecnologica e dai gap nelle capacità e competenze tecnologiche“.
Il podio dei rischi più probabili è tristemente assegnato alle condizioni climatiche estreme, al fallimento delle politiche dei governi per contenere il riscaldamento globale e ai danni arrecati dalle attività umane all’ambiente. Le malattie infettive compaiono al quarto posto. Al sesto compare il rischio di accentramento del potere digitale nelle mani di pochi, al settimo troviamo la “disuguaglianza digitale”, al nono il successo degli attacchi alla cybersicurezza.
Minaccia alla digitalizzazione
“I costi immediati in termini di vite umane e di impatto sulle economie del Covid-19 sono gravi”, si legge nel report. “Minacciano di portarci indietro di anni dopo i tanti progressi fatti per ridurre la povertà e la diseguaglianza nel mondo e rischiano di deteriorare ulteriormente la coesione sociale e la cooperazione globale”.
Per questo le malattie infettive sono in cima alla lista per gli impatti che producono. Il Covid-19 ha ucciso milioni di persone nel mondo, fermato lo sviluppo economico soprattutto dei Paesi più poveri, allargato i gap sociali e digitali. Il Wef ha lanciato già 15 anni fa l’allarme sui rischi legati a una pandemia, ma gli Stati non hanno agito in modo da attrezzarsi per far fronte a questa evenienza, afferma il report. Ora gli effetti rischiano di pesare sul mondo delle imprese, del lavoro e sulle giovani generazioni alle prese con la crisi economica.
L’istituto di Ginevra sottolinea come il Covid-19 abbia creato difficoltà finanziarie, ma anche rallentato il processo di digitalizzazione di molte imprese. Il rischio è che escano dal mercato, con impatti severi sulla forza lavoro. Le disparità economiche si allargherebbero ulteriormente causando un’ulteriore “frammentazione della società”.
Il timore di un hitech “fuori controllo”
In base alle informazioni raccolte all’interno del gruppo dei Global Shapers –la rete dei giovani del Wef – le minacce di breve termine (nei prossimi due anni) sono per il Wef le malattie infettive, l’impoverimento delle persone causato dalla crisi economica, la digital inequality e la perdita di entusiasmo da parte delle giovani generazioni.
Nel medio termine (tre-cinque anni) i rischi maggiori sono rappresentati dal crollo dei prezzi di alcuni asset, dalle interruzioni nel funzionamento delle infrastrutture It, dall’instabilità dei prezzi e dalle crisi del debito.
Nel lungo termine, si temono gli impatti delle armi di distruzione di massa, del collasso di alcuni Stati, della perdita di biodiversità e degli effetti avversi degli avanzamenti tecnologici, per esempio l’AI.
Come contrastare i rischi
Il report del Wef apre anche a uno spiraglio di ottimismo nell’indicare quali sono le lezioni positive apprese dalla gestione della pandemia nelle diverse nazioni. Imparare dall’emergenza aiuterà ad accrescere la resilienza globale.
Tra gli elementi positivi ci sono la formulazione di framework analitici, che sfruttano i Big data per reagire in modo più veloce e efficace alle minacce. Un valore è rappresentato anche dalle alleanze tra soggetti diversi ma ugualmente coinvolti dai rischi globali e ancora dalla comunicazione chiara e coerente verso tutti i portatori di interesse, tra cui il pubblico, per costruire la “fiducia” e la reputazione di imprese e governi.
Davanti ai rischi, conclude il report, i Paesi devono imparare ad agire, non semplicemente reagire, muovendosi d’anticipo. I dati e i principi messi in evidenza nello studio del Wef saranno discussi nel prossimo forum di Davos (virtuale) in modo da formulare politiche e alleanze concrete.