Netflix continua a crescere. La piattaforma di video streaming è arrivata a 204 milioni di abbonati a livello globale, con ricavi per l’ultimo trimestre 2020 superiori alle attese, performance non raggiunta invece sul fronte degli utili. Il prolungarsi dell’emergenza sanitaria ha fatto sì che i sottoscrittori del servizio crescessero di 8,5 milioni di unità contro i 6,47 milioni previsti. Di conseguenza, le azioni di Netflix a Wall Street sono aumentate di quasi il 10%.
Il cambio di passo di Netflix
Stando a quanto riportato dal documento di sintesi della trimestrale, il servizio offerto da Netflix ha registrato ricavi per 6,64 miliardi di dollari, superando le previsioni di Wall Street, che si aspettava revenue per 6,63 miliardi di dollari. L’utile si attesta a 1,19 dollari per azione, in calo, a 542 milioni di dollari. Gli analisti intervistati da Zacks Investment Research prevedevano invece un margine di 1,38 dollari per azione. La buona notizia che ha galvanizzato i mercati è che Netflix ha smesso di ‘bruciare’ denaro lo scorso anno, sia perché le restrizioni imposte durante l’emergenza sanitaria hanno ridotto la produzione della programmazione, sia in ossequio alla nuova impostazione strategica. La società ha anche fatto sapere che avrebbe preso in considerazione la possibilità di riacquistare azioni per la prima volta dal 2011. Dopo quasi un decennio di prestiti di 15 miliardi per finanziare i contenuti originali, Netflix ha dichiarato di prevedere un flusso di cassa positivo dopo il 2021: quindi non sarebbero più stati necessari finanziamenti esterni per le sue operazioni. Di fatto, nel corso del 2020 il gruppo ha guadagnato 37 milioni di abbonati spendendo per la produzione di contenuti molto meno del solito. D’altra parte, la capitalizzazione di Netflix oggi ha raggiunto i 220 miliardi di dollari, contro gli 11,5 miliardi del gennaio 2011. Si tratta di una strategia che, al netto dell’emergenza coronavirus, era già stata pianificata da tempo.
“Intendiamo essere un’azienda autonoma dal punto di vista finanziario molto più grande e molto più redditizia nel tempo”, aveva affermato il co-Ceo e fondatore Reed Hastings durante la teleconferenza sugli utili del primo trimestre 2019 di Netflix. “Questo è il percorso che stiamo percorrendo. Ci impegniamo a migliorare in modo significativo il nostro profilo di flusso di cassa, a partire dal 2020 e poi ogni anno in seguito”.
Bisogna ora capire come gli investitori risponderanno al cambiamento dello storytelling di Netflix, anche perché, contemporaneamente, sta cambiando anche quello di Disney, nuovo rivale della società sul fronte dei contenuti in streaming.
Verso la coesistenza con il rivale Disney?
Disney ha temporaneamente sospeso il suo dividendo lo scorso per fare ciò che ha fatto Netflix fino a pochissimo tempo fa: concentrare risorse finanziare per potenziare le sue operazioni sullo streaming. Disney prevede di lanciare dozzine di film e serie di Star Wars, Marvel e Pixar nei prossimi anni per il suo servizio di punta, Disney +, che ha guadagnato più di 86 milioni di abbonati in un anno. Le previsioni per il futuro parlano di un numero di utenti compresi tra i 230 e i 260 milioni entro il 2024.
“È davvero impressionante quello che ha fatto la Disney”, ha commentato Hastings. “È una mossa incredibile per un incumbent, e dimostra che i clienti sono disposti e interessati a pagare per più contenuti perché hanno fame di storie fantastiche. E la Disney ha grandi storie”.
Ma mentre Hastings si riferisce ancora alla Disney come all’incumbent, gli investitori vedono un’immagine diversa. C’è un motivo preciso per cui le azioni Disney hanno guadagnato oltre il 2% dopo la pubblicazione dei risultati Netflix: gli investitori non vedono una vera battaglia tra Disney contro Netflix. Capiscono che Disney vuole essere come Netflix e attualmente nel mercato c’è spazio per entrambi.