Business tower sempre più alte, sempre più ecologiche ma… poco o mal coperte dal 4G. Questo è quanto rilevato da HubOne, la filiale di telecomunicazioni del gruppo Aéroports de Paris, in un nuovo studio analizza nel dettaglio le modalità con cui le aziende stanno riqualificando i propri spazi grazie al telelavoro.
Secondo Hub One, tre quarti delle torri in Francia (74%) hanno una copertura 4G mediocre o quasi inesistente per usi web e videoconferenza. Un dato che sale addirittura al 95% per le torri ad alta qualità ambientale (Hqe) per via dei materiali più isolanti, che bloccano il segnale dalle antenne degli operatori situati nelle vicinanze.
HubOne ha analizzato la copertura mobile di 61 torri alte oltre 100 metri, tra cui quelle del distretto parigino de La Défense. E paradossalmente proprio queste, e non le zone rurali, si sarebbero rivelate “le ultime zone bianche” della copertura mobile in Francia.
Nelle aree rurali la situazione migliore, oggi e in futuro
Dieci anni dopo il lancio, i cantieri del 4G sono ormai terminati. Orange, Sfr, Bouygnes Telecom e Free coprono ormai tra il 97 e il 99% della popolazione francese, secondo il regolateur Arcep. A disposizione hanno avuto tre anni per trasferire sul 4G le loro antenne 2G e 3G, come previsto dal contratto “New deal” siglato con lo Stato nel 2018. Risultato: nelle zone rurali la velocità della rete si è raddoppiata in un anno. E nel quadro del 5G che sta per essere lanciato in molte città, gli operatori hanno preso un nuovo impegno: offrire 240 megabit al secondo di velocità sul 75% dei loro siti dal 2022. In altre parole, cinque volte in più della media attuale.
Nonostante ciò, la cosa non darà vantaggi alle torri per uffici, dove il segnale resterà debole, a volte assente, per varie ragioni: vicinanza di stabili che possono fare da ostacolo, densità di popolazione elevata che satura le reti nelle ore di punta, etc. Ma è soprattutto l’uso di materiali molto isolanti che riducono anche di cento (a volte mille) volte il segnale fra l’interno e l’esterno della torre, secondo HubOne.
La possibile soluzione? Antenne distribuite, ma sono costose
Paradossalmente, la situazione non è destinata a migliorare con il 5G. Gli operatori hanno appena speso 3 miliardi di euro per acquisire nuove frequenze: queste decuplicheranno la velocità di connessione, ma penetreranno in modo decisamente peggiore negli stabilimenti rispetto al 4G. Gli operatori non negano il problema, anzi. E sanno che alcune soluzioni esistono. Ad esempio l’installazione delle cosiddette reti di antenne distribuite (Das), piccole infrastrutture che possono diffondere il segnale all’interno dei locali, ma che tuttavia restano strumenti molto cari. Un loro utilizzo implicherebbe che gli operatori accettino di attuarne una commercializzazione a un prezzo ragionevole, ma si tratta di un’operazione che non sarà facile realizzare.