Stop all’abuso dei lavoratori da parte delle piattaforme. L’appello è lanciato dalla Confederazione dei sindacati Ue (Etuc) alla Commissione europea.
“La Commissione Ue porti avanti un’iniziativa che metta fine, in ogni Stato membro, all’abuso dei lavoratori da parte delle piattaforme, attraverso il falso lavoro autonomo”, dice il segretario della Etuc Ludovic Voet, commentando recenti sentenze sui diritti di riders e autisti di Deliveroo e Uber, in Italia Spagna e Belgio.
In Italia, il tribunale di Bologna, con una sentenza lo scorso dicembre, ha riconosciuto come discriminatorio l’algoritmo di Deliveroo, che limitava l’accesso ai turni di lavoro ai riders che avevano preso congedi per malattia o scioperi. Mentre in Spagna, Deliveroo dovrà versare 1,3 milioni di euro di contributi sociali, dopo che il tribunale di Barcellona ha stabilito che 749 riders di Deliveroo erano falsi lavoratori autonomi. Il Governo belga, invece, ha riscontrato che le condizioni di lavoro di un autista di Uber sono incompatibili con lo status di lavoratore autonomo.
“Sebbene queste sentenze creino un precedente legale importante, garantiscono però giustizia solo a individui o piccoli gruppi di lavoratori e lasciano le aziende libere di continuare a sfruttare milioni di altri – spiega Voet – Questo è il motivo per cui abbiamo urgentemente bisogno che la Commissione europea porti avanti un’iniziativa che metta finalmente fine in ogni Stato membro all’abuso dei lavoratori da parte delle piattaforme attraverso il falso lavoro autonomo”.
Le mosse dell’Europa
Il 24 febbraio la Commissione lancerà una consultazione sul miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme ma già lo scorso ottobre ha pubblicato una proposta di direttiva sul salario minimo che stabilisce un quadro legale uniforme fatto di norme minime nell’Unione Europea, nel rispetto delle competenze degli Stati membri e dell’autonomia delle parti sociali nella contrattazione.
L’orientamento della Commissione è “adeguare” i salari minimi esistenti e “garantire che i livelli” in vigore “non siano troppo bassi, perché i salari minimi in certi Stati membri rendono la vita impossibile. In questo momento la direttiva “è un segnale politico e sociale importante”, ha spiegato Nicolas Schmidt, il commissario Ue per il Lavoro.
Il testo dunque non fissa un salario minimo obbligatorio per raggiungere il 60% del salario mediano lordo, né armonizza le misure esistenti in 21 paesi membri su 27.
La proposta di direttiva prevede anche attività di monitoraggio con una serie di azioni tra le quali c’è l’invito a garantire il rispetto delle retribuzioni fissate nei contratti collettivi negli appalti e nei subappalti.
Intanto anche il Parlamento Ue scende in campo. Gli eurodeputati della commissione Lavoro del Parlamento Ue chiedono all’esecutivo comunitario e agli stati membri di affrontare e prendere di petto la crescente povertà lavorativa (In-work poverty), adottando un rapporto sul tema, con 29 sì, due contrari e 21 astensioni.
Secondo Strasburgo la proposta della Commissione di varare una direttiva Ue su un salario minimo adeguato è un passo importante per garantire che tutti possano guadagnarsi da vivere del proprio lavoro e partecipare alla società, precisa il testo.
Ma gli europarlamentari chiedono che la direttiva Ue sul salario minimo garantisca che gli stipendi siano al di sopra della soglia di povertà, ma anche pari condizioni di lavoro ai dipendenti delle piattaforme online. Gli eurodeputati esortano la Commissione Ue ad includere nella sua proposta sui dipendenti delle piattaforme, l’applicazione delle leggi esistenti e le norme sulla sicurezza sociale anche a questa categoria di lavoratori.
Oggi nell’Unione Europea quasi il 10% dei lavoratori vive in povertà. Secondo una valutazione sull’impatto della direttiva proposta da Bruxelles, una tutela superiore del salario minimo potrebbe portare a una riduzione della povertà lavorativa e delle diseguaglianze retributive di oltre il 10% e alla riduzione delle differenze salariali tra uomini e donne del 5% in più.