“Tutelare la vita privata è nel Dna dell’Europa: la Giornata della protezione dei dati personali di quest’anno, che si celebra il 28 gennaio, segna il 40° anniversario della “Convenzione 108″ del Consiglio d’Europa, l’unico trattato internazionale sulla tutela della vita privata. Le norme europee sulla protezione dei dati sono ora diventate il modello di riferimento seguito diffusamente nel mondo”. Lo hanno dichiarato, in vista della Giornata della protezione dei dati personali, Věra Jourová, vice presidente per i Valori e la trasparenza, e Didier Reynders, commissario per la Giustizia.
“Durante la pandemia di coronavirus abbiamo potuto apprezzare ancor più del solito quanto sia importante un regime di protezione dei dati efficiente – spiegano i commissari – Nuove soluzioni digitali quali le app di tracciamento possono funzionare solo se le persone si sentono tutelate adeguatamente e possono essere certe che i loro dati non saranno utilizzati impropriamente. Il regolamento generale sulla protezione dei dati è un passo importante verso l’approccio antropocentrico dell’Europa alle tecnologie digitali; esso sostiene e responsabilizza i cittadini”.
“La circolazione libera e sicura dei dati è essenziale anche per la continuità di funzionamento delle amministrazioni pubbliche e delle imprese durante la pandemia. La tutela della vita privata e una facile circolazione dei dati personali devono procedere di pari passo”, hanno aggiunto.
Grazie al suo innovativo regime di protezione dei dati, sottolineano, “l’Ue si trova in una posizione che le permette di promuovere flussi di dati sicuri e affidabili su scala mondiale. A tal fine la Commissione potenzierà la cooperazione con i partner che condividono i suoi stessi valori a livello bilaterale e multilaterale, sfruttando la crescente tendenza verso livelli più alti di norme in materia di tutela della vita privata. Con la decisione sullo scudo Ue-Usa per la privacy nella causa Schrems II a luglio 2020 la Corte ha confermato che, anche quando escono dai confini europei, i dati personali devono rimanere al sicuro”.
“La collaborazione con le nostre controparti nella nuova amministrazione statunitense rappresenta una priorità al fine di garantire la tutela dei dati personali trasferiti oltre oceano nel pieno rispetto della decisione della Corte. Siamo a un passo dal finalizzare i colloqui sull’adeguatezza con la Corea del Sud e siamo impegnati in dialoghi di adeguatezza con diversi altri partner internazionali. Contribuiamo attivamente al lavoro di organizzazioni internazionali quali l’Ocse volto a elaborare norme e protezioni globali per l’accesso delle pubbliche amministrazioni ai dati personali, fattore sempre più importante per i flussi di dati”, hanno sottolineato.
Jourova e Reynders hanno anche sottolineato: “Stiamo collaborando con le autorità per la protezione dei dati europee per garantire un’applicazione rigorosa delle nostre norme. Severe norme sulla protezione dei dati sono parte della soluzione per affrontare la pandemia. Tali norme ci torneranno utili via via che aumenterà l’accelerazione della transizione verso società ed economie basate sui dati. I cittadini europei possono stare tranquilli: nell’Ue i dati personali appartengono ai legittimi proprietari”.
Le linee guida del Consiglio Ue sul riconoscimento facciale
La sfida delle neuroscienze
“Siamo quindi di fronte a una nuova antropologia, che esige una più profonda ed effettiva difesa della dignità dal rischio di un riduzionismo, non semplicemente biologico ma neurologico, capace di annullare conquiste di libertà ormai talmente risalenti e consolidate da essere ritenute di fatto acquisite”.
In Italia i social nel mirino del Garante
Fari puntati dell’Autorità italia sui maggiori social network.
L’Autorità garante per la protezione dei dati personali apre un fascicolo su Facebook e Instagram. La decisione a tutela dei minori sui social arriva dopo che nei giorni scorsi l’authority aveva disposto il blocco di TikTok a seguito del caso di una ragazzina di 10 anni morta a Palermo dopo aver partecipato al “Black out challenge”, una prova di soffocamento estremo su TikTok, su cui la Procura di Palermo ha aperto due inchieste.
A indurre il Garante a estendere la propria indagine anche su altre piattaforme è stato il fatto che nei giorni scorsi alcuni articoli di stampa abbiano riportato la notizia che la minore di Palermo avrebbe avuto diversi profili aperti sui due social network. “L’Autorità ha dunque chiesto a Facebook, che controlla anche Instagram, di fornire una serie di informazioni – si legge in una nota del Garante – a partire da quanti e quali profili avesse la minore e, qualora questa circostanza venisse confermata, su come sia stato possibile, per una minore di 10 anni, iscriversi alle due piattaforme”.
Oltre a questo l’authority ha chiesto a Facebook e Instagram “soprattutto di fornire precise indicazioni sulle modalità di iscrizione ai due social e sulle verifiche dell’età dell’utente adottate per controllare il rispetto dell’età minima di iscrizione”
Ora i due social avranno 15 giorni di tempo per far pervenire le proprie risposte al Garante, che nel frattempo ha annunciato di voler estendere le verifiche anche ad altri social, “in particolare riguardo alle modalità di accesso alle piattaforme da parte dei minori”.
Intanto TikTok, finita nel mirino dopo la morte a Palermo della bambina di 10 anni, fa sapere di aver “comunicato al Garante della Privacy delle linee d’azione in risposta alle preoccupazioni sollevate, che prendiamo con la massima serietà”.
“In TikTok la sicurezza della nostra community, in particolare degli utenti più giovani, – sottolinea il social – è la nostra priorità. Mettiamo a disposizione degli adolescenti e delle loro famiglie solidi controlli di sicurezza e risorse sulla nostra piattaforma e aggiorniamo regolarmente le nostre policy e misure di protezione come parte del nostro continuo impegno nei confronti della nostra community”.
Dal caso social e minori prende spunto la riflessione di Nicola Bernanrdi, presimdete di Federprivacy. Nelle sue considerazioni, in occasione della Giornata europea. Bernardi sottolinea che “tutelare la privacy delle persone significa proteggerle”, e questo vale specialmente per i soggetti più vulnerabili come i minori online, plaudendo all’operato dell’Autorità Garante, che a seguito dei recenti fatti di cronaca riguardanti il caso della bambina di Palermo “sta coraggiosamente conducendo accertamenti nei confronti di noti social come Tik Tok, Instagram, e Facebook”.
Il presidente di Federprivacy osserva inoltre che negli ultimi anni gli scenari sono rapidamente cambiati, e “lo sfruttamento indiscriminato dei dati personali ha generato la diffidenza degli utenti nei confronti di internet”, e perciò le aziende che vogliono cogliere le opportunità del mercato digitale devono rivedere le loro strategie di business finora concentrate nella monetizzazione del valore dei dati personali, e puntare invece su etica e trasparenza per riguadagnare la fiducia degli utenti.
Se fino a poco tempo fa si affermava che “i dati personali sono il nuovo petrolio – afferma Bernardi – occorre aggiustare il tiro, perché adesso è la privacy come valore la nuova fonte di ricchezza per le aziende che la rispettano”. Non basta quindi rispettare le regole del Gdpr per evitare sanzioni, ma le imprese digitali devono quindi mettere l’utente al primo posto.