La multa da 5 miliardi di dollari che Facebook ha pagato negli Stati Uniti per chiudere il caso Cambridge Analytica potrebbe essere stata esorbitante, superiore di 4,9 miliardi al massimo previsto dalla legge per le violazioni sui dati personali. Il sovrapprezzo sarebbe legato al fatto che l’accordo raggiunto con la Federal trade commission includeva la protezione del ceo Mark Zuckerberg dalle eventuali responsabilità penali.
È quanto ha riconosciuto un giudice della Court of Chancery del Delaware, dando ragione gli azionisti di Facebook e ordinando al Cda di fornire più dettagli sulla decisione di offrire tale cifra alla Federal trade commission (Ftc) per evitare la causa sul presunto abuso dei dati degli utenti americani della sua piattaforma e giustificare il prezzo pagato per tutelare Zuckerberg.
Il Cda dovrà giustificare l’accordo
Il vice cancelliere Joseph Slights della Court of Chancery ha deciso sulla base di un “white paper” preparato dallo studio Gibson Dunn che sta fornendo consulenza al Cda dell’azienda di Menlo Park. Gli avvocati sostengono che la multa massima che si prospettava per Facebook era di 104 milioni di dollari.
“I documenti finora prodotti non spiegano in alcun modo perché Facebook, per chiudere la causa, abbia dovuto pagare molto più della penalità massima prevista per la violazione (almeno apparente) contestata”, ha scritto Slights nella sentenza riportata da Reuters. Gli azionisti, ha proseguito, “hanno ragione nel chiedersi se le comunicazioni interne tra i fiduciari di Facebook possano far luce sulle motivazioni del board a questo riguardo”.
Col patteggiamento raggiunto da Facebook a luglio 2019 l’azienda ha evitato la causa per non aver protetto la privacy dei suoi utenti (violando un precedente accordo con la Ftc). Il social non ha mai ammesso alcuna colpevolezza.