Spid per monitorare i minori sui social network. È questo il fulcro delle linee guida elaborate da Agid, su impulso della ministra dell’Innovazione Paola Pisano, ora al vaglio del Garante Privacy a cui è stato chiesto un parere.
Secondo la proposta, sarà il genitore a fare richiesta di rilascio Spid per il minore, entrando con il proprio pin nel sito dell’identity provider, dove dichiarerà di essere il padre o la madre del minore di cui fornisce i dati. A quel punto il gestore consegnerà al genitore in insieme di codici con cui il minore potrà accedere al servizio. Si tratterà dunque di una identità digitale anonima.
Il caso TikTok
L’utilizzo di Spid per registrarsi ai social è una proposta di cui si è iniziato a discutere all’indomani del caso della ragazzina di 10 anni morta a Palermo dopo aver partecipato al “Black out challenge”, una prova di soffocamento estremo su TikTok. Sulla possibilità di fare ricorso all’identità digitale era intervenuta, oltre a Pisano, anche la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: “Collegare l’iscrizione all’identità digitale Spid è una buona idea”, spiegava.
Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto nelle scorse settimane, nei confronti di Tik Tok, il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica.
Il Garante già a dicembre aveva contestato a Tik Tok una serie di violazioni: scarsa attenzione alla tutela dei minori; facilità con la quale è aggirabile il divieto, previsto dalla stessa piattaforma, di iscriversi per i minori sotto i 13 anni; poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti; uso di impostazioni predefinite non rispettose della privacy.
“In attesa di ricevere il riscontro richiesto con l’atto di contestazione, l’Autorità ha deciso comunque l’ulteriore intervento odierno al fine di assicurare immediata tutela ai minori iscritti al social network presenti in Italia – spiegava una nota – L’Autorità ha dunque vietato a Tik Tok l’ulteriore trattamento dei dati degli utenti ‘per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età e, conseguentemente, del rispetto delle disposizioni collegate al requisito anagrafico’”.
Il divieto durerà per il momento fino al 15 febbraio, data entro la quale il Garante si è riservato ulteriori valutazioni.
Successivamente l’Autorità ha aperto anche un fascicolo su Facebook e Instagram.
Il Garante ha esteso la propria indagine anche ad altre piattaforme dopo che alcuni media hanno riportato la notizia che la minore di Palermo avrebbe avuto diversi profili aperti sui due social network. “L’Autorità ha dunque chiesto a Facebook, che controlla anche Instagram, di fornire una serie di informazioni – si leggeva in una nota del Garante – a partire da quanti e quali profili avesse la minore e, qualora questa circostanza venisse confermata, su come sia stato possibile, per una minore di 10 anni, iscriversi alle due piattaforme”.
Oltre a questo l’authority ha chiesto a Facebook e Instagram “soprattutto di fornire precise indicazioni sulle modalità di iscrizione ai due social e sulle verifiche dell’età dell’utente adottate per controllare il rispetto dell’età minima di iscrizione”.
Ora i due social avranno 15 giorni di tempo per far pervenire le proprie risposte al Garante, che nel frattempo ha annunciato di voler estendere le verifiche anche ad altri social, “in particolare riguardo alle modalità di accesso alle piattaforme da parte dei minori”.