L’Autorità garante per la protezione dei dati personali apre un fascicolo su Facebook e Instagram. La decisione a tutela dei minori sui social arriva dopo che nei giorni scorsi l’authority aveva disposto il blocco di TikTok a seguito del caso di una ragazzina di 10 anni morta a Palermo dopo aver partecipato al “Black out challenge”, una prova di soffocamento estremo su TikTok, su cui la Procura di Palermo ha aperto due inchieste.
A indurre il Garante a estendere la propria indagine anche su altre piattaforme è stato il fatto che nei giorni scorsi alcuni articoli di stampa abbiano riportato la notizia che la minore di Palermo avrebbe avuto diversi profili aperti sui due social network. “L’Autorità ha dunque chiesto a Facebook, che controlla anche Instagram, di fornire una serie di informazioni – si legge in una nota del Garante – a partire da quanti e quali profili avesse la minore e, qualora questa circostanza venisse confermata, su come sia stato possibile, per una minore di 10 anni, iscriversi alle due piattaforme”.
Oltre a questo l’authority ha chiesto a Facebook e Instagram “soprattutto di fornire precise indicazioni sulle modalità di iscrizione ai due social e sulle verifiche dell’età dell’utente adottate per controllare il rispetto dell’età minima di iscrizione”
Ora i due social avranno 15 giorni di tempo per far pervenire le proprie risposte al Garante, che nel frattempo ha annunciato di voler estendere le verifiche anche ad altri social, “in particolare riguardo alle modalità di accesso alle piattaforme da parte dei minori”.
A stretto giro è arrivata la replica di un portavoce di Facebook: “In questo tragico momento – afferma – le nostre più sentite condoglianze vanno alla famiglia della bambina. Sicurezza e privacy sono le più grandi priorità per Facebook e Instagram. Collaboreremo pienamente con l’Autorità Garante per la privacy”
Già a dicembre il Garante aveva contestato a Tik Tok una serie di violazioni: scarsa attenzione alla tutela dei minori, facilità con la quale è aggirabile il divieto, previsto dalla stessa piattaforma, di iscriversi per i minori sotto i 13 anni, poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti, uso di impostazioni predefinite non rispettose della privacy.
Sul caso era intervenuta nei giorni scorsi anche la ministra dell’Innovazione Paola Pisano. “Lo strumento tecnologico per verificare l’età dei giovani e delle giovani sulle piattaforme di social network esiste e tra i tecnici si chiama “age verification”. Può e deve essere applicato in modo tale da non permettere ad alcun bambino o bambina di poter superare questo limite – aveva detto – Il mondo di Internet è deve essere uno spazio di libertà. Ma non della libertà di permettere che siano danneggiati soggetti deboli, quali sono i minori, creando sofferenze e permettendo ingiustizie gravi e in troppo casi irreversibili”.