CONCORRENZA

Fintech, affondo antitrust in Cina. Ant Group a rischio “spezzatino”

I gruppi del payment online, compreso WeChat, sotto la lente delle autorità di Pechino. La banca centrale è pronta ad agire contro le “concentrazioni di mercato”

Pubblicato il 20 Gen 2021

Cina antitrust

Non si ferma l’affondo dell’Antitrust cinese sui colossi dei pagamenti online che ha colpito soprattutto Alibaba e la sua controllata del fintech Ant Group. La banca centrale della Cina ha infatti proposto nuove norme per limitare la concentrazione di mercato nell’online payment, riporta Bloomberg.

Queste misure rappresentano un netto inasprimento delle politiche con cui Pechino sta cercando di controllare i colossi dell’industria dei pagamenti online e colpiranno un altro colosso tecnologico, Tencent, il maggior concorrente di Ant Group. I servizi di Ant e Tencent sono diffusi in tutta la Cina e contano complessivamente 1 miliardo di utenti per le loro app mobili (rispettivamente Alipay e WeChat) che hanno trasformato il modo di fare shopping online.

Guerra ai “monopoli”

In base alla prima bozza, un’azienda dei pagamenti che non è una banca tradizionale e che controlla la metà del mercato delle transazioni online oppure due aziende che insieme arrivano a due terzi di market share possono andare incontro a indagini antitrust. Se le indagini confermeranno che si è in effetti in presenza di un monopolio, la banca centrale può suggerire al governo di imporre misure restrittive compreso lo scorporo delle attività in base alla tipologia di business.

Le società che hanno già delle licenze per operare sul mercato dei pagamenti potranno godere di un anno di tempo per adeguarsi alle nuove norme prima che scatti l’indagine antitrust.

La banca centrale cinese ha anche indicato l’intenzione di sottoporre a una ferrata vigilanza le aziende del settore del pagamento online e le loro transazione con i partner affiliati. Sotto la lente finirà ogni modifica nell’azionariato o nella proprietà e management di queste aziende.

Il blocco dell’Ipo di Ant Group

Lo scorso novembre i regolatori cinesi hanno fermato l’Ipo di Ant a Shanghai e a Hong Kong – una quotazione record da 37 miliardi di dollari – ad appena due giorni dal debutto in Borsa. A bloccare la quotazione è stata la “doppia natura” di Ant. Il gruppo si presenta come azienda tecnologica, ma i regolatori cinesi si preoccupano per il peso dell’attività di erogazione di crediti che Ant conduce, all’interno di un impero dalle molteplici divisioni, e che ha contribuito a quasi il 40% dei ricavi del gruppo nella prima metà dell’anno. Per le autorità della Cina Ant non è solo una tech company, ma una banca. E le regole che deve seguire per quotarsi sono ben diverse, soprattutto ora che i regolatori hanno deciso una “stretta” sulle società dei prestiti online.

La strada dell’Ipo è talmente in salita che Ant potrebbe tentare di scorporare la maggior parte delle attività legate alla finanza online (come il consumer lending) pur di placare i timori  dell’Antitrust e della Banca centrale cinese. Le attività finanziarie sarebbero riunite in una holding company regolata come le tradizionali banche e società finanziarie.

Le nuove regole antitrust

Le autorità hanno già pubblicato la bozza delle nuove regole antitrust della Cina che evidenziano la “linea dura” che Pechino ha deciso di adottare nei confronti dei suoi giganti dell’hitech.

Come ha indicato la State administration for market regulation, l’obiettivo delle nuove regole è impedire che un singolo gruppo domini un mercato o adotti metodi che bloccano di fatto lo sviluppo di un’efficace concorrenza. La preoccupazione di Pechino è che il veloce sviluppo dell’economia online sia rallentato o danneggiato dalla presenza di colossi dominanti.

A fine dicembre Pechino ha aperto un’indagine antitrust contro l’impero finanziario e commerciale di Alibaba. L’inchiesta riguarda il predominio non solo sul mercato dell’e-commerce ma anche su quello dei servizi di pagamento. La banca centrale cinese ha chiesto a Ant Group una revisione delle attività di prestiti ai privati e altre operazioni finanziarie per la clientela consumer.

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